SUICIDI IN CARCERE, UNA PIAGA SENZA FINE
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Ennesimo suicidio di un detenuto in un carcere italiano. Un extracomunitario di 30 anni, recluso per droga, si è impiccato nel penitenziario di Lecce. Secondo il sindacato degli agenti penitenziari Osapp aveva lamentato il sovraffollamento della sua cella. Solo quest'anno si sono già uccisi 26 detenuti in Italia. A CNRmedia l'intervista a un'esperta dei problemi carcerari, la professoressa Laura Cesaris
Sovraffollamento, malfunzionamento, condizioni di vita pessime sia per i detenuti sia per gli agenti. Spesso delle carceri italiane si parla in questi termini. Ma qual è la differenza tra la situazione reale e quella prevista dalla legge? CNRmedia lo ha chiesto a un'esperta, la professoressa Laura Cesaris, docente di Diritto dell'esecuzione penale alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Pavia.
Sovraffollamento
Qual è la previsione normativa? "In una cella, secondo l'articolo 6 della legge penitenziaria, dovrebbe stare una persona o più. La legge non dice quante in più, ma dice che le celle sono dotate di uno o più posti. E agli imputati dovrebbe essere assicurata una cella singola".
E qual è la situazione reale? "In una cella ci sono molti più detenuti. Dipende, ovviamente, dalla disponibilità e da come sono fatte le celle. Ogni istituto varia e possiamo arrivare ad avere in una cella anche otto persone o in celle più grandi - cameroni - addirittura sedici persone. Questo è veramente inaccettabile. La popolazione carceraria, secondo i dati del ministero, oggi è di 67 mila persone, a fronte di una capienza ufficiale che è invece intorno alle 42 -43 mila".
Rapporto tra agenti e detenuti
Cosa dice la legge? "La legge non prevede un rapporto di questo genere, non sta a indicare qual è il rapporto unità - detenuti e unità - agenti di polizia penitenziaria. Il corpo è oggi costituito da circa 45 mila persone però, purtroppo, in servizio effettivo negli istituti penitenziari ce ne sono circa 30 mila. Adesso il ministero ha bandito nuovi concorsi per la Polizia Penitenziaria e anche nell'ultimo disegno di legge Alfano - quello che prevedeva una forma di detenzione domiciliare nell'ultimo periodo di pena - è prevista un'assunzione di altre 2 mila unità".
Assistenza psicologica
La legge prevede la presenza di uno psicologo in carcere? "Sì. Già durante la cosiddetta visita di primo ingresso, cioè quella che viene effettuata quando la persona entra in carcere - a titolo di custodia cautelare o a titolo di condanna definitiva - la persona viene visitata da un medico che, se ne avverte i sintomi, segnala la situazione di fragilità psicologica e c'è l'intervento di uno psicologo".
"Ultimamente, per prevenire - o comunque contenere - il problema dei suicidi in carcere, il Dap (la direzione dell'amministrazione penitenziaria) ha emanato una nuova circolare in cui sottolinea l'importanza della presenza dello psicologo, per cogliere eventuali fragilità e per venire incontro ai problemi che l'impatto con la realtà carceraria determina in ognuno di noi. L'impatto con il carcere è comunque disastroso".
Rieducazione
"Si fa, si fa molto in questo senso. Certo, una situazione di sovraffollamento riduce di molto le possibilità di perseguire effettivamente questo obiettivo. Sottolineo che la finalità rieducativa è l'unica che trova riconoscimento a livello costituzionale, nell'articolo 27 comma terzo della Costituzione, in base al quale le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma non è solo un problema di sovraffollamento: è un problema anche di scarsità di risorse e di personale, perchè il numero degli educatori è molto basso. Si calcola che ci sia un educatore in media per duecento detenuti. Quindi, di fatto, una situazione di questo genere non consentirebbe - o quasi - attività trattamentali, se non ci fossero interventi dall'esterno attraverso i volontari".
Diritti
Quali sono i principali diritti dei detenuti che non vengono rispettati nelle carceri? "Potrei rispondere, di primo acchito: tutti. Penso però che in primo luogo il diritto alla salute e ancor prima il diritto al rispetto della dignità della persona siano quelli che vengono maggiormente omessi. Poi da questi discende tutto, perchè il rispetto della dignità di una persona è il presupposto per il rispetto di tutti gli altri diritti".
Recidiva
E' vero, come si dice, che il carcere è criminogeno? "Ci sono statistiche che lo confermano. C'è un alto tasso di recidiva, che scende quando il carcere riesce ad attuare programmi trattamentali. La riprova si ha dal fatto che la percentuale di recidiva scende, e di molto, quando la persona condannata viene ammessa ad una delle misure alternative, che non sono una fuga dalla pena, ma un'esecuzione in una forma diversa, che ha soprattutto la grande valenza di consentire alla persona un percorso risocializzante. Attraverso, ad esempio, lo svolgimento di un'attività lavorativa".
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