Radicali: nelle carceri italiane mancano agenti,educatori ed assistenti sociali.
Emilia Romagna: Radicali; dietro le sbarre realtà drammatiche, urgono pene alternative
Dire, 7 giugno 2010
Una realtà "drammatica, incivile e di disagio totale". Sono queste le parole usate dai parlamentari dei Radicali dopo aver portato a termine la visita in alcune strutture carcerarie tra Bologna e Modena tra sabato e domenica Monica Mischiatti e Rita Bernardini sono state alla Dozza e al Cie di Bologna, al Cie di Modena e a due case lavoro nel modenese, quella di Castelfranco Emilia e quella di Saliceta San Giuliano. Ne sono uscite colpite dal sovraffollamento e dalla "condizione di incertezza totale" in cui i reclusi vivono: alla Dozza, racconta Mischiatti, ci sono detenuti tre volte tanto della capienza massima e in stanza di 10 metri quadrati vivono tre persone. Non va meglio nelle case lavoro, dove gli stanzoni sono più grandi, circa sui 20 metri quadrati, ma ospitano 10 persone.
"È necessario prodigarsi per chiedere l'applicazione delle misure alternative e trovare modi per liberare spazi nelle carceri" afferma Mischiatti, che non esita a definire i Cie "luoghi allucinanti".
Bocciate, poi, anche le case lavoro, dove si trovano "persone che hanno finito di scontare la pena, ma gli è stata reiterata perché sono valutate ancora socialmente pericolose da un giudice". In queste strutture, le persone dovrebbero imparare un lavoro, ma "non ci sono le possibilità per tutti, mancano le convenzioni con gli enti locali e con la società esterna - spiega Mischiatti - così finisce che fanno i turni tra di loro: un recluso lavora una settimana e per quattro non fa nulla". A Castelfranco, ci sono un giardino e una falegnameria, dove si lavora a turno, mentre a Saliceta fanno attività di "pulizia e cucina, in pratica autogestendo la struttura". Senza contare il fatto che buona parte degli ospiti delle case lavoro sono "senza tetto", racconta Mischiatti, mentre nelle carceri ci sono tossicodipendenti, alcolizzati e persone con disagi mentali, cioè "persone che col carcere non dovrebbero avere niente a che fare".
Insomma, prosegue la deputata dei Radicali, "i cittadini non si immaginano cosa siano questi luoghi. Per quanto un cittadino possa aver commesso un reato, il modo con cui lo Stato tratta queste persone deve essere civile". Infine, una nota negativa sul personale. "Mancano educatori e assistenti sociali, e le guardie penitenziarie fanno un super lavoro ma sono poche, tanto che non riescono a fare i turni per andare in ferie", conclude Mischiatti.
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