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sabato 4 settembre 2010

Steed Gamero, fotografo e testimone di un Europa travagliata da xenofobia e omofobia

Steed Gamero, fotografo e testimone di un Europa travagliata da xenofobia e omofobia

di Alfred Breitman

L'artista peruviano invitato nel Movimento Europeo per l'Arte e la Cultura dei Diritti Umani

Bruxelles, 4 settembre 2010. L'Unione europea prepara un grande happening dedicato agli artisti che più hanno contribuito alla cultura dei diritti umani, alla lotta contro il razzismo e l'omofobia, alle istanze per la parità sociale in Europa. Uno degli artisti che hanno ricevuto l'invito a partecipare per l'Italia è Steed Gamero, giovane peruviano che vive ormai da 12 anni nel nostro Paese e come pochi altri ha lavorato per limitare gli effetti devastanti della deriva xenofoba/omofoba che ormai da diversi anni ha causato un'involuzione della civiltà italiana. Le foto di Steed sono apparse sui principali quotidiani e sulle più prestigiose riviste italiane e internazionali; i suoi dossier fotografici sono stati alla base di  importanti decisioni del Parlamento europeo, della Commissione europea, del Consiglio d'Europa e delle Nazioni Unite, decisioni che hanno prodotto Risoluzioni e documenti fondamentali per la civiltà dei diritti umani di oggi. Da Viktoria Mohacsi a Katalyn Barsony, da Ian Hancock a Rana Halprin, intellettuali, politici e specialisti di Storia e cultura Rom plaudono al lavoro artistico e divulgativo di Steed Gamero, che è anche un difensore dei diritti umani e fa parte del Gruppo EveryOne. Secondo la direzione del Museo dell'Olocausto e delle persecuzioni di Hilo (Usa), l'opera fotografica di Steed Gamero dedicata a Rom e Sinti costituisce "il documento visuale più importante per attestare la persecuzione del popolo Rom in Italia e nell'Unione europea avvenuta negli ultimi anni". Musei come Yad Vashem, il Museo della Deportazione di Parigi, la Lgbt Historical Society di San Francisco espongono e patrocinano il lavoro di Steed Gamero dedicato all'Olocausto, al Samudaripen e alla persecuzione dei Triangoli Rosa. 

Obiettivo Gay Pride

Il 12 giugno 2010 il giovane fotografo ha documentato con il suo obiettivo il Gay Pride di Milano. Circa ventimila partecipanti hanno sfilato dal Castello Sforzesco a Porta Venezia: lesbiche, gay, bisessuali, trans e persone senza pregiudizi insieme per ricordare alla città di Milano - metropoli un tempo accogliente, ma oggi preda di pericolose forme di intolleranza - che gli omosessuali esistono e hanno un ruolo fondamentale all'interno della collettività, contribuendo da sempre al progresso umano, civile e culturale. Le foto d'arte di Steed, che in passato ha subito violente aggressioni proprio per il suo impegno a favore della comunità Lgbt, hanno immortalato i colori, le bandiere arcobaleno, i triangoli rosa che affermano l'orgoglio di essere gay, ma contemporaneamente ricordano le molte persecuzioni subite da omosessuali, lesbiche e trans. Persecuzioni che le società tendono troppo spesso a ricacciare nell'oblio, ma che il Pride riporta a fiore della coscienza dell'umanità. Un'umanità che è ancora preda di fobie irrazionali e nella sua componente di "maggioranza" esercita oggi, settant'anni dopo la persecuzione e il genocidio dei "triangoli rosa", un'iniqua discriminazione che nega ai gay quei diritti fondamentali che appartengono invece, inviolabilmente, agli eterosessuali. A partire dl diritto a veder riconosciute le proprie unioni attraverso un istituto equivalente al matrimonio. Se si esclude il Gay Pride, infatti, è evidente come la componente gay della società tenda a nascondersi, a sparire, a uniformarsi per non subire pregiudizi e violenze. Così, se i ragazzi a scuola non imparano che la Storia e la cultura hanno avuto tanti omosessuali e lesbiche fra i suoi protagonisti - da Saffo a Socrate, da Alessandro Magno a Leonardo Da Vinci, dal Caravaggio a Federico Garcia Lorca - contemporaneamente i gay e le lesbiche di oggi non sempre compiono, per giusto timore, quel passo in avanti che aiuterebbe la società a conoscerli e rispettarli in quanto minoranza di genere. Da parte nostra, conosciamo persone omosessuali fra i calciatori, anche italiani e delle squadre di vertice, fra i politici e i giornalisti, fra i più noti scrittori, musicisti, artisti. Di fronte ai media e allo sguardo dell'opinione pubblica, tuttavia, si sentono costretti a indossare la maschera dei "normali" o anche, nel caso di gay maschi, degli "sciupafemmine". Peccato. E' importante diffondere un'informazione corretta e un'immagine veritiera dell'omosessualità - che non sia la solita macchietta stile "Will & Grace" o peggio - a partire dalle scuole. Ai Gay Pride di Milano l'obiettivo di Steed Gamero, il fotografo dei Diritti Umani, ha colto ancora una volta i protagonisti di un mondo pieno di bellezza, forza, cultura e intelligenza. Un mondo che riceve molto odio e sa restituire un'ideale universale e tollerante di amore. Sono foto bellissime ed emblematiche, presto in mostra a Bruxelles per ricordare all'Unione europea che senza parità fra gay ed etero non può esservi una vera democrazia né una vera civiltà.


Nella foto, Gay Pride Milano 2010,  "Baciamoci così..."


Per ulteriori informazioni:
+39 331 3585406 :: +39 393 4010237 






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