Legge sul voto di scambio politico-mafioso:
Riparte il futuro chiede di non approvare la modifica del M5S, troppe lacune e criticità
Nessun coinvolgimento degli esperti e della società civile sulle modifiche all'articolo 416ter; non si vanifichi la grande mobilitazione civile di quattro anni fa e si faccia tornare il testo in Commissione
Apprendiamo con sorpresa e preoccupazione che il Senato si appresta a votare una modifica dell'articolo 416ter del codice penale, relativo al voto di scambio politico-mafioso, su proposta dal senatore Giarrusso del Movimento 5 stelle.
Si tratta dello stesso articolo che venne già modificato, non senza difficoltà, all'inizio della precedente legislatura, su impulso di una grande campagna civica portata avanti da Libera, Riparte il futuro e quasi 500mila cittadini che firmarono la petizione.
«Fu infatti grazie al grande lavoro della società civile e dell'intergruppo parlamentare formato dai 388 deputati e senatori "braccialetti bianchi" eletti nel 2013 - dichiara Federico Anghelé, responsabile policy di Riparte il futuro - se dopo una lunga battaglia, nell'aprile del 2014, il Parlamento ha approvato definitivamente una proposta migliorativa di modifica della legge sul voto di scambio politico-mafioso».
Questa volta invece la scena sembra avere una trama sostanzialmente diversa: la proposta di modifica compare a sorpresa e senza che ci sia stata nessuna audizione per consultare nel merito gli esperti, i membri della precedente Commissione Antimafia, della procura nazionale Antimafia o delle associazioni che tanto si sono spese su questi temi negli anni passati.
Un atteggiamento che non solo genera dispiacere, ma che espone inevitabilmente il testo a pesanti sviste e lacune.
Per questo la proposta che verrà votata oggi a Palazzo Madama ci preoccupa fortemente.
Reputiamo infatti molto critico il passaggio in cui si ritiene perseguibile il politico a caccia di voti solo nella misura in cui sia "consapevole" dell'appartenenza all'organizzazione mafiosa del suo interlocutore (che per essere tale, deve avere già subito una condanna definitiva per 416bis); fatto che di per sé non risulta facilmente dimostrabile, riducendo di molto la possibilità di perseguire il reato in sede processuale.
Non possiamo che essere critici inoltre anche su altri aspetti a forte rischio di incostituzionalità, come ad esempio l'equiparazione delle pene tra 416bis (appartenenza all'associazione di stampo mafioso) e 416ter, che violerebbe il principio di proporzionalità più volte richiamato dalle sentenze della Corte Costituzionale e già emerso nel dibattito politico a suo tempo, in occasione della precedente modifica dell'articolo.
«Per questo chiediamo con forza un rientro del testo all'interno della Commissione Giustizia - ribadisce Anghelé - e l'avvio di un percorso di revisione attento, plurale e maggiormente partecipato. Diversamente rischieremmo di compromettere uno strumento perfettibile ma pur sempre funzionante e di tradire il grande sforzo compiuto più di quattro anni fa dalle istituzioni, dalla società civile e dalle quasi 500 mila persone che sostennero la campagna».
Ufficio stampa Riparte il futuro
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