Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)
L'accorato appello alle istituzioni dell'avv. E. Gargiulo: Impedite che migliaia di giovani avvocati perdano il loro unico posto di lavoro!
Una vicenda davvero paradossale e, sotto certi versi imbarazzante per il neonato Governo italiano: da un lato si sbandiera il progetto di creare nuovi posti di lavoro per i giovani, dall'altro ci si deve fare i conti con leggi dello Stato che possono produrre l'effetto devastante di sottrarre un posto di lavoro a decine di migliaia di giovani , in questo caso appartenenti alla categoria dell'avvocatura italiana.
La ingiusta normativa in vigore che è potenzialmente, capace di creare nuove decine di migliaia di giovani disoccupati, è la legge che ha istituito l'obbligo per tutti gli avvocati, non ancora iscritti alla Cassa di Previdenza Forense, di iscrizione al medesimo organismo , dietro obbligatorio pagamento degli esosi contributi previdenziali richiesti .
Ma cerchiamo di spiegare meglio la vicenda ai non "addetti ai lavori": Fino all' anno 2013 , gli avvocati, regolarmente iscritti presso i propri albi dell'ordine professionale di appartenenza, nel caso in cui non ricavavano reddito alcuno dall'esercizio della propria professione o, comunque, un reddito annuale inferiore a diecimila euro circa, potevano esimersi dall'iscrizione alla Cassa di Previdenza Forense, evitando di versare i relativi esosi contributi previsti.
In tale condizione di mancata iscrizione alla Cassa per motivi reddituali, a causa della profonda crisi economica che attanaglia anche il settore dell'avvocatura, versano attualmente decine di migliaia di avvocati, in stragrande maggioranza rappresentati da quelli più giovani, relativi ad una fascia d'età compresa tra i 27 ed i 45 anni.
Con l'entrata in vigore della "legge capestro" , ora , tutti coloro che risultano iscritti come avvocati presso i propri albi di appartenenza , dovranno considerarsi, di diritto, iscritti anche alla Cassa Forense e , conseguentemente, avranno l'obbligo di pagare dei contributi previdenziali annui per una somma totale non inferiore ai 1.500 euro e che potrebbe arrivare anche a sfiorare i 3.500 euro l'anno!
L'unico modo per evitare tale pagamento è non essere iscritti più all'albo come avvocati, ovvero cancellarsi e perdere così la possibilità di continuare ad esercitare la propria professione che , seppure, al momento, non risulti produttiva di un reddito adeguato, è pur sempre l'unico "potenziale posto di lavoro" detenuto dal giovane avvocato , tra l'altro, faticosamente conquistato dopo lunghi anni di studi , investimento cospicuo di denaro, ed un difficile esame di abilitazione .
Sull'argomento interviene il noto legale foggiano, avv. Eugenio Gargiulo, da sempre attento alla problematica in questione, il quale lancia un'accorata richiesta di aiuto alle istituzioni, affinchè cancellino o sospendano , per il momento, il provvedimento normativo in oggetto, evitando, così, che decine di migliaia di giovani avvocati siano costretti al "suicidio professionale", cancellandosi dai propri albi dell'ordine di appartenenza a causa della concreta e reale impossibilità di far fronte ai pagamenti previsti in caso di iscrizione obbligatoria alla Cassa Forense.
Solo nella realtà locale che vivo quotidianamente, ovvero quella del Tribunale di Foggia e Lucera, costituita da oltre 3.000 avvocati iscritti nella suddetta circoscrizione giudiziaria - afferma l'avv. Eugenio Gargiulo – ho potuto io stesso contare centinaia di giovani "colleghi" , tutti colpiti in modo negativo dal provvedimento normativo in questione , e che meditano seriamente e con profondo malincuore il proposito di cancellarsi dall'albo perché non in possesso delle risorse economiche necessarie per far fronte ai contributi richiesti dalla Cassa Forense.
Se saremo costretti a cancellarci come avvocati – conclude preoccupato l'avv. Eugenio Gargiulo – quale sarà il nostro futuro , tenuto conto che non è facile "riciclarsi" in un'altra professione e che, soprattutto, attualmente il mercato del lavoro è fermo , come confermato dalle ricerche statistiche nazionali? Come può essere considerata giusta e democratica, quindi, una legge ed una normativa che, invece di creare nuovi posti di lavoro, sottrae ad un giovane professionista la sua unica attuale potenziale fonte di reddito? Bisogna, pertanto, che le istituzioni intervengano immediatamente prima che questo ulteriore "disastro" possa verificarsi e produrre gli effetti negativi sopra descritti!
Foggia, 3 aprile 2014 Avv. Eugenio Gargiulo
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