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Rai, gestione e partiti. Cosa inventarsi ancora per non privatizzarla? Oggi tocca a Bersani
Firenze, 18 Aprile 2010. La Rai e la sua gestione, in mano ai partiti politici, e' un campo di battaglia dove tutti i contendenti, alla fin fine, si trovano sempre d'accordo. E' come il finanziamento pubblico ai partiti: quando la torta e' grande e succosa, gli ostacoli spariscono. Sulla Rai, i partiti si comportano come i famosi ladri di Pisa del detto popolare: il giorno litigavano e la notte andavano a rubare insieme.
"Fuori i partiti dalla Rai". E' un passaggio dell'intervento di Pierluigi Bersani alla direzione del Partito Democratico. "Presenteremo presto un ddl per lasciare fuori i partiti dalla Rai. Gli organismi di garanzia attuali si sono rivelati strutturalmente impotenti a garantirci. E' necessaria anche una nuova legge antitrust che e' anche il modo -sottolilnea Bersani- per affrontare il conflitto di interessi".
Il Pd e' erede, in larga parte, di quel Partito Comunista Italiano che, a fine marzo 1990 (segretario Achille Occhetto), si impegnava solennemente per far uscire i partiti dalla gestione delle Unita' Sanitarie Locali. L'allora ministro ombra della Sanita', Giovanni Berlinguer, diceva: "Se questa separazione non ci sara', dopo le elezioni noi rifiuteremo di nominare nostri rappresentanti politici. E sfidiamo gli altri a fare altrettanto..." (1).
Come siano andati i fatti con le Usl (oggi Asl) e' noto a chiunque. Ed oggi (il lupo perde il pelo ma non il vizio?) ci risiamo.
Ovviamente non sappiamo quali siano le intenzioni del segretario del Pd e come sara' questo disegno di legge preannunciato, ma non abbiamo potuto fare a meno di ricordare questo tipo di proposta gia' avanzata venti anni fa. Proposta che se non prende in considerazione la modifica totale dell'assetto societario della Rai, corre il rischio di diventare solo fumo negli occhi.
Noi siamo d'accordo con Pierluigi Bersani, ma per evitare che certi impegni divengano come quelli del suo partito per le Usl del 1990, ci teniamo a sottolineare che c'e' solo un metodo per realizzare quanto oggi ha auspicato: consegnare la Rai al mercato. Prima di tutto privatizzandola cosi' come avevano chiesto gli italiani con un referendum nel 1995. Una privatizzazione che, attuata con ferree norme antitrust, farebbe terminare l'attuale duopolio con Mediaset, e farebbe venire meno l'abuso di posizione dominante che vede oggi la Rai pagata con un'imposta (il cosiddetto canone) competere nel medesimo mercato con altri concorrenti che non percepiscono i benefici di questa imposta.
Insomma, un consiglio al segretario del maggiore partito di opposizione: le belle proposte possono essere tali solo se hanno una prospettiva. Quale prospettiva per una Rai senza partiti con un Parlamento espressione dei partiti e non di elettori che non scelgono gli eletti, le banche espressione dei partiti (cosa ha detto il segretario federale della Leganord, Umberto Bossi, proprio in questi giorni?), la Sanita' espressione dei partiti (nonostante le buone intenzioni del 1990 e alcuni governi a cui hanno partecipato: Lazio, Puglia, Campania... Lazio, Puglia, Campania...), le utilities in mano ai partiti (luce, acqua, gas....), etc.? La vediamo male.... Forse, se proprio si vogliono buttare fuori i partiti dalla Rai basterebbe ascoltare quanto detto, per l'appunto, dagli elettori col referendum del 1995. Ma... interessa?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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