Milano, 27 settembre 2010. C'è del marcio a Milano. Si chiama 'Ndrangheta e le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia rivelano quanto esso sia diffuso e infetto, nel capoluogo lombardo. C'è del marcio a Milano. Si chiama razzismo e impedisce alle ultime famiglie Rom rimaste in città, dopo anni di pulizia etnica, di integrarsi, accedendo al mercato del lavoro e alle politiche abitative. Da parte nostra, siamo ormai senza parole per definire le atrocità - che purtroppo sono ormai al di là di ogni dubbio "istituzionali" -che colpiscono quotidianamente bambini, donne, persone malate e indigenti, colpevoli di appartenere a un popolo già schiavo e poi massacrato - nei tempi passati - in questa stessa nostra Europa. La speranza di veder resa giustizia alle Istanze contro la repressione razziale dei Rom da parte dell'Unione europea (i cui fondatori sognarono un insieme di nazioni affratellate da valori e principi ispirati a civiltà, democrazia e tolleranza) o delle Nazioni Unite (la cui filosofia è riassunta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) sembra definitivamente tramontata dietro le barriere dell'opportunità politica ed economica. Vince ancora una volta la discriminazione. Vince l'odio. Vince tutto ciò che incarna e rappresenta il "male", in antitesi al progresso dell'umanità. Come stupirsi, allora, se nella solita indifferenza il solito ministro Maroni annuncia che "nessuna casa popolare sarà assegnata ai Rom allontanati dai campi 'regolari' di Milano e che hanno i titoli per restare in città"?
"Il campo Rom di Triboniano verrà chiuso," specifica l'esponente della Lega Nord, "e chi ha i titoli per restare in città avrà una sistemazione, escludendo l'utilizzo di case di edilizia residenziale pubblica o del Comune". Questo significa, salvo smentite, che le famiglie Rom del Triboniano non beneficeranno di alcune politica di sostegno e accoglienza, se non le classiche offerte di ricoveri dopo smembramento dei nuclei familiari o di case in affitto al di sopra delle possibilità di tutti i capifamiglia. "Proporrò a governo e a Parlamento," ha inoltre ribadito Maroni, "di poter espellere i cittadini comunitari senza i requisiti previsti dalla direttiva europea del 2004".
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