Lettere: Comitato educatori penitenziari; una "lettera aperta" al ministro Alfano e al Parlamento
Lettera alla Redazione, 19 luglio 2010
Il Comitato vincitori idonei del concorso per educatori penitenziari, basito per l'irragionevole e indegno atteggiamento tenuto dal Governo rispetto all'emergenza scoppiata ormai da tempo nelle nostre carceri causa di disagio e di morte di detenuti e di operatori penitenziari civili e militari, vuole segnalare altri due gravissimi fatti che stanno avvenendo in questo periodo e che continuano a perpetrare questo scempio sotto gli occhi di noi tutti.
È oramai dall'inizio della vigente legislatura che si parla di un certo Piano Carceri - ancora tutto da scoprire! - e di un ricorso massiccio alle misure alternative alla detenzione, ciò di cui però il Governo evita accuratamente di dire e di fare è un serio programma volto all'assunzione di un adeguato numero di educatori penitenziari nelle carceri italiane, grazie solo ai quali si possono porre in essere le opportune relazioni che consentono l'accesso alle misure alternative alla detenzione, e allo stesso tempo, per coloro che non possono usufruire di dette misure, l'educatore è la figura professionale preposta all'organizzazione e alla realizzazione di tutti quei percorsi rieducativi previsti dalla nostra Costituzione affinché l'esperienza carceraria diventi un proficuo momento di passaggio verso il futuro reinserimento sociale. In realtà nell'ormai lontano 2003 veniva indetto un concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di Educatore, Area C, posizione economica C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004.
Dopo ben quattro anni di procedura concorsuale, il 15 dicembre 2008 nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 23, veniva pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso. Conseguentemente,nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 12 del 30 giugno 2009 veniva avviata la procedura di assunzione soltanto dei primi 86 vincitori del suddetto concorso a cui seguirono altre 16 vincitori a causa delle rinunce avutesi, come da Bollettino Ufficiale n. 16 del 31 agosto 2009.
Infine, il 12 aprile del 2010 avveniva l'assunzione dell'ultima trance rimanente ovvero dei restanti 295 vincitori. In tale data, con qualche aggiunta successiva, sono emerse ben 45 rinunce tra i vincitori. Le 45 unità quindi rimaste scoperte immediatamente avrebbero potuto essere coperte tramite scorrimento della vigente graduatoria, ma, dopo la data del 24 maggio 2010,data in cui, tramite comunicazione scritta, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria invitava gli idonei utilmente collocati, a redigere in ordine di preferenza, un fax contenente le sedi rimaste vacanti dalle rinunce, non si hanno più notizie circa l'assunzione di questi 45 idonei per la quale gli uffici competenti al momento non danno una data né nessuna risposta in merito alle assunzioni.
Stando così le cose, ci chiediamo per quale motivo non si procede con il completamento dell'assunzione visto che per i 45 idonei non deve essere stanziato neanche un Euro in più rispetto a quanto già fatto in occasione dell'assunzione dei 295 vincitori suddetti dato che questi 45 idonei subentrano per rinuncia? Inoltre, neanche la paventata riduzione delle piante organiche o il blocco delle assunzioni può sortire effetto sulla mancata assunzione dei 45 educatori in attesa da ben sette anni, stando al fatto che il procedimento che li riguarda è un refuso di un iter già avvito avulso da tali situazioni di tagli, riduzioni, blocchi e chi più ne ha più ne metta? Perché questa importantissima forza lavoro (praticamente già compresa nel budget delle recenti assunzioni) non viene assunta immediatamente e utilizzata in un momento così tragico per le nostre carceri?
Non potendo, evidentemente, addurre motivazioni di ordine finanziario, qual è la spiegazione di cotanta vergognosa e indecorosa mancata assunzione dei 45 idonei? Quante altre morti, sofferenze, disagi, violenze, deprivazioni dovranno avvenire? Adesso basta con le chiacchiere, non si può più attendere, si assumano subito questi 45 educatori in attesa, soprattutto ora, momento in cui anche una sola unità di tale profilo professionale, visto il suo compito, rappresenta una preziosa risorsa, senza contare che secondo uno studio condotto di recente, nonostante queste ultime assunzioni, mancano ancora ben 609 educatori. Inoltre, in occasione del riesame del ddl 3290 bis sulla detenzione domiciliare alla Commissione Giustizia questo Comitato ritiene necessario svolgere alcune osservazione.
Un provvedimento importante come il ddl Alfano che vede quale punto centrale per la risoluzione del sovraffollamento carcerario la misura alternativa alla detenzione concessa, per i soggetti già detenuti, sulla base della relazione comportamentale dell'istituto, richiede, necessariamente, un adeguamento del personale dell'area deputata al trattamento, in quanto a fronte di una popolazione detenuta che ha ormai raggiunto quota 68.021 detenuti, la carenza di personale educativo rischierebbe di provocare una vera e propria implosione del sistema penitenziario.
L'elevatissimo numero di detenuti non ha un corrispondente aumento del numero degli educatori, cosicché il rapporto detenuti/educatori risulta sempre più alto, come emerso da uno studio condotto da Carcere Possibile Onlus, secondo cui, ad oggi il rapporto educatore/detenuto è di circa 1 a 1000 . Questa ormai insostenibile e inaccettabile discrasia comporta che ad ogni educatore spetta l'osservazione di un numero di reclusi troppo elevato con la conseguenza di poter dedicare una quantità di tempo ed attenzione via via inferiore ad ognuno di essi.
Il risultato è che non sempre è possibile per il personale portare a termine le relazioni osservative che costituiscono parte integrante del percorso carcerario dei singoli individui e che sono necessarie per potere inoltrare istanze di affidamento o richieste di detenzione domiciliare. Perciò c'è chi rimane in carcere per "l'insufficienza della documentazione prodotta".
Orbene, se già ora le relazioni giungono in ritardo non si comprende come possa riuscire il ddl Alfano, senza l'incremento di personale educativo, fare i conti con la realtà penitenziaria. Con queste cifre non sarà possibile attuare il ddl Alfano perché non si potrà rispondere tempestivamente alle incombenze del personale pedagogico interessato alla produzione delle relazioni comportamentali ex art. 1 comma 3.
L'incremento di unità di personale pedagogico è condizione imprescindibile per la concreta applicazione di quanto previsto nel ddl 3290bis. Pochi educatori significa: poche relazioni da inviare alla magistratura di sorveglianza, impossibilità di attuare il trattamento, inasprimento delle condizioni di detenzioni.
L'affermazione dell'Onorevole Caliendo di utilizzare i fondi stanziati in finanziaria, esclusivamente, per l'assunzione di duemila agenti di polizia penitenziaria è certamente degna di rispetto ma, appare insufficiente per fronteggiare la situazioni di invivibilità in cui versano le carceri italiane, affinché l'esperienza carceraria non assuma solo carattere custodiale e punitivo, come avviene ormai da troppo tempo vista la cronica carenza di educatori.
Il carcere non può solo "sorvegliare e punire" ma deve soprattutto rieducare. Valorizzando esclusivamente, l'aspetto custodiale della pena si rischia di violare il dettato dell'art. 27 della Costituzione e si rendere il carcere un momento di vita privo di qualsiasi carattere valoriale positivo e propositivo in vista del futuro ritorno nella società. In molti Istituti le attività trattamentali sono ridotte all'osso, i detenuti di conseguenza passano l'intera giornata nelle celle imprigionati in un tempo eterno.
Questo stato di immobilità delle attività trattamentali si ripercuote sulla vivibilità dell'intero sistema penitenziario contribuendo ad aumentare lo stato di frustrazione ed aggressività generato dalle pratiche deresponsabilizzanti e infantilizzanti che riducono all'impotenza.
Recenti studi sull'aggressività hanno evidenziato che la condizione psicologica di chi non fa niente si risolve nel puro e semplice aspettare con conseguente degrado psichico e aumento dello stato di frustrazione e la frustrazione genera aggressività.
Infatti, numerosissime sono state negli ultimi anni aggressioni ad agenti penitenziari (vedi Carcere di Genova, Porto Azzurro, Napoli Poggioreale, Palermo Ucciardone) e l'incremento del personale deputato al trattamento sarebbe d'aiuto agli agenti penitenziari in quanto rappresenterebbe un canalizzatore dell'aggressività.
Inoltre, questo Comitato ritiene che l'articolo aggiuntivo Schirru-Ferranti che esclude il Dap dalla riduzione della pianta organica e dal blocco delle assunzioni costituisce una vera e propria presa di coscienza dell'assunto secondo il quale non può esserci alcun miglioramento delle condizioni di detenzione senza l'incremento di personale educativo.
Per un sistema in crisi per il quale il Governo ha ritenuto di dover dichiarare lo stato di emergenza occorre prendere impegni seri e concreti ed invece fino ad ora il ddl Alfano corre il rischio di rimanere senza braccia per l'eliminazione di quegli articoli che rappresentano il collegamento norma-realtà, in quanto manca la copertura finanziaria.
Ed allora facciamo due conti e vediamo se quadra il bilancio: quanto costa un detenuto allo Stato? Ogni detenuto costa allo stato, giornalmente 112 euro. Le persone in carcere sono circa 70 mila, pertanto lo stato spende in media 8,5 milioni di euro al giorno.
In un'analisi di costi e benefici una riduzione della popolazione carceraria porterebbe, matematicamente, ad un considerevole risparmio di spesa pubblica . Inoltre, un programma di trattamento individualizzato che si conclude con l'espiazione della pena in misura alternativa previene la recidiva. Infatti l'ultima ricerca sul Rapporto Misure Alternative e Recidiva presentato al convegno del 19 marzo 2010 tenutosi a Roma evidenzia che solo il 14,6% delle persone che scontano la parte conclusiva della condanna in misura alternativa commette un nuovo reato contro il 67% di chi espia tutta la pena in carcere.
Ancora da studi effettuati emerge che il 75% dei detenuti che non hanno potuto effettuato un percorso riabilitativo o rieducativo torna a delinquere, la percentuale di recidiva si abbassa al 35% per chi ha potuto seguire un percorso formativo- riabilitativo. Ci e Vi domandiamo: Quanto risparmierebbe lo Stato nel medio e lungo termine se avesse il coraggio di investire sulla rieducazione?
Per i motivi suesposti, riteniamo che il Dap debba predisporre immediatamente l'assunzione dei 45 idonei suddetti ed il Governo debba predisporre celermente un piano straordinario di assunzioni di educatori penitenziari da attingersi dalla vigente graduatoria del concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area c, posizione economica c1, indetto con pdg 21 novembre 2003.
Una scelta in tal senso rappresenterebbe la chiave di volta per un chiaro e ben preciso impegno di responsabilità affinché la drammatica situazione che affligge il pianeta carcere possa finalmente essere affrontata in maniera seria ed efficace.
Avv. Anna Fasulo
Comitato vincitori e idonei concorso educatori penitenziari
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