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domenica 6 novembre 2016

Psicologia del divorzio e della separazione

Il divorzio è una delle esperienze più dolorose e laceranti che una persona possa sperimentare nel corso della propria esistenza, soprattutto quando la separazione non è stata desiderata ma viene subita. Accettare l’abbandono della persona amata richiede tempo (come minimo un anno) e un processo psicologico complesso di elaborazione della perdita che per certi versi è analogo a quello che avviene alla morte di una persona cara.

Chi e’ stato lasciato attraversa una specie di “tempesta emotiva” caratterizzata da fasi ben specifiche in cui si provano dei sentimenti molto intensi di rabbia, dolore, delusione e disorientamento.

Ciascuno vive la fine della relazione a modo suo: in alcuni predomina la componente depressiva, in altri la rabbia per l’abbandono subito e il bisogno di vendetta.

La fase di negazione

Nelle prime fasi della separazione, la negazione è l’aspetto predominante. Raramente la separazione avviene di comune accordo: di solito, quando la relazione finisce c’è un partner che prende l’iniziativa della rottura, cogliendo l’altro completamente di sorpresa.

Non è infrequente che chi è stato lasciato, dopo il divorzio, faccia commenti del tipo:” Avevamo un matrimonio felice e l’ultima cosa che mi sarei aspettato è che volesse divorziare” oppure “c’erano dei problemi ma non pensavo che fosse così infelice”.

Infatti, non sempre il coniuge che decide di porre fine al matrimonio ha il coraggio di esplicitare i suoi dubbi e la sua infelicità. In molti casi il partner che lascia, fino al giorno della rottura continua a comportarsi normalmente, senza lasciare trapelare esplicitamente la propria insoddisfazione.

Persino quando tutto procede “abitualmente”, partner che non ama più manda senza volerlo una serie di messaggi sotterranei di noia e di disinteresse che l’altro sembra incapace di cogliere. Ma anche quando il partner mostra in modo inequivocabile il suo disamore, il coniuge più innamorato nega anche l’evidenza. La ragione di tale cecità psicologica sta nel meccanismo della negazione, un meccanismo di difesa che ci permette di proteggerci dall’impatto di eventi traumatici , semplicemente negandoli.

Chi viene lasciato non riesce a credere che sia veramente finita, che l’altro lo voglia lasciare e che non lo ami più perciò continua a sperare in un improvabile ritorno di fiamma contro ogni logica e ogni evidenza.

Da quando mi hai lasciato, tutto mi è indifferente

Quando la negazione è particolarmente forte (e più intenso è il coinvolgimento emotivo più intensa è la negazione) si vive un temporaneo stato di indifferenza e apatia o addirittura di ottimismo ed euforia.

E’ il caso di quelle persone che sembrano affrontare il divorzio con perfetto aplomb e si mostrano subito pronto a voltare pagina, negando qualsiasi sofferenza. Al contrario di quello che può sembrare, questa reazione tradisce un profondo turbamento emotivo e può essere il preludio ad un tracollo psicologico successivo.

Adesso che tu mi lasci , mi crolla il mondo addosso

La maggior parte delle persone quando cominciano a rendersi conto che è finita e che il partner vuole veramente il divorzio, sperimenta un’intensa sensazione di ansia e disorientamento. Tale incertezza deriva dal rendersi conto di dover affrontare, forse per la prima volta, il mondo da soli. Una relazione amorosa consolidata è un punto di riferimento importante e rappresenta in un certo senso una fonte di scurezza, proprio per questo quando una relazione significativa si conclude ci ha la sensazione che il proprio mondo vada in pezzi e ci si sente sperduti e vulnerabili.

I cambiamenti sono sempre faticosi, anche quando sono voluti e desiderati e chi subisce la separazione è costretto ad affrontare suo malgrado una serie di cambiamenti piccoli e grandi in tempi molto rapidi.

Nessuna meraviglia che in un periodo così stressante, la salute ne risenta (dopo una separazione non voluta la probabilità di ammalarsi aumenta vertiginosamente!).

Molte persone comincino ad accusare per la prima volta una serie di sintomi psicofisici quali insonnia persistente, disturbi alimentari, estremo nervosismo, disturbi psicosomatici, ecc. Altre persone nel tentativo di gestire l’ansia legata al radicale cambiamento di vita cercano di stordirsi con comportamenti compulsivi (spese eccessive, mangiare o bere troppo) o adottando uno stile di vita completamente diverso dal precedente: per esempio, il marito pantofolaio che esce ogni sera e fa le quattro del mattino o la moglie fedele che ha una serie di avventure di una notte.

Rimorsi e sensi di colpa

Non appena le questioni pratiche si sono sistemate e ci si ritrova a dover fare i conti con il letto vuoto, la casa silenziosa, e con tutti i cambiamenti che comporta la nuova vita da single, la maggioranza delle persone inizia a sperimentare una profonda sensazione di depressione.

La depressione deriva dal fatto che si comincia a renderci conto della perdita subita ma non si riesce (e non si vuole!) accettarla. Durante la fase depressiva, la persona che è stata lasciata si addossa tutta la responsabilità del fallimento del matrimonio e si macera nel rimorso e nel senso di colpa. In altre parole, continua a credere che se non avesse fatto certi errori, se avesse avuto un carattere diverso, sarebbe ancora felicemente sposata. Paradossalmente questi dubbi sono la prova dell’attaccamento verso l’ex e della buona volontà di far funzionare il matrimonio!

A volte, i rimorsi e i rimpianti vengono indotti dal ex partner: chi lascia, per sentire meno il peso del senso di colpa, si difende scaricando la responsabilità sulla persona viene lasciata.

Questa fase è molto delicata che richiederebbe una consulenza psicologica professionale,  perché se non viene superata, si rischia di perdere completamente l’autostima. L’abbandono del partner viene vissuto come la prova della propria inadeguatezza personale. Dal punto di vista psicologico, il ritenersi completamente responsabili della fine della relazione e del divorzio ha un altro risvolto: inconsciamente crediamo che se tutto dipende da noi e se la relazione è fallita per colpa nostra, se ci impegniamo abbastanza la relazione potrà essere riportata in vita.

Purtroppo questo non si verifica quasi mai: infatti, nel momento in cui l’altro non vuole più stare nel rapporto (e non vuole neppure fare un tentativo per salvarlo) è evidente che non esiste piu’ una relazione.

In questo caso non c’è più una coppia ma solo una persona sola che si illude di far ancora parte di una coppia.

Una profonda rabbia

Dopo alcuni mesi o settimane di depressione, comincia ad insorgere verso l’ex partner un sentimento di rabbia: mentre prima ci si incolpava del fallimento della relazione, adesso tutti i torti vengono attribuiti al partner.

Chi e’ stato lasciato si percepisce come la vittima di una persona indegna che gli ha rovinato la vita. In questa fase è normale provare un sentimento di rancore intenso nei confronti del proprio ex, nutrire dei desideri di vendetta o avere delle fantasie aggressive. E’ una reazione normale e assolutamente necessaria del processo di guarigione psicologica, tuttavia se questi sentimenti non vengono elaborati in modo adeguato, si finisce per trascorrere tutta la vita sentendosi delle vittime e precludendosi la possibilità di amare di nuovo.

Una nuova rinascita

Dopo aver attraversato tutte le emozioni dolorose che l’elaborazione della separazione comporta, la persona che è stata lasciata si rende conto che la vita gli offre numerose prospettive al di là del matrimonio.

Infatti, spesso per tenere in piedi un rapporto, specialmente quando non funziona, si è costretti ad accantonare sogni, interessi, preferenze ed aspirazioni. Con la separazione successiva al divorzio, gradualmente si comincia a diventare consapevoli e a ricoprire aspetti della propria personalità che erano stati annullati nella coppia, incontrare single a Milano e scoprire nuovi amici. Riprendere possesso di interessi e potenzialità dimenticate è sempre un momento entusiasmante : si ha l’impressione di vivere una seconda adolescenza e di poter fare delle scelte (anche in campo affettivo) più in sintonia con i bisogni profondi.

Tuttavia, se passano i mesi e si sta sempre male, se rabbia e tristezza diventano compagni delle nostre giornate, può essere utile intraprendere un percorso per ritrovare la serenità. A volte bastano pochi incontri per imparare a vedere le cose con una prospettiva diversa e aprirsi a nuove possibilità di vita.

Dr.ssa Anna Zanon

 

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