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sabato 23 luglio 2011

Gli Ordini e la Manovra

Tratto da Il Legno Storto del 15 luglio 2011

di Vito Foschi

In questi giorni di turbolenze sui mercati con il differenziale fra
Bund e Btp ai massimi, e con il rendimento dei Bot al 3,67% si è stati
costretti ad approvare la manovra finanziaria in tutta fretta per
evitare conseguenze ben peggiori. Un aumento dei tassi interessi oltre
a causare un aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico
rischiando di vanificare gli effetti della manovra provoca il
deprezzamento del valore dei BTP che debbono allinearsi al nuovo
tasso. Questo aggrava i problemi delle banche italiane grande
detentrici di BTP. Di fatto si troverebbero nella necessità di
svalutare i titoli che hanno in pancia con le ovvie ripercussioni sul
valore delle loro azioni. Insomma un effetto a catena dagli effetti
quantomeno pericolosi.

In questo contesto si è inserita la discussione della finanziaria e
dell'ormai famigerato emendamento che introduceva l'art. 39 bis che
avrebbe abolito gli ordini professionali e liberalizzato il settore
delle professioni. Questo emendamento ha scatenato l'ira dei
parlamentari avvocati e notai appartenenti al Pdl che hanno minacciato
di non votare la fiducia alla finanziaria se non veniva bloccato il
famoso art. 39 bis. A loro si sono aggiunti i rappresentanti delle
professioni minacciando scioperi e stracciandosi le vesti per il fatto
di essere stati equiparati alle imprese. Su quest'ultimo punto,
chiederei ai liberi professionisti se lavorano per la gloria e non per
portare la pagnotta a casa come tutti gli altri uomini e donne.
Al di là di considerazioni sulla necessità o meno dell'abolizione
degli ordini professionali, istituiti, non dimentichiamolo, dal regime
fascista, e dal canto nostro ci schieriamo apertamente con
l'abolizione e per un sistema di libere associazioni in concorrenza
fra loro, quello che colpisce è la difesa corporativa ad oltranza.
Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo in questi giorni, con
il non tanto remoto rischio di default, colpisce l'ostinazione degli
ordini che antenpogono i loro interessi personali a quelli del paese.
Anche le opposizioni con tutti le giravolte del caso hanno in qualche
modo offerto la loro collaborazione di fronte all'emergenza. Invece
avvocati e notai di fronte all'emergenza cosa fanno? Minacciano di non
votare la manovra. Siamo ragionevoli e quindi capiamo la difesa
corporativa, ma di fronte al rischio di default, la cosa lascia
sinceramente allibiti.
Infine l'emendamento è stato stralciato dalla finanziaria ripiegando
su una più generica riforma da fare più in là e questo la dice lunga
sul potere di interdizione degli ordini professionali. Questo fa
nascere seri dubbi sulla reale possibilità di fare una riforma degli
ordini professionali. Se di fronte al rischio default è prevalso
l'interesse corporativo, in una situazione normale cosa potranno fare
Parlamento e Governo? Ci si chiede se il Parlamento rappresenti
veramente gli elettori o se sia solo una dipendenza degli ordini
professionali, perché di fatto hanno dimostrato un'enorme potere di
interdizione, in particolare avvocati e notai.
Considerato ciò, ci permettiamo di chiedere ai rappresentanti di tali
categorie di far approvare un emendamento per una sforbiciata alle
tasse, per l'eliminazione delle provincie ed infine, dato che le
imprese fanno loro orrore, per privatizzare Eni, Enel, Finmeccanica,
Poste e Rai.
Concludendo, questo emendamento è l'emblema della situazione italiana,
dove il potere di interdizione delle lobbies blocca qualsiasi
possibilità seria di riforma lasciando sprofondare il paese sempre più
nella stagnazione economica e nei debiti.

Tea Party

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