Roma, 18 gennaio 2016 - «Acea SpA parte all'attacco del territorio laziale per accaparrarsi l'affare milionario della gestione dell'acqua del centro Italia. Dallo Sblocca Italia che prevede il gestore unico negli ato idrici, assicurando così ai grandi di player entrate sicure dalla gestione di un monopolio naturale, Governo, Regione e Città metropolitana non rispettano la volontà popolare che tramite i referendum del 2011 ha chiaramente sancito il no alla gestione privata dell'acqua»: è quanto dichiarano i deputati M5S Federica Daga e Luca Frusone.
«I piani alti di Acea hanno inviato una lettera, in data 23 dicembre, contenente la proposta di fusione tra Acea Ato2 Spa e Acea Ato 5 Spa, rispettivamente gestori del sii delle province di Roma e Frosinone. Ad oggi non risultano informati gli oltre 200 Comuni interessati dalla vicenda. Siamo di fronte ad un'azione decisa unicamente dal privato, dove consigli comunali e cittadini non devono mettere becco! Entro gennaio la proposta dovrà essere valutata, poi sarà considerata accettata per "silenzio assenso". Peccato che le Segreterie Tecnico Operative dell'Ato 2 e dell'Ato 5 non abbiano ancora coinvolto i Comuni che facilmente, come sempre, saranno chiamati ad avallare una decisione di terzi. Ricordiamo che è stata approvata una legge regionale, la n. 5/2014 che parla di ripubblicizzazione del servizio idrico, una legge che rispetta la volontà popolare dei referendum e va in direzione ostinata e contraria alle grandi fusioni aziendali che tanto piacciono ad Acea Spa. La legge vede la giunta regionale gravemente inadempiente non avendo ancora ridefinito gli ambiti di bacino».
«Acea controlla già i gestori della Toscana e dell'Umbria e oltre alla fusione di ACEA ATO 2 ed ACEA ATO 5, vuole acquistare le quote di Veolia in Acqualatina e punta ad assumere la gestione dell'ATO 1 di Viterbo. Per anticipare la creazione dell'ato unico regionale, ad oggi impedita dall'azione e dei comitati per l'acqua pubblica e dal gruppo m5s regione Lazio, il colosso di Piazzale Ostiense inizia a fondere le aziende possedute da Acea al 100%. Come abbiamo sempre detto, sull'acqua non si può far profitto, non si può fare speculazione finanziaria e pretendiamo che venga rispettata la volontà popolare, che in tutte le scelte aziendali vengano ascoltati amministrazioni locali, lavoratori e cittadini. Cosa che anche stavolta non è stata fatta».
«I piani alti di Acea hanno inviato una lettera, in data 23 dicembre, contenente la proposta di fusione tra Acea Ato2 Spa e Acea Ato 5 Spa, rispettivamente gestori del sii delle province di Roma e Frosinone. Ad oggi non risultano informati gli oltre 200 Comuni interessati dalla vicenda. Siamo di fronte ad un'azione decisa unicamente dal privato, dove consigli comunali e cittadini non devono mettere becco! Entro gennaio la proposta dovrà essere valutata, poi sarà considerata accettata per "silenzio assenso". Peccato che le Segreterie Tecnico Operative dell'Ato 2 e dell'Ato 5 non abbiano ancora coinvolto i Comuni che facilmente, come sempre, saranno chiamati ad avallare una decisione di terzi. Ricordiamo che è stata approvata una legge regionale, la n. 5/2014 che parla di ripubblicizzazione del servizio idrico, una legge che rispetta la volontà popolare dei referendum e va in direzione ostinata e contraria alle grandi fusioni aziendali che tanto piacciono ad Acea Spa. La legge vede la giunta regionale gravemente inadempiente non avendo ancora ridefinito gli ambiti di bacino».
«Acea controlla già i gestori della Toscana e dell'Umbria e oltre alla fusione di ACEA ATO 2 ed ACEA ATO 5, vuole acquistare le quote di Veolia in Acqualatina e punta ad assumere la gestione dell'ATO 1 di Viterbo. Per anticipare la creazione dell'ato unico regionale, ad oggi impedita dall'azione e dei comitati per l'acqua pubblica e dal gruppo m5s regione Lazio, il colosso di Piazzale Ostiense inizia a fondere le aziende possedute da Acea al 100%. Come abbiamo sempre detto, sull'acqua non si può far profitto, non si può fare speculazione finanziaria e pretendiamo che venga rispettata la volontà popolare, che in tutte le scelte aziendali vengano ascoltati amministrazioni locali, lavoratori e cittadini. Cosa che anche stavolta non è stata fatta».
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