Siamo operatori dell'Amministrazione penitenziaria e vogliamo fare pubblicamente una proposta, che necessita di una breve premessa: a giudicare dalle dichiarazioni ufficiali, sembra che tutti ignorino che la carenza di personale dirigenziale e tecnico amministrativo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (dirigenti, educatori, assistenti sociali, contabili, formatori, tecnici vari e operatori amministrativi) è molto più alta rispetto alla carenza di personale di polizia penitenziaria, rispettivamente: -3.056 su 9.487 (-32,21%) e -3.029 su 41.268 (-7,3%) (dati Dap al 31 maggio 2010).
Possiamo comprendere che il cosiddetto allarme "sicurezza" induca il Ministro ed i vertici del Dipartimento a prestare maggiore attenzione ai numeri di quegli operatori che hanno il compito primario di garantire la sicurezza e l'ordine rispetto agli altri, il cui compito primario è invece rispettivamente quello di dirigere, coordinare, orientare risorse umane e gestire risorse materiali, di garantire sostegno, osservazione e trattamento per quasi il doppio dei detenuti previsti, di destinare oculatamente i pochissimi fondi assegnati, di garantire la manutenzione delle strutture fatiscenti, di fornire supporto amministrativo per tutti questi compiti, ecc.
In tempi di "emergenza", del resto, non si può troppo sottilizzare, si dirà, né perdere tempo a ragionare sulla natura e la qualità degli interventi che lo Stato può mettere in campo per garantire la sicurezza dei cittadini. Ci adeguiamo. Non possiamo o non riusciamo a fare altro, fermo restando l'impegno costante e a volte vano di tentare di garantire almeno l'irrinunciabile.
Ci pare però opportuno evidenziare un dato, che a noi sembra significativo e che tutti gli addetti ai lavori conoscono, ma che non produce stranamente pensieri e proposte conseguenti: moltissime unità di polizia penitenziaria lavorano all'interno dei tanti uffici dell'amministrazione, sia nelle strutture periferiche, cioè gli Istituti penitenziari, sia soprattutto nei Provveditorati regionali e più ancora presso lo stesso Dipartimento a Roma, negli uffici del Ministero o in altre sedi le più varie, per un totale di circa 9.000 unità (da un articolo di Andrea Garibaldi sul Corriere della Sera del 24 agosto 2009).
Perché? Fra gli altri motivi, perché la carenza di personale amministrativo è tale, che si rende necessario distogliere gli agenti dalle sezioni detentive per permettere l'espletamento delle indispensabili pratiche amministrativo - burocratiche, ferma restando l'impossibilità di sostituire personale di certi ruoli con ruoli diversi.
Il numero reale è uno strano mistero sul quale non si riesce neanche dal di dentro a fare luce. Stima la Uil (sempre secondo quanto riportato dall'articolo summenzionato), che circa 2.500 unità di polizia penitenziaria sono impiegate negli istituti all'interno degli uffici, senza quindi contare quelle distaccate presso i Provveditorati o il Dipartimento o altre sedi.
Già soltanto questo numero è maggiore delle duemila assunzioni annunciate dal Ministro Alfano. La nostra proposta è molto semplice e praticabile: assumere duemila operatori amministrativi invece dei duemila poliziotti penitenziari.
I motivi sono molti: i poliziotti presenti negli uffici potrebbero finalmente tornare a svolgere i loro compiti istituzionali, supportando i loro colleghi che oggi affrontano un carico di lavoro molto pesante, come giustamente sottolineato quotidianamente dai sindacati, dalla stampa e dalla stessa Amministrazione; gli uffici amministrativi riceverebbero supporto per svolgere la pesantissima mole di pratiche necessarie all'andamento degli istituti, quel supporto oggi offerto dalle unità di polizia penitenziaria distolte dal servizio istituzionale; soprattutto lo Stato, e quindi i cittadini, ricaverebbero un risparmio enorme, che non siamo in grado di quantificare, ma il Ministro Tremonti saprebbe farlo, poiché - e questa ci sembra la ciliegina sulla torta - un poliziotto penitenziario - già all'inizio della sua carriera ed anche se lavora di fatto in compiti amministrativi - costa molto di più di un operatore del comparto ministeri e gode di benefici contrattuali dal punto di vista normativo oltre che economico che sono una chimera per gli operatori cosiddetti "civili" dell'amministrazione penitenziaria.
Oggi, se non è chiaro, lo Stato paga quotidianamente per le prestazioni amministrative cifre molto più alte di quelle che pagherebbe se le stesse mansioni fossero svolte dalle categorie di personale previsto dalla legge, lasciando scoperte le sezioni detentive ed erogando parallelamente centinaia di migliaia di euro di straordinario ai poliziotti che in sezione ci lavorano.
Insomma, converrebbe a tutti assumere personale civile nell'Amministrazione penitenziaria. La carenza di organico di polizia penitenziaria è - almeno in parte - "virtuale", è cioè la conseguenza della carenza di personale amministrativo, oggi sostituito dai poliziotti. È l'uovo di Colombo. Eppure nessuno ci aveva pensato. Era nostro dovere di cittadini farlo presente. Personale "civile". Che il Ministro Brunetta sappia che nell'amministrazione pubblica operano molte persone "civili", non solo fra le forze dell'ordine.
Un gruppo di operatori del Prap della Toscana
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