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giovedì 13 maggio 2010
Carcere,Pochi educatori significa poche relazioni inviate ai magistari di sorveglianza per la concessione della misure alternative.Il governo accetti emendamenti per incremento organico educatori.
Carceri/Torino/Sintesi conferenza stampa radicale con Rita Bernardini.
Alla conferenza stampa tenutasi questa mattina nella sede dell'Associazione Radicale Adelaide Aglietta sono intervenuti Rita Bernardini (deputata radicale/PD, al 26° giorno di sciopero della fame per la rapida approvazione della possibilità di accedere alla detenzione domiciliare per coloro che debbano scontare in carcere meno di 12 mesi, misura prevista nel DDL Alfano (insieme alla messa alla prova) e gli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Iolanda Casigliani.
Rita Bernardini ha visitato nel fine settimana le carceri di Torino (sia "Lorusso e Cutugno" sia il Minorile), Vercelli e Asti:
"La situazione che ho riscontrato non è dissimile da quella delle altre carceri italiane, tranne una migliore attuazione del passaggio delle competenze sanitarie alle ASL: sovraffolamento di detenuti (eccetto il Minorile); pochi agenti; pochi educatori. Pochi educatori significa poche relazioni inviate ai magistari di sorveglianza per la concessione della misure alternative. Risultato: dal 2005 al 2010 si è passati da 40.000 a 10.000 misure alternative alla detenzione. Non è vero che "più carcere significa più sicurezza": il tasso di recidiva di chi sconta la pena in carcere fino all'ultimo giorno è del 70%, il triplo di quello di chi sconta la pena anche con una misura alternativa. Questo accade perché il carcere non rieduca i detenuti e la società non li accoglie adeguatamente una volta scarcerati.
Il direttore del carcere di Torino ci ha fornito dati incredibili: il 60% di quelli che entrano in galera vi rimangono solo 3 giorni. Nel 2007 vi sono stati nell'istituto di Torino 7.915 ingressi; di questi, 3.919 (52%) sono usciti entro 3 giorni. Vi è, dunque, uno spreco di risorse (agenti, educatori, visite mediche) impegnate su persone che non restano in galera. Un'alternativa è rappresentata dalle camere di sicurezza delle forze dell'ordine, dove, però, deve essere consentito il sindacato ispettivo di deputati, consiglieri regionali, provinciali e comunali.
Chi equipara il disegno di legge Alfano all'indulto mente sapendo di mentire: l'indulto comporta la scarcerazione dei detenuti; invece, noi chiediamo che circa 10.000 reclusi a cui rimane da scontare fino a un anno di carcere possano andare agli arresti domiciliari. La Lega Nord stà cercando di stravolgere il provvedimento, chiedendo la riduzione da 1 anno a 6 mesi, senza automatismi, escludendo il reato di furto. Diciamo NO a un provvedimento/foglia di fico, emanato solo per dimostrare che si è fatto qualcosa; sarebbe la beffa che si aggiunge al danno. Da domani il DDL Alfano sarà in Commissione Giustizia; arriverà in aula la prossima settimana. Presenteremo emendamenti per tentare di impedire il suo stravolgimento. Intanto, dalle carceri arrivano adesioni al nostro sciopero della fame: grazie a "Ristretti Orizzonti", 140 adesioni; dal carcere di Rebibbia, 60 adesioni. Anche molti detenuti incontrati qui in Piemonte aderiranno nei prossimi giorni.".
Igor Boni ha ricordato come nel dicembre scorso, con legge regionale n. 28/2009, il Consiglio Regionale ha istituito il Garante Regionale delle carceri (riprendendo una proposta presentata dai consiglieri regionali radicali nel 2005), una figura che garantirebbe un controllo costante e continuo della situazione nelle 13 carceri piemontesi, molto diverse fra loro, cercando di ridurre il danno della detenzione, di attuare progetti di reinserimento (sfruttando anche i fondi della Cassa delle Ammende, circa 150 milioni di euro). Il Garante avrebbe già dovuto essere nominato dal precedente Consiglio Regionale; non è stato fatto. L'art. 2 della legge istitutiva prescrive che sia nominato "all'inizio della legislatura". I radicali chiedono che il Consiglio Regionale rispetti le leggi approvate e proceda quanto prima alla nomina del Garante.
I radicali hanno poi fornito i dati delle varie carceri visitate:
Vercelli: 349 detenuti presenti (la capienza è di 207). 194 definitivi. 178 agenti presenti (dovrebbe essere 249). 2 educatori e mezzo (partime); dovrebbero essere 6. 116 i detenuti tossicodipendenti (106 maschi e 10 donne).
Torino ("Lorusso e Cutugno"): 1.509 detenuti presenti (il carcere dovrebbe ospitarne solo un migliaio). 550 i definitivi (quindi, due terzi dei detenuti sono in attesa di giudizio). Gli stranieri sono il 62%; i detenuti tossicodipenenti sono il 30%. Circa 800 agenti a fronte di una pianta organica di 1000, circa 15 educatori (di cui 6 part time), più altri (pochi e soprattutto per sestante, psichiatria) provenienti da cooperative.
Lavoranti circa 220 più una cinquantina in cooperative interne; circa 180 studenti.
Nella Sezione "Nuovi giunti" niente Tv, niente carta igienica, niente bicchieri, finestre rotte, docce con funghi e muffa ovunque, niente sapone, niente ricambio di vestiti. I detenuti dovrebbe rimanere lì non più di 7 giorni, per poi essere immessi nelle celle. Molti erano lì da 5 mesi.
Gli episodi di autolesionismo interni si sono ridotti di 2/3 e non si sono verificati suicidi negli ultimi due anni.
Asti: 349 detenuti presenti, il 40% stranieri. 80 reclusi in alta sicurezza. 210 agenti previsti, 123 presenti. Molti detenuti saltano le visite mediche all'esterno perché mancano le scorte. 3 educatori (ce ne vorrebbero almeno 5). Solo 57 detenuti sono impegnati in qualche attività lavorativa.
Torino ("Ferrante Aporti", Carcere Minorile): presenti 23 maschi e 6 femmine rispetto a una capienza di 22 maschi e 12 femmine. Rispetto a una pianta organica di 53 agenti, presenti 47 agenti. Gli educatori sono 5 rispetto agli 8 previsti. Gli atti di autolesionismo sono calati. La permanenza media dei ragazzi è di 2 mesi.
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