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giovedì 13 febbraio 2014

Ecco cosa cambia, dopo la sentenza della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi, in materia di droghe “leggere”!

Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

 

Ecco cosa cambia, dopo la sentenza della Consulta sulla legge Fini-Giovanardi, in materia di  droghe "leggere"!

 

La Consulta ha dichiarato ieri l'incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi (Artt. 4 bis e 4 ter D.L. n. 272/2005, convertito con modificazioni dall'art. 1 L. n. 49/2006), che aveva parificato le pene per chi spaccia droghe "leggere" e "pesanti". L'effetto "demolitore" di questa sentenza dipenderà tuttavia anche dal decreto "svuota-carceri" (Art. 2 D.L. n. 146/2013), di prossima conversione, che aveva già modificato la legge sulle stupefacenti.


Ecco cosa cambia certamente e cosa resta dubbio, specificando che gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale si avranno a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma con effetto retroattivo per i fatti commessi in precedenza.

 

Prima dell'entrata in vigore del decreto "svuota-carceri" (23 dicembre 2013) la legge puniva con le stesse pene chi spacciava droghe leggere e pesanti.

La pena andava da un minimo di 6 a un massimo di 20 anni di reclusione e da un minimo di 26.000 € a un massimo di 260.000 € di multa. (Art. 73 comma 1 D.P.R. n. 309/1990)

Per i fatti di minore gravità (es. piccoli quantitativi di droga) la pena andava da 1 anno a 6 anni di reclusione e da 3.000 € a 26.000 € di multa. (Art. 73 comma 5 D.P.R. n. 309/1990).

Il termine massimo di prescrizione era il medesimo per tutte le ipotesi (25 anni).

 

Il decreto "svuota-carceri" ha introdotto un reato autonomo per i fatti meno gravi e limitatamente a questi ha leggermente diminuito le pene.

La pena per i fatti di minore gravità va ora da 1 anno a 5 anni di reclusione e da 3.000 € a 26.000 € di multa.

La novità più rilevante è data dal fatto che per questi fatti – i più frequenti nelle aule di Tribunale – la prescrizione diminuisce di parecchio, scendendo dal precedente termine massimo di 25 anni a quello di 7 anni e mezzo.


La sentenza della Consulta del 12 febbraio 2014 ha dichiarato l'illegittimità della legge Fini-Giovanardi che aveva parificato le pene per le droghe leggere e pesanti. Le pene quindi tornano ad essere quelle previste fino al 2005, secondo il seguente schema:

 

Droghe "pesanti":

- fatti di maggiore gravità: reclusione da 8 a 20 anni e multa da 50 milioni a 500 milioni di lire;

- fatti di minore gravità: reclusione da 1 a 6 anni e multa da 5 milioni a 50 milioni di lire;

- termine massimo prescrizione: 25 anni.


Droghe "leggere":

- fatti di maggiore gravità: reclusione da 2 a 6 anni e multa da 10 milioni a 50 milioni di lire;

- fatti di minore gravità: reclusione da 6 mesi a 4 anni e multa da 2 milioni a 20 milioni di lire;

- termine massimo prescrizione: 7 anni e mezzo.

 

Questo è il quadro delle pene per i reati commessi fino al 23 dicembre 2013, data di entrata in vigore del decreto "svuota-carceri", con la conseguenza che chi ha un processo pendente per questi fatti potrà usufruire di una pena minore e dei termini ridotti di prescrizione, anche se è già stato condannato in primo o in secondo grado e la sentenza non è passata in giudicato.

 

Per i reati commessi successivamente occorrerà attendere l'intervento del Parlamento, che deve ancora convertire in legge lo "svuota-carceri".

Se il decreto venisse approvato senza modifiche ne verrebbe fuori un quadro confusionario, incerto e paradossale.

 

Si tornerebbe infatti ad avere la medesima pena, senza distinzione tra droghe "leggere" e "pesanti", ma limitatamente ai fatti di minore gravità.

Per i fatti più gravi resterebbe la distinzione, con la paradossale conseguenza che per le droghe leggere si avrebbe una differenza di pena minima fra fatti gravi e meno gravi, mentre per le droghe pesanti si arriverebbe addirittura ad avere per i fatti minori una pena più bassa di quella previste per i fatti più gravi relativi a droghe leggere.

 

Occorrerà quindi attendere l'eventuale intervento del Parlamento, sperando altresì che la prossima pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale facciano chiarezza!

Foggia, 13 febbraio 2014                                            Avv. Eugenio Gargiulo


 

 

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