(AGI) - "Fa bene il presidente della Repubblica a richiamare l'attenzione sulla situazione difficile delle carceri italiane e sulla necessita' di intervento immediato. Ma, mentre sottoscriviamo in pieno il richiamo di Napolitano, ci stupisce che ancora una volta il ministro della Giustizia parli di un piano carceri che nessuno ancora conosce. L'ultima uscita di Alfano ad uso esclusivo dei media, e' del gennaio scorso quando il ministro, dopo l'ennesima discussione in Cdm, si e' guadagnato le prime pagine dei giornali. Da qui al piano che oggi Alfano dice 'va avanti' ce ne corre!". Lo dice Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del PD commentando le dichiarazioni in occasione del 193esimo anniversario della fondazione del corpo delle guardie penitenziarie. "La verita' - spiega - e' che questo governo ha cercato di risolvere problemi che bisognava affrontare in altro modo con il regime penitenziario sicche' le nostre carceri sono piene di drogati, immigrati e persino malati psichici". "Servono investimenti e personale, ma niente di generico, Servono soprattutto educatori, sociologi, psicologi e di assistenti sociali. Come si fa a predisporre misure alternative alla detenzione se non si fa opera di rieducazione? Bisogna incrementare i programmi di esecuzione esterna e rivitalizzare le misure alternative alla detenzione soprattutto se si considera che dopo anni dalla conclusione dell'esecuzione della misura alternativa, la recidiva si verifica nel 19 per cento dei casi, mentre, nello stesso tempo di commisurazione, dopo l'esecuzione in carcere, la recidiva e' del 68,5 per cento". "Trentamila mila persone all'anno trascorrono in carcere non piu' di 11 giorni; 31 dei 65mila reclusi sono in attesa di giudizio; i detenuti per i quali si esige un regime di elevata sicurezza non raggiungono le 10 mila unita' sull'intera popolazione carceraria. Tutto cio' dimostra - conclude Maran - che s' impone un ripensamento del modello unico di istituto penitenziario attuale". (AGI) Ted
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