Venerdi scorso 15 luglio si e' tenuta l'Assemblea annuale dei Soci di Assoedilizia.
Molti i temi affrontati dalla relazione del Consiglio Direttivo di Assoedilizia illustrata dal Presidente Achille Colombo Clerici ai Soci, all'annuale assemblea generale che, nel rinnovare le cariche sociali per il prossimo triennio, ha tra l'altro nominato due nuovi consiglieri nelle persone del dott. Giuseppe Luce e dell'ing. Camillo Paveri Fontana.
Al centro dell'attenzione i problemi del mercato immobiliare, della urbanistica e della fiscalita' comunale.
Su questo punto:
« La notizia che il bilancio del Comune di Milano presenta un disavanzo di ben 186 milioni preoccupa grandemente i cittadini milanesi ed in particolare i proprietari di immobili assoggettati ad ICI.
Questa imposta, che verrà sostituita dall'equivalente IMU a decorrere dal 2014, rappresenta il pilastro sul quale poggia e poggerà la fiscalità comunale.
L'esclusione dall'ICI dell'abitazione principale in proprietà, realizzata nella forma della esenzione diretta e non viceversa attraverso la detrazione dalle imposte erariali, ha provocato un serio calo degli introiti diretti per il bilancio comunale, che lo stato si è impegnato a ripianare, mediante trasferimenti compensativi.
Nella previsione di una progressiva contrazione dei trasferimenti in generale, il legislatore del federalismo fiscale municipale, peraltro, ha già introdotto in questo sistema un robusto incremento delle odierne aliquote ICI; portandole, con decorrenza sempre dal 2014, dall'attuale base del 5 per mille a quella del 7,6 elevabile fino al 10,6 per mille.
Non solo, ma ha altresì previsto altri canali di finanziamento, istituendo ex novo o dilatando una serie di imposte cui i comuni potrebbero ricorrere da subito in caso di bisogno.
Se, come pare di capire dalle dichiarazioni dell'assessore competente on. Tabacci, le entrate ordinarie non permettono di coprire le spese correnti, non poche preoccupazioni sorgono, in particolare per coloro che son tenuti a pagare l'ICI; i quali sono i veri finanziatori del bilancio comunale rappresentando però meno di un quarto dei cittadini di Milano.
Si pone anzitutto l'esigenza di una drastica riduzione delle spese del Comune, a cominciare da quelle straordinarie.
Ma sorge dunque anche l' esigenza impellente di chiamare al finanziamento del bilancio una più vasta platea di utilizzatori della generalità dei servizi comunali.
A cominciare da coloro che, con l'attuale meccanismo fiscale, i servizi li consumano stabilmente a Milano, ma li pagano ai comuni ove risiedono: alludiamo a pendolari e city users.
Il vero principio cardine sul quale basare il federalismo fiscale municipale dovrebbe esser dunque quello per cui il gettito tributario va devoluto agli enti comunali che forniscono i servizi.
Il Comune, in questa materia, ha le mani legate e può muoversi solo nel quadro delle normative statali esistenti: gira attorno alla questione del contributo dei pendolari, ora con la pollution, ora con la congestion charge; si arrabatta con le contravvenzioni stradali; ricorre abbondantemente al gettito dei contributi ed oneri urbanizzativi.
E' dunque lecito chiedersi perché mai non si ponga mano in modo serio ad una riforma legislativa al proposito.
Infatti, proprio di legislazione statale si tratta: visto che in materia tributaria vige la riserva di legge, né ancora si è data attuazione alla riforma del titolo V della Costituzione nella sua previsione di una potestà regionale di istituire tributi propri.»
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