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Consumare: rivalsa per chi crede di non avere futuro?
Qualche anno fa una ricerca della Camera di commercio di Milano evidenziava un primato del Sud nell'emigrazione… imprenditoriale, avendo i meridionali la più alta propensione a costituire ditte al di fuori della propria regione. Lo studio metteva a confronto il numero di aziende costituite fuori regione, con quello delle aziende iscritte nelle camere di commercio di ogni provincia. A fronte di una media nazionale del 12,8%, la media del Sud era del 17,4%, con punte in Calabria del 30% e Basilicata del 25,33%. Quindi a fronte di 100 aziende iscritte nelle camere di commercio calabresi, ce ne erano 30 costituite da calabresi fuori regione.
Un primato poco invidiabile, a conferma della difficoltà di fare impresa nel Sud, anche per i meridionali. Gente che fuori dal contesto riesce a valorizzare le proprie capacità imprenditoriali, ma nel proprio ha le ali tarpate e non riesce a contribuire allo sviluppo sociale e produttivo del luogo d'origine. E il popolo del Sud continua ad accettare questa situazione. Perché?
Spiegazioni ce ne sono tante, descritte in numerosi saggi. A me convince questa IMPRESSIONE di Isaia Sales che risale al 1993:
"A volte si ha l'impressione che la società meridionale abbia trovato nell'accesso ai consumi l'unica forma possibile di libertà in una realtà oppressa dalla politica e dalla criminalità. Anzi, l'oppressione della politica è tollerata proprio perché consente di accedere, per vie contorte, alla società dei consumi".
Una sorta di rivalsa fatta di cellulari e automobili, villette (abusive) e carne arrostita che aiuta a dimenticare la frustrazione di non avere futuro. Una rivalsa che, affrontata ora nel contesto Sud, credo che trovi emulazioni in numerosi altri luoghi, e non solo italiani.
Domenico Murrone