Riforma del mercato del Lavoro: dalla Funzione pubblica le prime indicazioni per gli statali
Dal ministero, nella riunione del 29 marzo con le OO. SS. confederali, si chiede il rafforzamento delle norme che escluderebbero dal comparto pubblico la stabilizzazione dei precari, e che garantiscono la mobilità forzata dei lavoratori in esubero, seguita da cassa-integrazione e licenziamento, in sintonia con la riforma Fornero.
Se la normativa vigente già disciplina la mobilità volontaria, per soppressione di enti e quella collettiva in caso di eccedenza per ragioni finanziarie, le attuali regole sull'utilizzo di tipologie di lavoro flessibile nel settore pubblico vorrebbero essere rafforzate nell'ottica del processo di omogeneizzazione con il rapporto di lavoro privato che da un ventennio ormai si va sempre più consolidando.
Nella ricerca di maggiore dinamicità e flessibilità si ribadisce da parte della Funzione Pubblica che in nessun caso i rapporti di lavoro a tempo determinato possono essere convertiti a tempo indeterminato, sulla base dell'art. 35, comma 5 del d.lgs. 368/01, contrariamente all'attuale doppio binario della conversione del contratto e del riconoscimento al lavoratore del risarcimento danno, riconosciuto dalla normativa europea (direttiva 1999/70/CE) per contrastare l'abuso dei contratti e adottato dai giudici nel settore privato, ma anche nella scuola, grazie ai ricorsi promossi anche dall'Anief. Mentre si ricorda come l'art. 33 del d.lgs. 165/01, prima ancora della L. 183/2011 sul licenziamento dei neo-assunti sovrannumerari, prevede la cassa-integrazione per le pubbliche amministrazioni che hanno situazioni di soprannumero in relazione alle esigenze funzionali o alla situazione finanziaria, senza per questo ricorrere alle ragioni economiche di modifica all'articolo 18.
Anief ritiene che questa linea di intervento sul mercato del lavoro pubblico sia foriera di nuovo contenzioso e avverte che non esiterà ad adire i tribunali della Repubblica contro questa nuova aggressione dei diritti dei lavoratori. La precarietà va combattuta attraverso l'eliminazione degli abusi sui contratti T.D. e non con la ricerca di deroghe a una direttiva comunitaria che disapplica la norma interna. La stabilità del personale va garantita con l'implemento degli organici e non con tagli di spesa che poi non certificano risparmi.
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