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domenica 15 aprile 2012

Copertino - 15 Aprile 2012 - Presentazione ufficiale di "De memoriae fragmentis. La cappella della Maddalena nel Castello di Copertino" (Lupo Editore) a cura di Sergio Ortese e Carmelo Cipriani

Lupo editore e l’Ass. Culturale “De là da mar” presentano

De memoriae fragmentis. La cappella della Maddalena nel Castello di Copertino a cura di Sergio Ortese e Carmelo Cipriani (Lupo editore)

Castello di Copertino - Domenica 15 aprile ore 18.00

Interverranno l'editore Cosimo Lupo, i curatori del volume, Sergio Ortese e Carmelo Cipriani
Presenterà Caterina Ragusa, Direttrice del castello di Copertino.
Modererà Stefano Donno, giornalista

La presentazione del volume De memoriae fragmentis. La cappella della Maddalena nel Castello di Copertino a cura di Sergio Ortese e Carmelo Cipriani, edito da Lupo editore, sarà nel castello di Copertino, a cura dell'Associazione Culturale “De là da mar” , domenica 15 aprile, alle ore 18.00, presso il mastio del castello.
Interverranno l'editore Cosimo Lupo, i curatori del volume, Sergio Ortese e Carmelo Cipriani. Presenterà Caterina Ragusa, direttrice del castello di Copertino.
Modererà Stefano Donno, giornalista

La cappella della Maddalena nel castello di Copertino. Intervento di Sergio Ortese “Il castello fu realizzato negli anni Trenta del '500 e completato nel 1540 dall'architetto pugliese Evangelista Menga su committenza del marchese Alfonso Granai Castriota, generale di Carlo V e feudatario della vasta Contea di Copertino, già istituita da Carlo I d'Angiò nel 1266. Impostato su una pianta quadrilatera, l'edificio rinascimentale racchiude a più livelli i resti della precedente fortificazione medievale: il mastio angioino a base scarpata, una grande scuderia, alcuni ambienti abitativi e persino una minuscola cappella gentilizia venuta alla luce nel corso dei restauri eseguiti dalla Soprintendenza di Puglia, tra il 1971 e il 1983, quando sul lato Sud-Ovest del cortile si pose mano alla liberazione delle arcate della loggia. Alla cappella di forma quadrata (lievemente rettangolare nel senso della larghezza) con unica abside fortemente decentrata, vi si accede attraverso una porta (per lungo tempo rimasta murata) posta a un livello intermedio dell’attuale scalone esterno.
Le sue pareti, come si intuisce dai frammenti pittorici superstiti (spesso a livello di semplice sinopia), accoglievano un ciclo di altissima qualità con le Storie di Cristo e della Maddalena, poi irrimediabilmente danneggiato quando, abbattuta la volta, si procedette a inglobare l’oratorio nell’attuale struttura cinquecentesca. Nel 1998 un nuovo intervento di restauro condotto dalla Soprintendenza puntò l’attenzione sul recupero di numerosi frammenti pittorici, attualmente staccati e privi di riferimento logistico. Tali frammenti pittorici (oggetto della presente mostra allestita al piano superiore del castello), furono selezionati tra i materiali di risulta di cui era colma la cappella al momento della scoperta.

Alcuni di essi provengono dalle pareti, altri dalla demolita volta. Tra i più interessanti si segnala il brano dell’Ultima e cena e del Noli me tangere, oltre a numerosi stemmi facenti capo alle famiglie Enghien – Brienne, Orsini del Balzo e Chiaromonte (alias Clermont – de Guilhem - Lodève). Tali insegne araldiche, se da una parte consentono di ricostruire la committenza del ciclo, dall’altra s’intrecciano ai passaggi feudali della contea di Copertino che la regina Maria d’Enghien avrebbe ceduto in dote, nel 1415 o poco dopo, alla figlia Caterina del Balzo Orsini, in occasione delle nozze con Tristano Chiaromonte. Essendo presenti le insegne araldiche dei due sposi, siamo obbligati a collocare il ciclo dopo la celebrazione di tali nozze (1415) e non oltre il 24 aprile 1429, quando Caterina premuore al marito. Il recente restauro degli affreschi (2007), per quanto non abbia potuto colmare la lacunosità del ciclo, conferma l’eccezionalità iconografica del programma decorativo e, soprattutto, la straordinaria qualità di un Maestro attivo nella corte dei principi del Balzo Orsini.
Il ritrovato ciclo tardogotico di Copertino, insieme a quello di Santa Caterina di Galatina, Santo Stefano a Soleto e di altri cantieri di minor estensione, ma non meno importanti sul piano qualitativo, concorre a dimostrare che il Salento fu interprete di una interessante stagione artistica quattrocentesca, spesso misconosciuta a causa di aggiornamenti iconografici, manomissioni, dispersioni, cancellature o addirittura distruzioni. Il dato quantitativo pertinente a questo settore del Patrimonio storico-artistico, già estremamente notevole alla luce dei più recenti studi, è certamente suscettibile di nuove acquisizioni se si procederà con maggiore sistematicità nell’applicazione di aggiornati restauri, con metodi di indagine specialistica.”
(SERGIO ORTESE - Dottore di Ricerca Università del Salento)

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