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venerdì 30 luglio 2010

Carcere in Campania, oltre il tollerabile, il rapporto tra educatori e detenuti nel carcere di Poggioreale è di circa 1 a 250. Rieducare i detenuti?Alfano e Ionta sanno cosa sia!?!


Carcere in Campania, oltre il tollerabile, il rapporto tra educatori e detenuti nel carcere di Poggioreale è di circa 1 a 200. Rieducare i detenuti? Alfano e Ionta sanno cosa sia!?!

 

 


La regione conta oggi 8 mila detenuti, per una capienza di poco più di 5 mila posti, larga parte dei quali è in attesa di giudizio e ha un'età inferiore ai trentanove anni.

Mai come in questo periodo il carcere attraversa una fase di crisi. Una crisi riconosciuta dallo stesso governo con la proclamazione a gennaio di quest'anno dello stato di emergenza e da larga parte delle forze politiche.

Nel carcere sono oggi presenti quasi 70mila detenuti e la situazione è certo peggiore di quella che quattro anni fa convinse a ricorrere ad un provvedimento di indulto. La Campania conta oggi oltre 8mila detenuti, (per una capienza di poco più di 5mila posti), larga parte dei quali è in attesa di giudizio e ha una età inferiore a trentanove anni.

Per testimoniare la rapida espansione del sistema penitenziario campano è sufficiente una rapida carrellata di cifre.

Nel dicembre 2005 i detenuti presenti erano 7.310, con l'indulto sono scesi a circa 5mila. A marzo 2010 è stata superata per la prima volta la quota di 8.000 presenze (8.063). Negli ultimi diciotto mesi (2009 -2010) si sono registrati dieci suicidi, centocinque tentati suicidi e quattrocentosessantuno episodi di autolesionismo.

Si registrano in alcuni dei nostri istituti situazioni che vanno ben al di là del tollerabile.

Si pensi al carcere di Poggioreale, dove nelle celle si arriva sino a dodici persone, che ha un numero di detenuti pari al doppio della sua capienza.

Uno scenario gravissimo se si pensa che il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli è arrivato a chiedere per iscritto alla amministrazione penitenziaria che la direzione della Casa Circondariale di Poggioreale si attivi con pronta sollecitudine per eliminare ogni possibile situazione di contrasto con l'articolo 27 della costituzione e con l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, informandone tempestivamente questo magistrato di sorveglianza".

Preoccupa soprattutto l'incapacità di offrire risposte convincenti nel breve periodo. Il cosìddetto Piano carceri del Governo prevede l'ampliamento del carcere di Poggioreale con un aumento di 220 unità nel padiglione Firenze, laddove vi sono 1.300 in più rispetto la capienza.

Il numero di figure sociali impegnate negli istituti di pena appare a dir poco insufficiente. Secondo i nostri calcoli, il rapporto tra educatori e detenuti nel carcere di Poggioreale è di circa 1 a 250.

Lo scenario è complicato dal fatto che la realtà penitenziaria campana è attraversato dalla riforma della sanità penitenziaria. Una riforma, del 2008, che ha sancito il passaggio delle competenze della sanità al sistema sanitario nazionale e che doveva rappresentare un miglioramento delle condizioni della popolazione detenuta.

Una popolazione, vale la pena ricordarlo, in cui circa il 33 per cento è tossicodipendente e il 65 per cento è affetto da patologie croniche.

Questa riforma procede a rilento, nonostante non si possa dire che questa volta il sistema sanitario regionale non si sia attivato.

Anzi. Ma si è dovuto fare i conti con due criticità, l'obsolescenza del sistema della sanità penitenziaria e l'ambiguità dei rapporti di lavoro al suo interno e dall'altro il ritardo con cui il governo ha trasferito le risorse necessarie.

Solo a fine 2009 sono stati trasferiti in Campania i circa 6milioni di euro già anticipati dalla Regione, mentre per le risorse future lo scenario è ancora incerto. In una regione dove sono presenti tra l'altro due Cdt (a Poggioreale e Secondigliano), con detenuti affetti da Hiv, un reparto di osservazione psichiatrica e due Ospedali psichiatrici giudiziari, Aversa e Napoli.

E a proposito di questi ultimi, dobbiamo ricordare che a novembre 2009 una nostra delegazione accompagnata da un consigliere regionale segnalava il caso di un internato nudo nella propria cella, piena di escrementi, e il caso di un malato a letto di coercizione dopo aver tentato il suicidio.

E l'11 giugno scorso la Commissione di inchiesta sull'efficacia del sistema sanitario, presieduta dal presidente Marino, ha effettuato una visita nell'Opg di Aversa, in compagnia dei Nas, e ha espresso un giudizio fortemente negativo sull'intera struttura.

A nostro avviso, ferma restando la necessità di interventi deflattivi di tipo normativo, è possibile aumentare il numero di figure sociali attraverso un potenziamento dell'intervento del terzo settore, promuovere il ricorso alle misure alternative alla detenzione e consolidare il passaggio della riforma della sanità penitenziaria, intervenendo in particolare nell'area del contrasto alle dipendenze e della salute mentale.

Se qualcuno ha poi altre proposte, ben vengano, perchè tutto ci si può permettere in questa fase, tranne che l'immobilismo.



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