Si, fiato sul collo, in tutta Italia.
Che i sindaci e le Asl si adeguino per porre fine ad una barbarie vergognosa praticata da vigliacchi crudeli avvelenatori, forti dell'impunità da secoli. Chi avvelena gli animali è una mela marcia da identificare e buttare nella spazzatura, prima che la sua decomposizione contamini le mele sane.
Chi avvelena gli animali, avvelena la comunità, avvelena la vita, avvelena la società.
Chiliamacisegua
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=xCTc16XFLnU
L'avvelenatore ripreso mentre semina fiori di morte
I sindaci di Polpetta
di Stefania Piazzo-La Padania
Le immagini che crudemente ci regala il Corpo Forestale di Perugia sono più che reali.
Rappresentano quanto accade in Italia ogni giorno: la morte impunita.
Al Sud più che al Nord.
Se i sindaci provvedessero a porre delle telecamere come deciso in Umbria dalla Forestale, nei luoghi segnalati, nei giardini pubblici, nei punti sensibili, assicurerebbero alla giustizia flottiglie di criminali.
Costerebbe meno che organizzare la sagra degli uccelli o la maialata di fine estate.
A Tuoro, in Umbria, le segnalazioni hanno avuto buon fine.
In altre e troppe parti d'Italia, nei Comuni, chiamiamoli così, di Polpetta, le segnalazioni non hanno seguito. Le autorità si girano dall'altra parte.
Al massimo scrivono una formale comunicazione all'autorità giudiziaria di un evento di avvelenamento accertato o sospetto.
Spediscono, se va bene, una carcassa all'Istituto Zooprofilattico sperimentale più vicino e tutto finisce lì.
L'ordinanza Martini che indica come perseguire il reato, come avviare l'inchiesta da parte del sindaco e delle Asl, resta inapplicata.
Disattesa.
Per ignoranza e mancanza di volontà.
Per la barbarie del disinteresse che uccide più della fame.
Tanti sindaci troppo preoccupati a sistemare i tombini, lasciano che a sistemare le tombe ai cani siano mani che si sporcano a modico prezzo per risolvere il randagismo che i sindaci non contrastano con le sterilizzazioni e le catture e con le Asl che non brillano per attivismo.
Il randagismo è un affare sporco a cui pensano altri.
Così, boccone su boccone e vittima avvelenata su vittima avvelenate, innescano tutti un inquinamento sul territorio a catena, senza bonificare, senza prevenire. Senza perseguire. Un reato nel reato.
Nessuno si preoccupa di circoscrivere il terreno o il luogo interessato dall'avvelenamento anche per evitare la manomissione delle prove del reato, provvedere alla repertazione che deve essere posta in essere dalla polizia giudiziaria sulla scena del crimine.
Niente di niente.
Le immagini della Forestale, con provvidenziale sensibilità professionale forniteci dalla collega Francesca Ricci, di Pianeta Umbria, che ringraziamo per aver voluto diffondere oltre i confini umbri questo documento, trasmettono con violenza comunicativa la fine barbara degli innocenti.
Ciò non deve solo scuotere le coscienze ma deve spingere i cittadini a denunciare, senza timore, in Comune, all'Asl, in Procura, ai Carabinieri, alla Guardia Forestale, l'avvelenamento così come il sospetto avvelenamento.
E là dove ritengono non sia applicata l'ordinanza, di darne immediata segnalata e documentata notizia alla Task Force del ministero (tutela.animale@sanita.it).
Chi non dà seguito, delle autorità, alla denuncia anche di un privato cittadino commette omissione d'atti d'ufficio.
Chi non applica la legge nonostante la segnalazione di un crimine, commette un reato penale.
Chi manomette i dati per non darsi troppa pena a lavorare, commette falso ideologico.
Chi non convoca i tavoli con le prefetture è inadempiente e commette un reato.
L'ordinanza Martini va imparata a memoria, divulgata come l'ABC. In Italia presso l'Izs di Lazio e Toscana ha sede il Centro nazionale di referenza per la medicina forense che è il punto di riferimento irrinunciabile per privati e associazioni di volontariato anche sul fronte dei bocconi avvelenati.
Contro la scelleratezza di alcune pubbliche amministrazioni, comunicare e informare è un dovere.
I sindaci sono i primi tutori della salute pubblica.
A loro il dovere di avviare le indagini.
Fiato sul collo, in tutta Italia.
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