COMUNICATO STAMPA DEL 16.11.2010
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Fra il dicembre 2003 e il marzo 2004, Daniele Pugliese – 22 anni a l'Unità, 10 alla Regione Toscana a fondare e dirigere l'Agenzia di informazione della Giunta presieduta da Claudio Martini e ora un libro di racconti, Sempre più verso Occidente edito dalla Baskerville di Bologna –, dopo aver letto un interessante pamphlet di Marco Revelli pubblicato da Einaudi e intitolato La politica perduta, replica, sottoscrive e aggiunge, scimmiottando Proust. Il risultato è La politica ritrovata, un saggio breve ma denso, pieno di passion! e ed arr ovellamenti, per cercare qualche idea che ci faccia evitare la sconfitta totale. Nella prefazione – scritta in una stagione in cui era ancora desta la speranza per quei tanti che sfilarono a Firenze al Social Forum contro la guerra nel mondo – Pugliese confessa di aver come molti smarrito la politica «con il crollo del muro di Berlino. Meglio, con il Pci che, dopo quell’evento, decide di cambiare nome. Più esattamente: con le aspre polemiche e le lacerazioni che hanno seguito quel battesimo ripetuto». Ma, precisa Pugliese, «neanche questo è esattamente vero. Sia il prima che il dopo sono diversi. Disorientamento anche prima, convinzioni e convivenze anche dopo. Ma in quel frangente ho preso posizione. Sul "balconcino congressuale", rubrica dedicata da Cuore, settimanale satirico de l’Unità, a entusiasti, esclusi, reclusi, schivi, smarriti, ho scritto il 5 febbraio 1990: "È mai possibile che ci si scaldi tanto per fare quello che da molti anni avremmo voluto ma non avevamo mai avuto il coraggio di fare? Il comunismo è una condizione dell’anima. Il resto ha un altro nome". Da allora mi sono chiuso in un mutismo che neanche l’etichetta addosso di giornalista del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha potuto scalfire. Da quel silenzio sono uscito da non molto, ma è solo leggendo il libro di Marco Revelli che ho sentito di dover dire, di nuovo, la mia. La propongo a chi ne fosse interessato». Razzolando fra le sue antiche letture – da Hobbes a Machiavelli, da Marx a Gramsci, dai padri della psicanalisi a Nietzsche, da Hannah Arendt a Primo Levi – Pugliese tenta di tracciare qualche caposaldo con cui potersi ripresentare! in piaz za, o anche solo a una riunione, affermando qualcosa di scomodo e controcorrente. Un fremito, insomma, dinanzi a un fantasma che potrebbe aggirarsi di nuovo per l'Europa. All'epoca troppo impegnato in altre altrettanto serie faccende per potersi cercare un editore, Pugliese ha perso il treno della pubblicazione ed ora, avendo un blog tutto a sua disposizione – www.danielepugliese.it –, ha deciso di metterlo on line un capitolo al giorno. Un omaggio ai suoi lettori e, soprattutto, a una passione che non ne vuol sapere di morire. Così, mentre in molti si accostano o si riaccostano alla politica cercando un leader capace di rappresentarli e tener desti i loro cuori, Pugliese torna indietro alla ricerca dei basamenti, delle pietre miliari, del substrato, dell'arché, il principio. Si imbatte così nel senso della giustizia, nel ancoramento alla responsabilità, nel bisogno di protezione e sicurezza, nell'inueludibilità dello stare insieme ed essere gruppo, comunità pur essendo inesorabilmente individui, indivisibili, solitari. Politica come pensiero. connessioni logico-concettuali attivate da emozioni e sentimenti, da uno stomaco che grida ancora più forte. È su questa strada che, senza nulla concedere al religioso e senza scalfire lo scetticismo dell'agnostico e del non credente, incrocia una molla potentissima a cui accostarsi senza abbandonarvisi: la fede. |
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