La Bahá'í International Community chiede una sentenza equa |
marzo 2009
La Bahá'í International Community ha inviato una lettera al Procuratore Generale dell'Iran, l'ayatollah Alí Qorban-Dorri-Najafabadi. Nella lettera si respingono le accuse che vengono rivolte, da tempo, contro i bahá' in Iran ed in particolare contro la leadership nazionale della comunità, composta di sette persone, attualmente detenute a Teheran, senza alcun capo d'imputazione. Complessivamente sono trentaquattro i bahá'í che si sa, per certo, che sono rinchiuse, in maniera ingiustificata, nelle prigioni iraniane. Nella lettera inviata al Procuratore Generale dell'Iran, l'ayatollah Alí Qorban-Dorri-Najafabadi, la Bahá'í International Community ricorda che la comunità bahá'í iraniana ha sempre cercato di essere al servizio del suo Paese. Ed esprime gratitudine per il "convinto impegno per la giustizia" mostrato da alcuni cittadini iraniani i quali, con molto coraggio, hanno difeso in una "lettera aperta" la condizione dei bahá'í e hanno mostrato la loro espressione di simpatia e di sostegno per i bahá'í oppressi. La lettera si conclude con un avvertimento: "Vostro Onore, le decisioni che saranno prese dalla magistratura, in Iran, nei prossimi giorni, avranno implicazioni che vanno ben oltre la comunità bahá'í in quella terra. Ciò che è in gioco è la causa della libertà di coscienza, per tutte le persone della vostra nazione. È nostra speranza che, per la santità dell' Islam e l'onore dell' Iran, la magistratura sarà equa, nella sua sentenza". |
--
www.bassanobahai.blogspot.com
www.levirtu.blogspot.com