Cannabis. Vendita di semi e oggetti per la coltivazione. Le incertezze della giurisprudenza
Firenze, 12 Gennaio 2009. Sono titolari di licenze di commercio comunali, sono iscritti alla Camera di commercio, possono essere costituiti in vere e proprie società di capitali o persone; sono, comunque li si voglia valutare, soggetti sottoposti al pagamento di imposte e tasse di varia natura e che operano alla luce del sole.
Ciò nonostante l'essenza della loro attività lavorativa, ovverosia la tipologia del loro commercio, situazione che muove da indiscutibili leciti presupposti, spesso forma oggetto di indagini penali, le quali, talora, sfociano in conseguenze di natura sanzionatoria di enorme gravità.
Mi riferisco a tutti coloro che, o per il tramite di negozi, o con strutture online, pongono in vendita semi di cannabis ed, al contempo, commercializzano fertilizzanti ed altri oggetti per la coltivazione agricola.
Non è di questi giorni, né certo inedita, la vexata quaestio sollevata da alcune Procure della Repubblica, concernente l'ipotesi di specifiche violazioni -a carattere penale- del Testo Unico sugli stupefacenti, meglio conosciuto come dpr 309/90 o legge Fini-Giovanardi, in capo agli esercenti tali attività. Proprio in queste ultime settimane, però, si è potuto osservare una recrudescenza di indagini, nonchè di pronunzie giudiziarie, che hanno reso nuovamente attuale la necessità di soffermarsi su questa tematica".
Ed è proprio a questa tematica che l'avv. Carlo Alberto Zaina (1), consulente Aduc sulla normativa in materia di stupefacenti, a seguito di esperienze professionali vissute recentemente in materia di difesa di commercianti venditori di semi di cannabis, dedica il saggio: Vendita di semi e oggetti per la coltivazione di cannabis. Le incertezze della giurisprudenza (2)
(1) http://www.aduc.it/info/zaina.php
(2) http://droghe.aduc.it/generale/files/file/allegati/zaina-vendita_semi_cannabis.pdf
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
URL: http://www.aduc.it
Firenze, 12 Gennaio 2009. Sono titolari di licenze di commercio comunali, sono iscritti alla Camera di commercio, possono essere costituiti in vere e proprie società di capitali o persone; sono, comunque li si voglia valutare, soggetti sottoposti al pagamento di imposte e tasse di varia natura e che operano alla luce del sole.
Ciò nonostante l'essenza della loro attività lavorativa, ovverosia la tipologia del loro commercio, situazione che muove da indiscutibili leciti presupposti, spesso forma oggetto di indagini penali, le quali, talora, sfociano in conseguenze di natura sanzionatoria di enorme gravità.
Mi riferisco a tutti coloro che, o per il tramite di negozi, o con strutture online, pongono in vendita semi di cannabis ed, al contempo, commercializzano fertilizzanti ed altri oggetti per la coltivazione agricola.
Non è di questi giorni, né certo inedita, la vexata quaestio sollevata da alcune Procure della Repubblica, concernente l'ipotesi di specifiche violazioni -a carattere penale- del Testo Unico sugli stupefacenti, meglio conosciuto come dpr 309/90 o legge Fini-Giovanardi, in capo agli esercenti tali attività. Proprio in queste ultime settimane, però, si è potuto osservare una recrudescenza di indagini, nonchè di pronunzie giudiziarie, che hanno reso nuovamente attuale la necessità di soffermarsi su questa tematica".
Ed è proprio a questa tematica che l'avv. Carlo Alberto Zaina (1), consulente Aduc sulla normativa in materia di stupefacenti, a seguito di esperienze professionali vissute recentemente in materia di difesa di commercianti venditori di semi di cannabis, dedica il saggio: Vendita di semi e oggetti per la coltivazione di cannabis. Le incertezze della giurisprudenza (2)
(1) http://www.aduc.it/info/zaina.php
(2) http://droghe.aduc.it/generale/files/file/allegati/zaina-vendita_semi_cannabis.pdf
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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