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Fisco e i costi della politica. 300 milioni, nostri, buttati al vento
Roma, 16 Giugno 2011. Razionalizzare le spese per consentire un riduzione della pressione fiscale, auspica il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Lapalisse sarebbe d'accordo e con lui tutti noi, ma non sembra che sia cosi', almeno per il governo Berlusconi. Recentemente si sono svolte le elezioni amministrative e le votazioni referendarie a distanza, sostanzialmente, di un mese. Cosa direbbe Lapalisse? Che si sarebbero potuti accorpare i due appuntamenti in una unica data, magari quella di Giugno per evitare di chiudere le scuole a Maggio e svolgere il tutto in un periodo di inattivita' scolastica. Non averlo fatto e' costato alle tasche del contribuente 300 milioni di euro, tra spese dirette e indirette. Questo e' il costo della "politica politicante", ovvero di un atto di furbizia di chi puntava sul mancato raggiungimento del quorum per annullare i referendum. Berlusconi e Bossi invitavano ad "andare al mare". Come e' andata a finire e' noto a tutti. Forse il president
e
Berlusconi e l'ineffabile ministro Maroni, responsabile in merito, dovevano essere un pochino piu' furbi e indicare la data del 15 Agosto per l'appuntamento referendario. Insomma sono stati presi 300 milioni dalle nostre tasche e buttati al vento. Una domanda al ministro Tremonti, ci preme: le casse dello Stato avevano o no bisogno di 300 milioni? Se la risposta e' affermativa, perche' sono stati buttati? Con quale credibilita' propone la "riforma fiscale" della quale, tra l'altro, ne parla dal 1994?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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