Comunicato stampa del 6 marzo 2010
Ex cave di Marocco, da tutelare per preservare la biodiversità
Andrea Zanoni, candidato alle regionali, sostiene le istanze del comitato e continuerà a battersi contro la lobby dei cavatori
Se dovesse venire eletto consigliere regionale, l'ambientalista Andrea Zanoni, candidato capolista a Treviso per Italia dei Valori alle prossime elezioni regionali, promette di farsi portavoce delle giuste istanze del "Comitato a difesa delle ex cave di Marocco" che si sta battendo per destinare l'area a Parco che, visto le sue caratteristiche, potrebbe essere destinato sia al tempo libero che alla salvaguardia delle specie faunistiche e botaniche di maggior rilievo.
Il Comitato venerdì 5 marzo, ha organizzato un incontro pubblico per stimolare un dibattito con i candidati alle regionali. Il suo portavoce, Paolo Favaro, ha manifestato, di fonte ad un parterre di circa cento di persone, la sua delusione per la mancanza di prospettive per questi luoghi così interessanti arrivando addirittura a proporre provocatoriamente una colletta tra i moglianesi per acquistare questi terreni.
Secondo lui questo potrebbe essere la via per poter far certificare le Cave di Marocco come area SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e poi destinarle a Parco.
"Come presidente di Paeseambiente – ha dichiarato Zanoni - appoggio questa iniziativa lodevole che mira sostanzialmente a trasformare un'azione negativa sull'ambiente come l'escavazione in un bene usufruibile dalla collettività e in una risorsa di biodiversità. Il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe evitare quello che è successo purtroppo a Paese, dove le cave sono diventate fonte di odori nauseabondi, zone insalubri, siti pericolosi e luoghi da evitare. Il Comitato potrà sicuramente contare nel mio appoggio quale consigliere regionale, qualora venissi eletto".
Pezzo forte del programma di Zanoni è, infatti, un no deciso al saccheggio del territorio con le cave. Il suo slogan è "Mani pulite" sulle cave!"
Zanoni, esperto nel settore, chiede, fra l'altro, la moratoria delle nuove cave fino all'esaurimento degli oltre 80 milioni di metri cubi già autorizzati dalla Regione in provincia di Treviso, il ridimensionamento del piano cave solo sul fabbisogno locale, la chiusura delle cave esaurite e il blocco degli irresponsabili ampliamenti sottofalda (cave di Ponzano, Paese e Vedelago). Ma chiede anche la confisca delle cave per chi scava sotto la falda acquifera, per chi supera il limite del 3% di escavazione del territorio agricolo, per chi supera la profondità autorizzata, ma soprattutto maggiori controlli sull'attività di cava, sui conti in banca dei cavatori, sugli intrecci con la politica.
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