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Orari negozi e aperture festive. Darla sempre vita alle corporazioni?
Firenze, 16 Novembre 2010. E' un po' scombussolato il mondo del commercio fiorentino dopo che la Confcommercio ha chiesto un deroga alle abituali chiusure festive, si' che il 26 dicembre chi vuole possa tenere aperto il proprio esercizio. I contrari sono Confesercenti, sindacati, Chiesa cattolica e alcuni commessi interpellati dai media a macchia di leopardo. Schieramenti che, pero', non sono in genere omogenei sulle chiusure: Confesercenti, per esempio, aveva a suo tempo ceduto per l'apertura il Primo Maggio, giorno su cui non si pronuncia la Chiesa cattolica che, invece, e' in prima fila contro le domeniche in genere. Cioe', ognuno fa il proprio interesse corporativo, economico o ideologico che sia. Ma l'interesse collettivo, cioe' quello dei consumatori, che sono tutti i cittadini? Sembra non esserci. E, sinceramente, ci stupiremmo del contrario: forse e' ai consumatori che le autorita' pensano quando, per esempio, stabiliscono gli orari dei negozi o quelli degli uffici co
munali
e statali? No! Prima gli impiegati e poi il resto con concessioni tipo "un giorno alla settimana l'anagrafe apre anche il pomeriggio..." oppure "l'ultima domenica del mese puoi anche andare a fare la spesa" ma mai dopo le 21 che, se ti manca il latte per il pupo, devi andare ad elemosinarlo in qualche gelateria gentile.
E stiamo parlando di Firenze, una delle perle del turismo nazionale e non solo, che nel turismo ha il traino della propria economia.
Dicono che siamo in un'economia di mercato. Dicono. Perche' invece e' un'economia delle corporazioni, dove chi riesce a fare la voce piu' grossa impone il proprio interesse a tutti.
Quali sono -se non quelli corporativi- i motivi che ostano all'apertura anche il giorno di Natale o del Capodanno o 24 ore su 24? Forse in citta' come Firenze non ci sarebbero acquirenti? Suvvia. Forse i treni o gli aerei o i servizi energetici si fermano di notte e nelle feste della Chiesa cattolica? Se accadesse tutti griderebbero allo scandalo; per cui ferrovieri, piloti, hostess, stuart, operai e impiegati delle aziende energetiche lavorano facendo i propri turni perche' sanno che il loro lavoro e' cosi', altrimenti andrebbero a fare altro. E perche' il commercio dovrebbe essere meno importante, o non si basa anch'esso sul mercato e sulla essenzialita' della propria funzione? E se il mercato chiude, va da se' che anche la ricchezza si sospende e c'e' un declino generale.
Dobbiamo continuare a farci male calpestando l'interesse collettivo a vantaggio di quello delle corporazioni?
Se si evidenziano queste contraddizioni e l'amministratore/legislatore non e' tale per difendere gli interessi di una corporazione, perche' non dovrebbe fare l'interesse collettivo?
Aspettiamo fiduciosi.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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