DALLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL SI.DI.PE. (SINDACATO
DIRETTORI PENITENZIARI)
COMUNICATO STAMPA 14-7-2010
"SENZA SENSO" (forse ….)
(Cosa c'è sotto ?)
Il 13 gennaio scorso il Governo decreta lo stato di emergenza delle carceri italiane, si tratta di un
provvedimento straordinario, unico nella storia della Repubblica, che prende atto di una
situazione difficilissima vissuta dalla generalità degli istituti penitenziari.
Finalmente si parla di "Piano Carceri", seppure i direttori penitenziari sostengono che esso,
da solo, non basti: occorrebbe infatti un progetto strategico generale di sistema,
intervenendo:
1. per limitare il ricorso alla custodia cautelare;
2. per assicurare, almeno nelle città capoluogo di provincia, le camere di sicurezza, onde
evitare l'effetto "porta girevole" del carcere;
3. per fare tesoro dell'esperienza degli operatori penitenziari, al fine di modificare quelle
norme regolamentari che risultano di difficile se non impossibile applicazione;
4. nell'ampliare il catalogo delle pene diverse da quelle detentive, prevedendo la
possibilità di irrogare, già in sentenza, misure diverse da quelle cautelari in carcere;
5. per riservare il carcere ai reati più gravi.
Il numero dei detenuti, infatti, sta crescendo incessantemente e non si è più in grado di
rispettare il dettato costituzionale in termini di attenzione verso i diritti inalienabili dell'uomo,
nell'assicurare la dignità ed il rispetto che si deve ad ogni persona, ancorché colpevole della
commissione di reati.
Di fronte ad uno stato di emergenza, "certificato" dal Governo, si attenderebbero ragionevoli
conseguenti provvedimenti.
Apprendiamo invece di riduzione di stanziamenti per il sistema penitenziario: questo
significa buttare benzina sul fuoco!
Il numero dei detenuti continua ad aumentare in modo inarrestabile, e per contro non si
prevedono urgentemente nuove assunzioni di personale, già fortemente sott'organico, nonché
riferito a proiezioni di popolazione detenuta ben inferiore a quella attuale.
Inoltre il non conferire risorse finanziarie, aggiuntive, significa produrre le condizioni per
accelerare l'esplosione del sistema.
Non implementare con pari urgenza le risorse di personale, di polizia penitenziaria ma anche di
quello pedagogico ed amministrativo, significa condannare, senza appello, il sistema penitenziario
all'impotenza, in danno degli operatori carcerari che si trovano sacrificati in prima linea, oltre che
esporsi al rischio di disumanità nei riguardi degli stessi detenuti. Nessuno si interroga sul fatto
che una quota significativa del personale è in procinto, in tutti i ruoli, di andare in
quiescenza, che il personale di polizia svolge un lavoro così usurante da registrare assenze
numericamente e temporalmente elevate su giudizio delle stesse Commissioni Mediche
Ospedaliere, determinando così ulteriori vuoti di organici.
Non si può accettare l'indifferenza politica nei confronti del carcere. Non si può
accettare che gli stessi operatori penitenziari siano abbandonati mentre il sistema esplode:
prigionieri essi stessi, si ha la sensazione che il dramma penitenziario appartenga solo a loro, pur
continuando ad essere dimenticati, malpagati e condannati!
Mentre il sistema esplode i detenuti si suicidano, talvolta anche gli stessi appartenenti al
Corpo, esausti per un lavoro che invade la coscienza e avvilisce, se prevale il senso d'impotenza
nell'essere costretti ad affrontare un quotidiano di problematicità senza risorse.
In questa situazione assolutamente straordinaria ed apocalittica, che qualche collega
sindacalista di altra sigla afferma "Dantesca", invece di raccogliere apprezzamenti, sentiamo di
denunce contro direttori per presunte loro incapacità gestionali.
Se fosse vero, si starebbe vivendo una situazione kafkiana dove prima "si favoriscono
le criticità, facendo mancare le risorse minime necessarie alle direzioni, e poi si condannano gli
operatori penitenziari", perché costretti ad operare nelle conseguenti difficoltà.
Visto che si parla tanto di trasparenza perché, allora, non pubblicare online, su
intranet, i finanziamenti che TUTTI GLI ISTITUTI PENITENZIARI nonché i Provveditorati e gli
uffici centrali ricevono su ogni capitolo di spesa e per ciascuna di esse, insieme ad una
sintetica descrizione degli interventi ed opere realizzate, mettendo accanto i finanziamenti ricevuti
per gli stessi capitoli negli ultimi 5 anni ?
L'assenza di interventi efficaci e l'assenza di risorse ci inquieta e finanche ci insospettisce:
Non vi sarà, forse, qualche cordata di imprenditori commisti a "pezzi dello Stato" che voglia
risolvere il problema con un modello tipo "americano", ove si preveda la privatizzazione
delle carceri che tanto funziona per le tasche degli investitori, con il surplus di guadagno che
potrebbe derivare dall'esecuzione di opere sottratte alle normali procedure di gara ? Non vogliamo
pensarlo e allora qual'è il senso di tutto ciò?
Qualche collega si spinge a pensare che tutto ciò che sta accadendo non sia casuale
o frutto di sottovalutazioni.
Tra l'esplosione e l'implosione delle carceri potrebbe esservi la voglia d'inserire
soluzioni straordinarie e pilota, semmai in modo graduale.
Si osserva come già diversi servizi "pubblici" riguardanti la sicurezza, siano, dopo "l'11
settembre", già tempo affidati ai privati, gli esempi sono quelli più noti: la vigilanza negli imbarchi
ed i relativi controlli negli aeroporti, e cosa dire dell'affidamento a cooperative della gestione dei
Centri per gli immigrati clandestini: quale novità, quindi, vi sarebbe ?
Certo è che risulta "senza senso", ed ambiguo, quanto sta accadendo.
Però spiegherebbe il perché non si tesaurizzino le esperienze professionali pur presenti
nell'amm.ne penitenziaria, coprendo anzitutto gli organici dei direttori penitenziari ove alcun
ricambio risulti essere stato programmato, nonostante il pensionamento di tanti: nessun nuovo
fabbisogno è stato preventivato, l'ultimo concorso a dispetto di quanto avviene per il corpo
della magistratura dove i concorsi sono praticamente previsti ogni anno, risale a ben 13
anni fa, inoltre – attraverso una applicazione rigida della Meduri, non sono state previste e
valutate opportune estensioni ai tanti funzionari, laureati e riqualificati, che possono
costituire una risorsa importante e necessaria . Di fatto "si fa mancare" la continuità, si
registrano "salti" se non "fossati" generazionali, con tutto ciò che segue.
Una cosa è certa: il mondo penitenziario che conoscevamo non c'è già più ed al suo posto
non sappiamo cosa stia venendo.
Il Segretario Nazionale Dr. Enrico SBRIGLIA
Il Presidente Dr.ssa Cinzia CALANDRINO
Il Vicesegretario Nazionale Dr. Rosario TORTORELLA
Il Vicesegretario Nazionale Aggiunto Dr. Francesco D'ANSELMO
Il Consiglio DIRETTIVO
Dr.ssa Antonietta PEDRINAZZI, Dr.ssa M. Antonietta CERBO, Dr.ssa Silvia DELLA BRANCA,
Dr.ssa Angela GIANI', Dr. Nicola PETRUZZELLI, Dr. Salvatore PIRRUCCIO, Dr. Francesco
CACCIOLA, Dr. Giuseppe DONATO, Dr. Francesco DELL'AIRA.
Segreteria Nazionale SI.DI.PE.
(Sindacato Direttori Penitenziari) Via del Coroneo 26 - 34133 – TRIESTE
Cell.392-9715607 www.sidipe.it - segnazionale.sidipe@gmail.com
DIRETTORI PENITENZIARI)
COMUNICATO STAMPA 14-7-2010
"SENZA SENSO" (forse ….)
(Cosa c'è sotto ?)
Il 13 gennaio scorso il Governo decreta lo stato di emergenza delle carceri italiane, si tratta di un
provvedimento straordinario, unico nella storia della Repubblica, che prende atto di una
situazione difficilissima vissuta dalla generalità degli istituti penitenziari.
Finalmente si parla di "Piano Carceri", seppure i direttori penitenziari sostengono che esso,
da solo, non basti: occorrebbe infatti un progetto strategico generale di sistema,
intervenendo:
1. per limitare il ricorso alla custodia cautelare;
2. per assicurare, almeno nelle città capoluogo di provincia, le camere di sicurezza, onde
evitare l'effetto "porta girevole" del carcere;
3. per fare tesoro dell'esperienza degli operatori penitenziari, al fine di modificare quelle
norme regolamentari che risultano di difficile se non impossibile applicazione;
4. nell'ampliare il catalogo delle pene diverse da quelle detentive, prevedendo la
possibilità di irrogare, già in sentenza, misure diverse da quelle cautelari in carcere;
5. per riservare il carcere ai reati più gravi.
Il numero dei detenuti, infatti, sta crescendo incessantemente e non si è più in grado di
rispettare il dettato costituzionale in termini di attenzione verso i diritti inalienabili dell'uomo,
nell'assicurare la dignità ed il rispetto che si deve ad ogni persona, ancorché colpevole della
commissione di reati.
Di fronte ad uno stato di emergenza, "certificato" dal Governo, si attenderebbero ragionevoli
conseguenti provvedimenti.
Apprendiamo invece di riduzione di stanziamenti per il sistema penitenziario: questo
significa buttare benzina sul fuoco!
Il numero dei detenuti continua ad aumentare in modo inarrestabile, e per contro non si
prevedono urgentemente nuove assunzioni di personale, già fortemente sott'organico, nonché
riferito a proiezioni di popolazione detenuta ben inferiore a quella attuale.
Inoltre il non conferire risorse finanziarie, aggiuntive, significa produrre le condizioni per
accelerare l'esplosione del sistema.
Non implementare con pari urgenza le risorse di personale, di polizia penitenziaria ma anche di
quello pedagogico ed amministrativo, significa condannare, senza appello, il sistema penitenziario
all'impotenza, in danno degli operatori carcerari che si trovano sacrificati in prima linea, oltre che
esporsi al rischio di disumanità nei riguardi degli stessi detenuti. Nessuno si interroga sul fatto
che una quota significativa del personale è in procinto, in tutti i ruoli, di andare in
quiescenza, che il personale di polizia svolge un lavoro così usurante da registrare assenze
numericamente e temporalmente elevate su giudizio delle stesse Commissioni Mediche
Ospedaliere, determinando così ulteriori vuoti di organici.
Non si può accettare l'indifferenza politica nei confronti del carcere. Non si può
accettare che gli stessi operatori penitenziari siano abbandonati mentre il sistema esplode:
prigionieri essi stessi, si ha la sensazione che il dramma penitenziario appartenga solo a loro, pur
continuando ad essere dimenticati, malpagati e condannati!
Mentre il sistema esplode i detenuti si suicidano, talvolta anche gli stessi appartenenti al
Corpo, esausti per un lavoro che invade la coscienza e avvilisce, se prevale il senso d'impotenza
nell'essere costretti ad affrontare un quotidiano di problematicità senza risorse.
In questa situazione assolutamente straordinaria ed apocalittica, che qualche collega
sindacalista di altra sigla afferma "Dantesca", invece di raccogliere apprezzamenti, sentiamo di
denunce contro direttori per presunte loro incapacità gestionali.
Se fosse vero, si starebbe vivendo una situazione kafkiana dove prima "si favoriscono
le criticità, facendo mancare le risorse minime necessarie alle direzioni, e poi si condannano gli
operatori penitenziari", perché costretti ad operare nelle conseguenti difficoltà.
Visto che si parla tanto di trasparenza perché, allora, non pubblicare online, su
intranet, i finanziamenti che TUTTI GLI ISTITUTI PENITENZIARI nonché i Provveditorati e gli
uffici centrali ricevono su ogni capitolo di spesa e per ciascuna di esse, insieme ad una
sintetica descrizione degli interventi ed opere realizzate, mettendo accanto i finanziamenti ricevuti
per gli stessi capitoli negli ultimi 5 anni ?
L'assenza di interventi efficaci e l'assenza di risorse ci inquieta e finanche ci insospettisce:
Non vi sarà, forse, qualche cordata di imprenditori commisti a "pezzi dello Stato" che voglia
risolvere il problema con un modello tipo "americano", ove si preveda la privatizzazione
delle carceri che tanto funziona per le tasche degli investitori, con il surplus di guadagno che
potrebbe derivare dall'esecuzione di opere sottratte alle normali procedure di gara ? Non vogliamo
pensarlo e allora qual'è il senso di tutto ciò?
Qualche collega si spinge a pensare che tutto ciò che sta accadendo non sia casuale
o frutto di sottovalutazioni.
Tra l'esplosione e l'implosione delle carceri potrebbe esservi la voglia d'inserire
soluzioni straordinarie e pilota, semmai in modo graduale.
Si osserva come già diversi servizi "pubblici" riguardanti la sicurezza, siano, dopo "l'11
settembre", già tempo affidati ai privati, gli esempi sono quelli più noti: la vigilanza negli imbarchi
ed i relativi controlli negli aeroporti, e cosa dire dell'affidamento a cooperative della gestione dei
Centri per gli immigrati clandestini: quale novità, quindi, vi sarebbe ?
Certo è che risulta "senza senso", ed ambiguo, quanto sta accadendo.
Però spiegherebbe il perché non si tesaurizzino le esperienze professionali pur presenti
nell'amm.ne penitenziaria, coprendo anzitutto gli organici dei direttori penitenziari ove alcun
ricambio risulti essere stato programmato, nonostante il pensionamento di tanti: nessun nuovo
fabbisogno è stato preventivato, l'ultimo concorso a dispetto di quanto avviene per il corpo
della magistratura dove i concorsi sono praticamente previsti ogni anno, risale a ben 13
anni fa, inoltre – attraverso una applicazione rigida della Meduri, non sono state previste e
valutate opportune estensioni ai tanti funzionari, laureati e riqualificati, che possono
costituire una risorsa importante e necessaria . Di fatto "si fa mancare" la continuità, si
registrano "salti" se non "fossati" generazionali, con tutto ciò che segue.
Una cosa è certa: il mondo penitenziario che conoscevamo non c'è già più ed al suo posto
non sappiamo cosa stia venendo.
Il Segretario Nazionale Dr. Enrico SBRIGLIA
Il Presidente Dr.ssa Cinzia CALANDRINO
Il Vicesegretario Nazionale Dr. Rosario TORTORELLA
Il Vicesegretario Nazionale Aggiunto Dr. Francesco D'ANSELMO
Il Consiglio DIRETTIVO
Dr.ssa Antonietta PEDRINAZZI, Dr.ssa M. Antonietta CERBO, Dr.ssa Silvia DELLA BRANCA,
Dr.ssa Angela GIANI', Dr. Nicola PETRUZZELLI, Dr. Salvatore PIRRUCCIO, Dr. Francesco
CACCIOLA, Dr. Giuseppe DONATO, Dr. Francesco DELL'AIRA.
Segreteria Nazionale SI.DI.PE.
(Sindacato Direttori Penitenziari) Via del Coroneo 26 - 34133 – TRIESTE
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