Lettere: da Genova, dopo la protesta nel penitenziario di Marassi i detenuti scrivono a RadioCarcere
www.radiocarcere.com, 16 giugno 2010
Genova, 14 giugno. "Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto, ieri a tarda sera, dai detenuti ristretti nel penitenziario genovese di Marassi." Lo afferma il Segretario Generale della UIL Penitenziari, Eugenio Sarno, che sottolinea: "Dalle 22.00 alle 23.00 in tutte le sezioni i detenuti hanno battuto stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle. I detenuti" - prosegue Sarno - "protestano contro il sovrappopolamento e contro le deficienze organizzative dell'istituto. Di certo la situazione di Marassi non può definirsi ottimale, nemmeno normale. Rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti, sono ristretti circa 760 detenuti. In alcune celle sono stipate otto persone, quando al massimo potrebbero contenerne quattro".
L'illegale condizione di vita a cui sono costrette le persone detenute nel carcere Marassi di Genova, ci è confermata anche da un lettera inviata a Radiocarcere da alcuni detenuti e che pubblichiamo qui di seguito: Cara Radiocarcere, ti scriviamo per informarti che qui nel carcere Marassi di Genova viviamo in condizioni veramente disastrate. Considera che in una cella piccolissima ci dobbiamo vivere in ben 8 detenuti e qui dentro lo spazio è talmente poco che non sappiamo come muoverci, non a caso la mattina si forma una lunga fila davanti al nostro unico cessetto e spesso c'è chi rischia di farsela addosso.
Qui non solo non ci sono educatori o psicologi, ma spesso capita che non ci fanno neanche telefonare a casa, come ci spetterebbe, perché si perdono la nostra domandina. Ed è così che non possiamo sentire al telefono i nostri familiari. Il tutto avviene chiaramente perché siamo in troppi e il carcere è nel caos. Come se non bastasse ci fanno fare meno tempo di ora d'aria, in quanto , per evitare le risse, ci dividono per paesi di origine, con il risultato che stiamo quasi per tutto il giorno chiusi in questa celletta sovraffollata. Grazie di cuore.
Luca, Rosario, Alex e Michele dalla prima sezione del carcere Marassi di Genova
www.radiocarcere.com, 16 giugno 2010
Genova, 14 giugno. "Una rumorosissima protesta, è stata messa in atto, ieri a tarda sera, dai detenuti ristretti nel penitenziario genovese di Marassi." Lo afferma il Segretario Generale della UIL Penitenziari, Eugenio Sarno, che sottolinea: "Dalle 22.00 alle 23.00 in tutte le sezioni i detenuti hanno battuto stoviglie e pentolame alle grate e alle porte delle celle. I detenuti" - prosegue Sarno - "protestano contro il sovrappopolamento e contro le deficienze organizzative dell'istituto. Di certo la situazione di Marassi non può definirsi ottimale, nemmeno normale. Rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti, sono ristretti circa 760 detenuti. In alcune celle sono stipate otto persone, quando al massimo potrebbero contenerne quattro".
L'illegale condizione di vita a cui sono costrette le persone detenute nel carcere Marassi di Genova, ci è confermata anche da un lettera inviata a Radiocarcere da alcuni detenuti e che pubblichiamo qui di seguito: Cara Radiocarcere, ti scriviamo per informarti che qui nel carcere Marassi di Genova viviamo in condizioni veramente disastrate. Considera che in una cella piccolissima ci dobbiamo vivere in ben 8 detenuti e qui dentro lo spazio è talmente poco che non sappiamo come muoverci, non a caso la mattina si forma una lunga fila davanti al nostro unico cessetto e spesso c'è chi rischia di farsela addosso.
Qui non solo non ci sono educatori o psicologi, ma spesso capita che non ci fanno neanche telefonare a casa, come ci spetterebbe, perché si perdono la nostra domandina. Ed è così che non possiamo sentire al telefono i nostri familiari. Il tutto avviene chiaramente perché siamo in troppi e il carcere è nel caos. Come se non bastasse ci fanno fare meno tempo di ora d'aria, in quanto , per evitare le risse, ci dividono per paesi di origine, con il risultato che stiamo quasi per tutto il giorno chiusi in questa celletta sovraffollata. Grazie di cuore.
Luca, Rosario, Alex e Michele dalla prima sezione del carcere Marassi di Genova
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