"Abbiamo saputo pochi minuti fa dell'ennesimo suicidio in carcere, il 21° caso dall'inizio dell'anno: un detenuto italiano si e' impiccato a Firenze Sollicciano. Anche Sollicciano, come le altre 200 prigioni italiane, è un carcere sovraffollato all'inverosimile, con oltre 960 detenuti presenti al 31 marzo scorso rispetto ai circa 500 posti letto regolamentari, in cui mancano in organico oltre 220 agenti di Polizia penitenziaria ed in cui le unità attualmente in servizio fanno davvero grandi sacrifici quotidiani per garantire sicurezza e umanità in carcere. E' tempo di intervenire con urgenza per deflazione il sistema, che altrimenti rischia ogni giorno di più di implodere. Il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è spesso lasciato da solo a gestire all'interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno. Non si può e non si deve chiedere al Personale del Corpo di "accollarsi" la responsabilità di tracciare profili psicologici che possano eventualmente permettere di intuire l'eventuale rischio di autolesionismo da parte dei detenuti. Torniamo a sollecitare l'urgente attuazione delle previsioni contenute nel Piano carceri del Governo, potenziando maggiormente il ricorso all'area penale esterna e limitando la restrizione in carcere solo nei casi indispensabili e necessari. Una cosa è certa: se non fosse per la professionalità, l'attenzione, il senso del dovere dei poliziotti penitenziari le morti per suicidio in carcere sarebbero molte di più di quelle attuali."
E' quanto dichiara Donato CAPECE, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – il primo e più rappresentativo della Categoria -, a commento della morte per suicidio di un detenuto nel carcere di Firenze Sollicciano.
Roma, 23 aprile 2010
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