"Un'esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole", questa è la definizione che solitamente si da del dolore. Io lo conosco bene il dolore, il dolore vero, quello che riempie con sbuffi, lacrime e grida le sale d'aspetto dei Pronto Soccorso. Ho lavorato per anni come anestesista rianimatore in ospedale. Ho sempre pensato alla mia professione come ad una missione in terra. L'anestesista è per me una specie di sciamano, un prete laico e concreto, che non promette la pace paradisiaca nell'altra vita, ma la dona in questa, proprio quando ce n'è più bisogno. Perché con il dolore non si scherza affatto. Il dolore è un demone antico con un volto preciso; tende i lineamenti dei volti su cui si posa, trasformandoli in una smorfia comune, riconoscibile sempre. Come dire: il dolore ci rende tutti uguali! Quando vedi quella smorfia (quel preciso tipo di smorfia), allora sai che sei davanti a lui, e che il paziente non mente e non esagera l'entità dei suoi sintomi.
Ai tempi dell'Università, ero molto attratto dal concetto stesso di "Analgesia". Questo termine, di derivazione greca, indicherebbe uno stadio in cui non si prova dolore. Quasi un luogo astratto ma del tutto accessibile, come un sogno ad occhi aperti, sognato all'improvviso: un secondo prima sei li e poi chissà dove. E' la possibilità concreta per noi di entrare in Paradiso dal cancello principale, proprio nel momento in cui le defezioni del nostro corpo ci hanno scaraventato in un Inferno terribile e personale. Non ci sono promesse, non servono misteri: basta solo una vena, e ti posso spedire dritto dritto nell'Eden, per direttissima e senza passare dal Via. E sono certo che, se e quando sarà il momento, tutti vorranno un bel biglietto di prima classe!
Eccola li, mi sembra di vederla la folla dei dannati assoggettati al dominio del dolore: donne, uomini, bambini. Milioni di persone con gli stessi lineamenti, fratelli e sorelle imparentati dal legame terribile della sofferenza. Come potevo io, studente di medicina, ignorare questo carnaio lamentoso? Ecco allora la scelta più ovvia: l'analgesia, la fine del dolore, il dolce sonno.
Sfogliare libri sull'argomento era per me come consultare appunti d'alchimista. La fatica dello studio faceva schiudere davanti ai miei occhi l'intero universo della farmacologia ipnotica e delle diverse tecniche di sedazione. Già, avrei presto appreso dell'esistenza dei molteplici generi di anestesie, da applicare in base al caso riscontrato, all'intervento scelto, alle condizioni generali del paziente, ecc. Trovo questo aspetto della mia professione estremamente interessante: la scaltrezza del medico nell'indovinare attraverso i sintomi del paziente l'origine del dolore; di scegliere l'intervento adatto e di agire per stanare il male. Il medico in questo caso è una sorta di ispettore da romanzo giallo, che risolve il caso in base agli indizi a disposizione. Noi anestesisti dovevamo camminare di pari passo a questa capacità dei medici, concentrando gli sforzi per il raggiungimento del comune scopo: la guarigione, la fine di ogni dolore.
I casi difficili erano quello di anestesia generale, o totale, come spesso si sente definirla nelle corsie ospedaliere. La totale è la morte apparente, e si usa per gli interventi di lungo termine e particolarmente delicati. L'anestesista in questo caso deve assolvere un doppio compito: la sedazione del paziente, con il relativo monitoraggio delle condizioni del suo "sonno", e la rianimazione, cioè il corretto ripristino delle funzioni vitali. Ricordate Frate Lorenzo, il francescano esperto in erbe medicamentose, che dona a Giulietta il potente veleno che la porterà ad una morte apparente? Beh, proprio il suo errore di tempistica nella "rianimazione" porgerà alla tragedia shakespeariana l'occasione di consumarsi. Una piccola metafora per indicare l'importanza del risveglio del paziente dal coma farmacologico; un risveglio lento, spesso traumatico per le persone più deboli. Basti pensare che a volte per indurre questo stadio di incoscienza ci si avvale dell'efficacia di 15 diversi farmaci.
Poi c'è l'anestesia locale, la paralisi reversibile di una parte precisa del corpo indotta da farmaci narcotici, molto più delicata della totale, usata per interventi poco invasivi e di breve durata.
Ma veniamo dunque alla vera ragione dell'esistenza di questo articolo: l'analgesia sedativa. Ho scoperto questa nuova tecnica in un periodo preciso della mia carriera, quando decisi di accettare un lavoro di anestesista nello studio privato di un mio amico odontoiatra. Come avrei avuto modo di appurare durante gli anni passati li, la cura dei denti è una branca molto particolare della medicina. Innanzitutto la visione olistica dell'essere umano, che prevede un'interpretazione dell'organismo come corpo unico, è molto più sviluppata rispetto a facoltà come Chirurgia, dove viceversa si punta alla suddivisione in sezioni del corpo, da studiare e curare separatamente. I denti invece, per la loro posizione delicata a contatto diretto con alcuni nervi, possono portare, qualora ammalatisi, seri e continui dolori a tutto il cranio, con l'impossibilità nei casi più gravi da parte del paziente di capire la provenienza esatta di tutto quel dolore, che corrompe piano piano la sanità dei muscoli e dei nervi adiacenti. Ma a parte queste divagazioni tecniche, la cosa più interessante del periodo passato in quello studio è stata di certo la scoperta da parte mia di una particolare tendenza di tutti i pazienti curati. Sembravano infatti posseduti come da due diversi demoni: il primo, il più ovvio, è quello del dolore di cui ho parlato in apertura; il secondo è il demone della paura, anch'esso terribile e tanto potente da portare a volte alla paralisi della volontà. Ho notato negli anni che solo quando il primo demone diventa troppo insopportabile molti pazienti decidono di combattere il secondo, e questo è abbastanza grave in un tipo di medicina che pone le sue basi curative soprattutto nella prevenzione. Ignorare i primi sintomi di dolore è un fenomeno molto comune, e rappresenta proprio la via d'accesso ad una facile degenerazione della salute. E' il campo libero su cui i due demoni danzano il loro sabba invincibile. La paura è a mio avviso decisamente legata alle mitologie sugli strumenti stessi del lavoro del dentista, che nei loro nomi e nelle loro funzioni certamente risultano suonare in maniere poco rassicurante nelle orecchie dei malati. Poi si aggiunga l'evidente sensibilità dei punti su cui il medico va ad agire, il cavo orale. Ed infine ci mette lo zampino anche l'inadeguatezza effettiva di certi sistemi anestetici fino a poco tempo fa utilizzati, che rendevano tutt'altro che indolore le operazioni. Notavo come soprattutto i bambini soffrissero molto il peso di questa paura psicologica. Ma ecco che l'intelletto umano supera ancora una volta gli ostacoli al suo progresso, e crea un sistema narcotico capace di far indietreggiare dolore e paura: l'analgesia sedativa, per l'appunto. Il nome con cui viene comunemente identificata è sedazione cosciente, che già di per sé suona come una formula magica. Indurre l'analgesia mantenendo cosciente il paziente! Da non crederci! Questo tipo di anestesia è inalatoria, e si attua con la somministrazione attraverso una semplice mascherina nasale di una miscela di azoto ed ossigeno. Dopodiché la smorfia del dolore scompare, il paziente riprende la sua normale fisionomia e cede ad un senso di pesantezza irresistibile che tuttavia non lo addormenta, ma lo lascia in grado di collaborare con il medico stesso ai fini della buona riuscita dell'intervento. Ha un azione breve e non prevede alcuno strascico post operatorio, grazie alla capacità dell'organismo di assorbire completamente due sostanze naturali quali l'azoto e l'ossigeno. La soddisfazione maggiore per me era vedere quei ragazzini entrare in preda al dolore e alla paura, per poi uscire sulle proprie gambe ad intervento concluso, con finalmente stampata in volto la meritata espressione serena e spensierata propria dell'infanzia.
Naturalmente la sedazione cosciente può essere applicata a pazienti di tutte le età, e resta secondo me il metodo anestetico migliore finora scoperto per gli interventi di breve durata. Mi auguro veramente un suo sviluppo veloce, poiché rappresenta davvero una delle uniche armi in mano ai medici per sconfiggere i demoni scatenati dall'inferno delle malattie. La sedazione cosciente è la calma insperata dopo una tempesta devastatrice, è la capacità dell'uomo di sovvertire il volere divino, che al dolore ci lega dai tempi della cacciata dall'Eden. Eccoci noi anestesisti, con le nostre siringhe e i nostri flaconi, intenti a sedare ed alleviare le sofferenze, placare le grida. Verranno tempi in cui lo sviluppo di queste tecniche raggiungerà livelli cosi alti da migliorare le condizioni di vita di tutta la comunità umana, tempi in cui dimostreremo con forza che probabilmente l'Inferno non ce lo meritiamo affatto, e che il Paradiso, dopo tutto, non è ancora perduto.