Intervenedo oggi ad un dibattito di Federlombarda il presidente di Assoedilizia, di Federlombarda e vicepresidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici ha dichiarato:
« Settimana scorsa, nella sua relazione al Forum Ambrosetti di Taormina sul tema dello sviluppo sostenibile, Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends USA, ha illustrato i "cinque pilastri" per un'azione efficace sul piano del risparmio energetico, nonche' del contenimento dell'inquinamento e delle emissioni di gas serra nell'atmosfera.
Il campo della industria, quello dei trasporti,quelli ancora dell'allevamento del bestiame/agricoltura, degli immobili e quello delle fonti energetiche rinnovabili.
Per ottenere qualche apprezzabile risultato è necessario intervenire con un'azione complessa e complessiva che coinvolga tutti e cinque i settori.
Non solo, ma anche sul piano mondiale tutti i paesi si debbono impegnare ad eguale livello, e non in modo disomogeneo ed asimmetrico.
Diversamente si va incontro ad una dispersione di energie e di risorse.
Queste considerazioni ci inducono a qualche riflessione.
A livello globale, purtroppo assistiamo alla latitanza dall'impegno "energetico" ,non solo degli stati emergenti del BRIC ( Brasile, India, Cina ), ma addirittura di paesi come gli USA che non possono perdere il passo della competitivita' con quegli stati che presentano un alto tasso di crescita economica.
L'Italia, sotto la pressione dell' U.E. la cui linea politica è ispirata da una burocrazia superattiva che teorizza spesso e volentieri, esente com'è dalla responsbilita' politica che ricade viceversa sulle spalle dei Governi nazionali, sta conducendo una azione alquanto disordinata ed affannosa.
Preme in quei campi in cui è più facile imporsi ( come quello immobiliare) rallentando o sospendendo l'azione dove maggiori sono le resistenze ( campo industriale ): ne risulta una forte asimmetria di interventi.
Il nostro Paese ad esempio finanzia con enormi costi sociali ed individuali pannelli fotovoltaici domestici, doppi vetri ed infissi, portoni d'ingresso e quant'altro, coibentazioni, sostituzioni di impianti perfettamente funzionanti,ed una serie di interventi qualitativamente polverizzati e poi taglia i fondi alla ricerca.
Una riflessione generale.
C'è una responsabilita' etica alla base di queste scelte europee.
I sacrifici ed i costi imposti sono proporzionati ai risultati che ci si prefigge di raggiungere o si tratta di una fatica di Sisifo?
Ma è legittima anche un'altra domanda.
Questa "politica degli ideali" implica anche dei limiti alla crescita: essa viene praticata prevalentemente dall' Europa, mentre non lo è da parte dei paese emergenti e da molti paesi leaders economici a livello mondiale.
Ed allora, non c'è il rischio che si accentuino gli squilibri e le sperequazioni e, se ci sara' un livellamento, questo avverra' per l'Europa verso il basso ?»
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