Carcere: "Il personale non basta
La sicurezza è a rischio"
Sit-in della polizia penitenziaria sotto la prefettura per denunciare le carenze d'organico anche alla luce del prossimo ampliamento dell'istituto di via Burla. Appello alle istituzioni locali: "E' un problema di Parma"
di RAFFAELE CASTAGNO
"Factotum di un'isola infelice". Si definiscono così gli agenti della polizia penitenziaria che si sono dati appuntamento sotto la prefettura per portare all'attenzione della città le difficili condizioni di lavoro che sono costretti a fronteggiare quotidianamente nel carcere di via Burla. La manifestazione è stata indetta dai i sindacati di categoria. Tra i principali problemi quello dell'insufficienza del personale: al momento sono 300 gli effettivi in servizio, contro i 479 previsti. Una situazione già dura, che potrebbe diventarlo ancor più quando saranno attivate altre 5 sezioni, allo stato attuale in attesa di collaudo.
"Impossibile aprirne altre senza almeno 60 unità" spiegano. La necessità di potenziare l'organico è tanto più urgente visto l'aumento della popolazione carceraria. In via Burla sono stipati qualcosa come oltre 700 detenuti, in una struttura che può accoglierne 300. In media, come spiegano nel volantino, c'è un agente ogni 50 detenuti: "E dobbiamo fare di tutto, educatori, psicologi, se un suicidio viene sventato è grazie alla nostra vigilanza. Un lavoro gravoso, ma non ci spaventa, chiediamo solo di lavorare nelle giuste condizioni".
Ma le promesse del governo e del guardasigilli Angelino Alfano per ora sono state disattese. "Nei comizi pubblici il ministro aveva garantito l'assunzione di 2mila agenti. E' passato un anno, in cantiere non c'è niente". Del resto la scure dei tagli non ha fatto sconti al settore, che si è visto venir meno la cifra di 500milioni di euro. A ciò si sommano meno risorse per i contratti. "Questo mese lo straordinario non è stato retribuito. Siamo obbligati per legge a farlo, oltre al danno la beffa" affermano. Il contratto nazionale prevede un monte di 36 ore settimanali, ma c'è chi un giorno può arrivare a fare fino a 12/13 ore di lavoro. "Ci si è dimenticati del comparto sicurezza".
La gestione dei detenuti è complessa: nel carcere ci sono molti stranieri, spesso dentro per violazione della legge sull'immigrazione. "Richiedono molta attenzione". E poi ci sono i detenuti del 41bis, i mafiosi, la cui vigilanza impegna non poco personale, specie per gli spostamenti. La legge prevede che dovrebbero essere gestiti da un gruppo radiomobile, richiesto qui a Parma: "Potrebbe alleggerire l'impegno, tanto più che alle volte dobbiamo chiedere per la scorta il supporto a polizia e carabinieri, sottraendo una pattuglia alle sue funzioni, ma non abbiamo i mezzi". Una delegazione vedrà il prefetto, ma loro fanno appello a tutte le istituzioni locali: "Abbiamo visto scarsa attenzione, il carcere è un problema della città".
La sicurezza è a rischio"
Sit-in della polizia penitenziaria sotto la prefettura per denunciare le carenze d'organico anche alla luce del prossimo ampliamento dell'istituto di via Burla. Appello alle istituzioni locali: "E' un problema di Parma"
di RAFFAELE CASTAGNO
"Factotum di un'isola infelice". Si definiscono così gli agenti della polizia penitenziaria che si sono dati appuntamento sotto la prefettura per portare all'attenzione della città le difficili condizioni di lavoro che sono costretti a fronteggiare quotidianamente nel carcere di via Burla. La manifestazione è stata indetta dai i sindacati di categoria. Tra i principali problemi quello dell'insufficienza del personale: al momento sono 300 gli effettivi in servizio, contro i 479 previsti. Una situazione già dura, che potrebbe diventarlo ancor più quando saranno attivate altre 5 sezioni, allo stato attuale in attesa di collaudo.
"Impossibile aprirne altre senza almeno 60 unità" spiegano. La necessità di potenziare l'organico è tanto più urgente visto l'aumento della popolazione carceraria. In via Burla sono stipati qualcosa come oltre 700 detenuti, in una struttura che può accoglierne 300. In media, come spiegano nel volantino, c'è un agente ogni 50 detenuti: "E dobbiamo fare di tutto, educatori, psicologi, se un suicidio viene sventato è grazie alla nostra vigilanza. Un lavoro gravoso, ma non ci spaventa, chiediamo solo di lavorare nelle giuste condizioni".
Ma le promesse del governo e del guardasigilli Angelino Alfano per ora sono state disattese. "Nei comizi pubblici il ministro aveva garantito l'assunzione di 2mila agenti. E' passato un anno, in cantiere non c'è niente". Del resto la scure dei tagli non ha fatto sconti al settore, che si è visto venir meno la cifra di 500milioni di euro. A ciò si sommano meno risorse per i contratti. "Questo mese lo straordinario non è stato retribuito. Siamo obbligati per legge a farlo, oltre al danno la beffa" affermano. Il contratto nazionale prevede un monte di 36 ore settimanali, ma c'è chi un giorno può arrivare a fare fino a 12/13 ore di lavoro. "Ci si è dimenticati del comparto sicurezza".
La gestione dei detenuti è complessa: nel carcere ci sono molti stranieri, spesso dentro per violazione della legge sull'immigrazione. "Richiedono molta attenzione". E poi ci sono i detenuti del 41bis, i mafiosi, la cui vigilanza impegna non poco personale, specie per gli spostamenti. La legge prevede che dovrebbero essere gestiti da un gruppo radiomobile, richiesto qui a Parma: "Potrebbe alleggerire l'impegno, tanto più che alle volte dobbiamo chiedere per la scorta il supporto a polizia e carabinieri, sottraendo una pattuglia alle sue funzioni, ma non abbiamo i mezzi". Una delegazione vedrà il prefetto, ma loro fanno appello a tutte le istituzioni locali: "Abbiamo visto scarsa attenzione, il carcere è un problema della città".
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