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Gemelline siamesi. Vittime di un mondo che non e' il loro
Firenze, 20 Luglio 2011. La vicenda delle gemelline siamesi nate a Bologna con un solo organo cardiaco, e' sintomatica della cultura e del costume del nostro Paese: curare piuttosto che prevenire. Quale vantaggio umano, scientifico e civico si avra' da quanto innegabilmente accadra', cioe' la morte di una delle due, se non di entrambe? Eminenti bio-eticisti e filosofi (le loro opinioni si trovano ovunque) si stanno arrampicando sulle nuvole per non dire che le cose non potranno che evolversi in questo modo: cercano giustificazione alla loro complicita' nel non aver fatto il possibile perche' la prevenzione sia predominante. La medesima cultura non-abortista della mamma delle gemelline che -consapevole- ha deciso di portare a compimento la gravidanza. Una cinquantina di anni fa sarebbero morte tutte, mamma e gemelline. Oggi la scienza medica ha consentito alla mamma di vivere, ma perche' chiedere sempre a questa scienza di dover decidere in vece della mamma: sara' il medico ch
e
scegliera' chi delle due dovra' vivere, ammesso che ce la faccia contro la probabile morte di entrambe. E' la stessa cultura che, nel recente testo di legge approvato dalla Camera sul testamento biologico, invece di far decidere gli interessati, da' diritto al medico di decidere sull'accanimento terapeutico verso un malato terminale.
Le vittime, di un mondo che non e' il loro, sono le gemelline. Il carnefice e' questa cultura.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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