LA PADANIA 25 NOVEMBRE VETERINARIA CAMPANA......SERVONO I CASCHI BLU
Non è vero!
E' demagogia!
Ma figuriamoci, in Campania va tutto strabene, civiltà, legalità, fraternità eccelse!
Sono panzane per esempio che i buffalotti vengano sepolti vivi perché maschi, non danno latte, sono virtuali i rifiuti tossici concimati nei terreni agricoli che nutrono il bestiame e la spazzatura per le strade un giorno no e un mese no, è taroccata sulle foto e nelle riprese televisive!
Le Asl sono extraordinarie, un esempio a cui ispirarsi!
Il randagismo, la zoomafia sono cartoons per rallegrare gli animi!
Cicerale è il paradiso dei randagi.
I tumori maligni lamentati in queste zone non esistono!
Al sodo, leggere questa denuncia, notizia di reato di Stefania Piazzo su La Padania e stare a guardare significa essere correi del disastro campano. Che è disastro italiano, perchè l'Italia intera e non solo, mangia il loro veleno.
Chiliamacisegua questo veleno lo sputa e lo divulga a manetta.
Che gli onesti ascoltino, intercettino e provvedano.
Perchè questo che accade è truffa allo Stato!
Ecco, lo Stato, dove "Walter" è?
Chiliamacisegua
VETERINARIA CAMPANA......SERVONO I CASCHI BLU
Quadro surreale nel Rapporto del ministero della Salute: «Le attività in ambito di sanità veterinaria e sicurezza alimentare non sono assicurate con evidenti rischi per la salute pubblica»
di Stefania Piazzo
Allora, partiamo.
Banca dati nazionale dell'anagrafe animale: sotto il 3-5%. Sotto il minimo del minimo richiesto. Non sai cosa entra, non sai cosa esce. E chi ci traffica.
Territorio non indenne da Tbc e brucellosi. E salmonella. Allevamenti fuori controllo, verifiche su significative malattie virali insufficienti rispetto ai livelli minimi di sorveglianza.
Vigilanza su altri virus sotto il 50%. Prodotti tossici e residui di farmaci nel cibo? Solo un terzo i controlli attuati.
Un quadro da paura, registrato in Campania dal ministero della Salute che ha messo in fila, una dopo l'altra, in un documento inviato al commissario ad acta, il presidente Stefano Caldoro, l'esito nefasto e disarmante di numerose ispezioni nella sanità veterinaria pubblica campana e sul suo territorio: dalla bistecca, alle bevande per intenderci, sino al randagismo dei canili lager (al quale dedicheremo un servizio a sé), strutture che perdurano nella loro lagericità nonostante i processi - nonostante i richiami di quei coraggiosi uffici avamposto di quella fetta di ministero che interpreta i cambiamenti della società - nonostante i requisiti mancanti per vincere gli appalti che però le asl, sempre le stesse, certificano agli stessi nomi, sempre gli stessi. È la sanità veterinaria di Cicerale. E non solo.
La conclusione del rapporto, inviato dal Dipartimento della qualità, Ufficio X, direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli di assistenza e dei principi etici di sistema, è la seguente: «Questa situazione fa ritenere che le attività, in ambito di sanità veterinaria e sicurezza alimentare, non sono assicurate, con evidenti rischi per la salute pubblica».
Il quadro non è solo devastante. È da caschi blu dell'Onu. Ciò che si mangia e quindi si alleva in Campania, se le cose stanno così, non è "certo". Non è certa la madre, figuriamoci il padre, la patria potestà ovvero la vigilanza veterinaria, insufficiente, latente, assente. La causa non spetta a noi giudicarla. Gli effetti, però, sono sotto gli occhi del mondo. E c'è da vergognarsi.
Le zoonosi, la qualità di ciò che alimenta l'uomo, sono in mano ai veterinari. La domanda che non ha prezzo, temiamo, è: in mano a chi sono i veterinari?
Sono in mano a chi li sa gestire al meglio?
Sono in mano ad una cattiva organizzazione? I veterinari sono le vittime di una mancata formazione? Vittime del poco tempo che scorre inesorabile? Vittime di stipendi da fame, nelle asl e in Regione? Lavorano troppo? Hanno superiori che non dirigono? Sono vittime di una carenza di organico? Vittime della mafia, della camorra?
Ma, vittime o non vittime, che ne pensa la magistratura dei danni criminali che derivano dal mancato controllo dove si infila ogni possibile traffico clandestino di carni, alimenti, additivi, rifiuti residui, animali malati non abbatutti... carni malate trasformate e insaccate all'insaputa delle vittime di cui sopra? Che ne pensa di un pezzo di Stato che non è nelle condizioni di tutelare lo Stato tanto da far sancire che l'attività veterinaria pubblica la Regione non è in grado di assicurarla, testuali parole?
Noi facciamo anche un'altra domanda: quanto vale, per chi traffica, il mancato controllo? Qual è il peso economico, in affari, della Camorra che alleva i suoi interessi negli allevamenti dove l'anagrafe non si sa dove abiti di casa, approfittando di questo devastante cratere creato dalla malasanità veterinaria?
Ma una così alta, consistente moria di controlli e analisi, morti prima ancora di nascere, non dovrebbe far scattare un meccanismo di autodifesa dello Stato rispetto ad un quadro "epidemiologico" della sanità veterinaria fuori controllo?
Ed ecco le «ripetute inadempienze della Regione, in sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti».
BLUE TONGUE, NON È UNA (AB)BATTUTA
È un virus che porta alla febbre catarrale. L'attività di sorveglianza è «inferiore al 50% dei capi... tali da compromettere la conoscenza dello stato epidemiologico del territorio regionale». Che accade se c'è contagio? Capi da abbattere, blocco dell'area con focolaio, blocco del commercio del bestiame.
TBC, BRUCELLOSI PREGO, ENTRATE
Per bovini e caprini, il ministero sentenzia il «mancato raggiungimento della qualifica di ufficialmente indenne sull'intero territorio regionale e particolare situazione di emergenza per la brucellosi bufalina in provincia di Caserta».
Si passa ai Piani nazionali salmonelle. Indovina: «Insufficiente attuazione dei piani negli allevamenti avicoli», perché «per quanto riguarda i riproduttori i dati non sono pervenuti; mentre per le ovaiole sono stati dichiarati 37 gruppi controllati su 74». Chi si accontenta gode?
QUELLA MALATTIA VESCICOLARE
La malattia vescicolare del suino è una malattia virale che impone l'abbattimento dei capi, infetti o sospetti, con pesanti restrizioni commerciali.
In Campania, il mancato ricevimento delle informazioni da inviare alla Commissione ha comportato persino una perdita del 5% di spesa ammessa al cofinanziamento. Chissà, forse il gioco valeva la candela per chi non ha subito il controllo? Il ritardo nel pagamento degli indennizzi ha causato persino una perdita del 75% della spesa ammessa al cofinanziamento. Il gioco rivaleva la candela?
A chiudere il cerchio, il ministero lamenta «la ritardata e incompleta presentazione dell'indagine epidemiologica». Grave? Giudichi il lettore: «La realtà campana - ammonisce il Dipartimento - risulta prevalentemente caratterizzata da insediamenti suinicoli (...)». Come si comporta la veterinaria pubblica, secondo il ministero? «Debole attenzione, da parte dei servizi territoriali, nell'applicazione delle misure di biosicurezza; non puntuale aggiornamento dell'anagrafe suina; insufficiente controllo delle movimentazioni dei suini (movimentazione clandestina)». Letto bene, vero?
Un quadro cristallino. Maiali, un traffico illegale che non viene aggredito da un'azione di controllo e di repressione come richiederebbe l'emergenza e la legge. Poi, un altro affondo: «Negligente applicazione delle disposizioni dei piano sulla malattia vescicolare suina», in particolare ci si sofferma sulla «violazione da parte dell'asl di Avellino dell'ordinanza ministeriale 12 aprile 2008 per aver autorizzato una movimentazione irregolare di suini fuori regione (...) e per non aver sottoposto la stessa azienda speditrice a regolare controllo sierologico e virologico mensile». Laconicamente: «Ciò ha reso necessario l'intervento dei Nas».
Cosa entra? Cosa esce? Nessuno lo sa. O quasi. Il rapporto è perentorio: «bassa percentuale di operatori controllati», ovvero ambulatori, cliniche, allevamenti, ippodromi, canili, gattili, allevamenti da reddito, grossisti, apiari, farmacie, vendite al dettaglio e ingrosso, veterinari autorizzati... Cosa si controlla? Che dire? C'è una «carente o assente attività di programmazione dei controlli». C'è «discrepanza tra dati anagrafici sui grossisti nelle schede di rilevazione e sul numero di operatori autorizzati».
Che si salva, insomma? La veterinaria pubblica non censisce cosa circola e chi fa circolare i farmaci. Cosa gira, Dio solo lo sa. Chi la fa girare, lo giudichi il lettore.
Occhio ai numeri. La Regione ha sì effettuato il 90% dei campioni in 11 dei 14 programmi previsti ma peccato... «senza mostrare miglioramenti rispetto agli anni precedenti».
Un altro bijou: buchi informativi non pervenuti sul Pni, il Piano nazionale integrato di controlli. E ad oggi, «il debito informativo nei confronti del ministero della Salute è rimasto inevaso». Non va meglio anche per gli obblighi del DPR del 1995 per il controllo di alimenti e bevande. «Numero di campioni nettamente inferiore a quanto previsto». Che si beve?
Già in passato, ricorda il documento, era stato un dramma il controllo negli stabilimenti che trattano alimenti di origine animale, nel settore carne e latte.
«Gravi deficienze igienico-sanitarie, gestionali e di manutenzione sono state riscontrate in tutti gli stabilimenti visitati, e per uno stabilimento di lavorazione di prodotti a base di carne si è provveduto alla sospensione immediata». Passa il ministero e vede, passa l'asl, non vede. Non in uno, ma in tutti gli stabilimenti.
Ed ecco il peggio: «Nel 2010 una ispezione ministeriale condotta in uno stabilimento di conserve vegetali ha evidenziato una drammatica situazione igienico-sanitaria, che contraddice il report del competente Sian», il Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione. Se non fosse stato per il topo morto trovato in una confezione di fagiolini, tutti l'avrebbero passata liscia. Così Sian.
TOH, I RESIDUI TOSSICI
Sulla faccia della terra esiste anche un piano che si chiama Piano Nazionale Residui (PNR), ed è un programma di sorveglianza e di monitoraggio della presenza, negli animali e negli alimenti di origine animale, di residui di sostanze chimiche che potrebbero essere dannose per la salute pubblica. Detto questo, alla fine del primo semestre 2010, la Campania ha effettuato solo il 30,79% dei campionamenti, il che «lascia prevedere un difficile raggiungimento dell'obiettivo annuale». Lo sconforto assale anche Roma.
E cosa resta dei prodotti fitosanitari negli alimenti vegetali? Nel 2007 il deficit di campionamento è stato del 22,3%, interessando soprattutto la frutta. Nel 2008 si è scesi al 19% ma nel 2009 per gli ortaggi è andata peggio. Il deficit sui campioni è stato del 31%. Verdura non si può sempre dire sia salute.
La Regione Campania non ha un piano di controllo. C'ha provato, prelevando 17 campioni su tutto il territorio, ma il minino nazionale è di almeno 57. Bocciata anche qui. Pure l'ispezione transgenica non piace.
Nell'ambito delle generali pianificazioni «non risulta svolta un'attività di controllo ufficiale per i materiali destinati a venire in contatto con gli alimenti e gli additivi alimentari» e ciò vale sia per gli stabilimenti di produzione che per quelli sui prodotti in commercio.
Le competenze sull'igiene degli alimenti, le bevande e il cibo di origine vegetale sono l'altra pietra tombale veterinaria. «Personale insufficiente» per garantire gli obblighi. E fin qui... Nessun alibi però quando si apprende che le asl dentro fino al collo con la brucellosi bufalina e con situazioni di inquinamento ambientale con riflessi sulla catena alimentare, hanno «deficit nella programmazione, nell'attribuzione degli incarichi e della valutazione dei dirigenti, con inadeguatezze nella gestione di tali problematiche». Giudichi il lettore.
«Questa situazione - chiude il documento - fa ritenere che in attività in ambito di sanità veterinaria e sicurezza alimentare non sono assicurate, con evidenti rischi per la salute pubblica».
A questo punto, un Paese serio, con prefetti che di mestiere fanno i prefetti, e con magistrati che sanno leggere e scrivere, così come i sindaci che sono la prima autorità sanitaria sul territorio, non possono che parlarsi e affrontare con la Regione e il ministero lo stato d'allerta che mette a repentaglio la salute pubblica. E che lascia spazio, nel vuoto dello Stato in ambito veterinario regionale, per ragioni che non processiamo né giudichiamo - i numeri parlano da soli - a grandi margini di manovra all'azione di un'ordinaria illegalità neanche poi così sommersa che prende il sopravvento dove non c'è ordine e vigilanza.
Se questo non è il momento perché la veterinaria pubblica onesta alzi la testa e gridi il proprio disagio, quale momento occorre attendere? Se non è questo il momento per trovare alleati nella legalità, in questa fase di accelerazione ispettiva che trova piena legittimazione nelle indicazioni del sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, che oltre ad avere le deleghe sulla medicina veterinaria e l'alimentazione, ha aperto il nuovo corso di una battaglia di trasparenza e collaborazione con la categoria, facendone un punto imprescindibile per una vera e propria battaglia di civiltà e legalità con i Nas, quale può essere il treno che passa ancora? È vero, molti attendono e sperano nel Palazzo che la marziana bionda se ne vada presto e tutto torni come prima, per riorganizzarsi come prima, ma ormai un varco si è aperto e l'opinione pubblica non fa marcia indietro. Si è aperta un'altra pagina di storia. Indietro non si torna.
s.piazzo@lapadania.net
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