Venerdì 23 maggio a partire dalle ore 19:00 in via Oberdan 31 inaugura Divino in tavola, nuova enoteca con cucina nel centro storico di Arezzo.
La filosofia del proprietario, Michele Merlo, è fondata su di un mix di expertise e passione. Egli è un profondo conoscitore della realtà enologica italiana ed estera, in forza sia di una ventennale esperienza sul campo in veste di responsabile di aziende vitivinicole, che di un bagaglio teorico acquisito attraverso gli studi.
«Credo fortemente che condividere le conoscenze di un prodotto semplice ma estremamente sofisticato come il vino sia una sfida impegnativa ed a questo fine voglio dedicare la mia attività»: questa, citando le parole di M. M., la mission di Divino in tavola, un progetto che si propone quale realtà nuova, capace di fondere cucina moderna, sempre ancorata al territorio, ad una studiata selezione di etichette, in continuo turn over.
Un'atmosfera rilassante, che invita a prendersi il proprio tempo, degustando un calice di vino seduti all'ampio bancone che accoglie gli ospiti all'ingresso, oppure al tavolo, scoprendo le proposte del giorno dal menù curato da Riccardo Geranio, che lavora incessantemente nella cucina a vista sul fondo del locale. Ogni giorno un nuovo piatto, proposto in un clima in cui sapori, profumi e musica (il jazz !) si fondono.
Per la speciale occasione sarà possibile ammirare le opere di Antonio Massarutto, artista, scultore e designer. Massarutto vive dal 2001 in Toscana, dove ha stabilito il suo atelier nel centro di Cortona. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private e hanno attirato attenzione e consenso in eventi quali Cortona On The Move e Artour-O, a Londra, Firenze e Venezia. Massarutto crea sculture zoomorfe mediante la tecnica denominata 'ecotassidermia': cervi e cinghiali colorati, fatti di materiali vari, come stoffa, metallo e legno, che svelano un'intima conoscenza del mondo faunistico e, con essa, la volontà d'interrogare la materia con ironia e intelligenza. Lo dimostrano i titoli dati alle sculture, che rimandano al materiale scelto: "Ero un prete (di campagna)", "Ero un divano", fino a "Ero un pollaio", denominazione quest'ultima di una serie di cinghiali modellati con rete per polli a costituire delle figure apparentemente quasi fantasmiche, permeabili rispetto al contesto in cui si collocano e che mimano quasi, per cromia e impalpabile consistenza, sinopie di affreschi. La mostra è a cura di Tiziana Tommei.
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