Comunicato stampa 2 luglio 2012
Lavoro forzato in Cina, l'Ue giochi la sua parte nei negoziati
Andrea Zanoni (Eurodeputato IdV) e altri colleghi italiani presentano un'interrogazione parlamentare sul lavoro forzato in Cina. "L'Ue faccia il possibile, in sede di negoziati internazionali, per guarire questa piaga mondiale che vede milioni di cinesi ridotti in schiavitù"
"L'Ue affronti senza ulteriori ritardi il dramma mondiale dei lavoratori-schiavi in Cina". Lo chiede Andrea Zanoni, cofirmando un'interrogazione di Elisabetta Gardini insieme ad altri 18 eurodeputati, che denuncia la situazione inaccettabile in cui milioni di persone, uomini, donne e bambini
vengono segregati nei laogai e costretti al lavoro forzato in condizioni disumane, di denutrizione o tortura e schiavismo. "E' arrivato il momento per l'Ue di prendere atto seriamente di questa situazione e prendere i giusti provvedimenti nel contesto dei negoziati commerciali con la Cina".
Da oltre sessant'anni in Cina, milioni di persone, uomini, donne e bambini
vengono costretti a lavorare segregati nei laogai, luoghi di detenzione dove i prigionieri vengono costretti ai lavori forzati in condizioni disumane. Secondo alcune associazioni, queste prigioni mascherate da industrie sarebbero più di mille e si calcola che fino ad oggi vi siano stati reclusi almeno 50 milioni di individui. "Dietro a queste strutture si nascondono forti interessi economici del Governo cinese o delle multinazionali straniere che producono in Cina", spiega Zanoni. "Basti pensare che secondo la "Laogai Research Foundation" il costo del lavoro cinese rappresenta il 5% del costo del lavoro nell'Unione Europea. Inoltre, dal momento che queste strutture offrono un'immensa forza lavoro a costo zero, la produzione al loro interno è in continua crescita".
"Per questo motivo, insieme ad altri colleghi all'Europarlamento, abbiamo chiesto alla Commissione europea se non ritiene opportuno valutare questa drammatica situazione di lavoro forzato e di completa violazione dei diritti umani all'interno della revisione degli accordi commerciali con la Cina", conclude l'Eurodeputato. "I diritti umani vengono prima di tutto, anche degli interessi economici".
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