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Burqa e occasione per fare gazzarra e inculcare xenofobia
Firenze, 17 Settembre 2010. Va di modi questi giorni, dopo che in Francia e' stata approvata una norma che vieta di andare in giro col burqa, fare a gara a chi vorrebbe proporre una legge simile, le cui caratteristiche e' importante che siano pene molto severe. In prima fila la Leganord che ha anticipato di aver gia' predisposto un testo di legge che sta per presentare alla Camera dei deputati: un anno di carcere e un'ammenda fino a 30.000 euro per chi costringe ad indossare il burqa.
Noi, che non amiamo donne e uomini mascherati, se non a carnevale, siamo perplessi. Cio' che viene proposto, infatti, non avrebbe nessun bisogno di esserlo, perche' sono norme e divieti che gia' esistono li' dove, per motivi di ordine pubblico, e' vietato andare in giro mascherati. La nostra perplessita' nasce dal fatto che si percepisce e si vede benissimo che, al di la' delle roboanti dichiarazioni dei promotori di queste leggi per la salvaguardia della dignita' delle donne, si tratta solo di un'occasione per rimarcare la propria xenofobia contro il diverso. Non bastava, per esempio, a fronte di diverse segnalazioni di non applicazione delle norme vigenti, interrogare il ministro degli Interni per chiedergli una maggiore vigilanza per l'osservanza della legge? Evidentemente no, perche' l'interrogazione avrebbe dovuto avere documentazione delle disattese applicazioni delle norme sul mascheramento del volto (quante saranno....) e si sarebbe limitata a chiedere che si applica
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legge nello spirito della stessa: non andare mascherati in giro per essere sempre riconoscibili e individuabili da parte dell'autorita' di polizia. E' inoltre evidente che la proposta di legge tende a creare un clima di odio e di caccia al burqa, magari con "squadre padane" che girano per le strade segnalando alla polizia i vari casi, di fatto militarizzando il territorio con un sorta di caccia al diverso inculcata ovunque, visto che le antenne delle squadre sicuramente si mettono piu' sull'allarme quando vedono gruppi di persone magari col velo o col chador.
Questa si chiama xenofobia e fomentazione all'odio razziale, anche se ben mascherata come salvezza della dignita' della donna e rispetto di tutte le religioni... tutte situazioni -ripetiamo- che sono gia' tutelate.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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