http://www.aduc.it/editoriale/nuova+tassazione+rendite+finanziarie+banche+ridono_19284.php
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Nuova tassazione delle rendite finanziarie: le banche ridono, i piccoli risparmiatori piangono
Firenze, 6 Luglio 2011. Premettiamo che le manovre finanziarie andrebbero commentate quando escono definitivamente dall'ultimo ramo del parlamento. Dall'approvazione del testo in consiglio dei ministri alla pubblicazione in gazzetta ufficiale della versione definitiva può succedere di tutto.
Per quanto riguarda la riforma fiscale, poi, anche l'approvazione definitiva del disegno di legge delega non porterebbe a niente di immediato perché il disegno di legge delega, come dice il nome, delega il Governo a fare la riforma che deve essere sviluppata con i decreti attuativi che devono ancora una volta passare per il vaglio del Parlamento. Ad oggi, quindi, di concreto ci sono solo alcuni principi generali ed il salasso relativo all'imposta di bollo sul dossier titoli che ha – purtroppo – ottime possibilità di concretizzarsi a breve.
Allo stato attuale si può dire che quel "diavolo" di Tremonti è riuscito ancora una volta a fare la cosa giusta nel modo sbagliato.
L'armonizzazione delle rendite finanziarie, elevando l'aliquota dal 12,5% (che è oggettivamente bassa) al 20% per tutti i tipi di rendite finanziarie è una cosa sensata. Era nell'aria ormai da moltissimi anni, almeno un decennio (ne abbiamo parlato diverse volte su questo sito, ad esempio: "La demagogia sulla tassazione delle rendite finanziarie" http://investire.aduc.it/editoriale/demagogia+sulle+tassazione+rendite+finanziarie_9926.php) .
Il problema è che l'aliquota oggettivamente bassa del 12,5% portava con se una serie di assurdità e distorsioni che in alcuni casi portano a tassare delle rendite finanziari inesistenti quando non si arriva al paradosso di tassare le perdite. Si pensi alla cervellotica tassazione degli ETF.
Si pensi alla distinzione fra rendite da capitale e capital gain che spesso è basata su criteri assurdi.
L'armonizzazione delle rendite al 20% avrebbe un senso e sarebbe accettabile solo se facesse piazza pulita di tutte queste assurdità.
Tremonti, al contrario, ha pensato bene di introdurre nuove distorsioni ma sopratutto di cogliere l'occasione per tartassare i piccoli e piccolissimi risparmiatori.
La distinzione fra la tassazione dei titoli di stato e gli altri strumenti finanziari difficilmente si può comprendere se non in una logica di paura legata dall'attuale crisi dei debiti sovrani. Siamo sicuri che a livello europeo ci consentiranno di tassare diversamente un titolo di stato italiano da una francese o tedesco?
Ciò che risulta però particolarmente odiosa è la stangata relativa all'imposta di bollo sui dossier titoli che passa da poco meno di 35 euro a 120 euro per poi salire addirittura a 150 euro nel 215 per i dossier titoli con meno di 50.000 euro. Per i dossier titoli con più di 50.000 euro l'imposta sarà pari a 380 euro.
Ciò significa che per i piccoli risparmiatori le tasse complessive che si devono pagare per investire su singoli titoli si aggirano tra il 30 ed il 50%!
Facciamo quattro conti, con il bollo a regime (post 2013), se passasse la manovra così com'è.
Su 10.000 euro, un piccolo risparmiatore che investe in un'obbligazione al 4%, ottiene 400 euro lordi, ma a lui ne rimangono in tasca solo 170: tassato al 57,5!
Anche un risparmiatore meno piccolo che investe 50.000 euro, sempre al 4%. Ottiene 2.000 euro lordi, ma a lui rimangono 1.220 euro: tassato al 39%!
Con i titoli di stato le cose andrebbero leggermente meglio. Per 10.000 euro la tassa è del 50%. Del 31,5% per 50.000 euro!
E' del tutto evidente che con questa tassazione è insensato, per cifre alla portata dei piccoli risparmiatori investire in singoli titoli finanziari.
Così abbiamo risolto il problema dell'educazione finanziaria: i cittadini con piccole cifre non devono investire in singoli titoli, basta avere i depositi in banca e poi ci penseranno le banche. Fino ad oggi, del resto, hanno dato ottima prova di saperlo fare bene...
Ma la costituzione non proteggeva il risparmio?
Non si parlava, un po' di tempo fa, dell'importanza dell'azionariato popolare?
C'è una cambiamento di strategia in tutto questo oppure è solo un modo per cercare di arraffare denaro dove è più facile farlo?
PS Fra le molte cose che si trovano in rete su questo progetto di riforma della tassazione delle rendite finanziarie, mi fa piacere segnalare un testo di Marco Liera che trovo uno dei più ragionati ed accessibili: http://www.youinvest.org/ws_section_item.php?itemId=27§ionId=4
Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del risparmio
http://investire.aduc.it
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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