La parlamentare europea Ljudmila Novak, slovena, ha presentato il 21 gennaio scorso al Parlamento Europeo nella Commissione per la Cultura, nel quadro del dibattito sulla relazione sul multilinguismo di Vasco Graca Moura, alcune proposte di modifica dell'articolo 4,
che sostanzialmente cercano di modificare la politica linguistica europea in senso più democratico.
Le proposte sono dibattute oggi, 16 e domani 17 febbraio nella Commissione per la Cultura.
Una delle proposte sostiene che l'uso dell'inglese come lingua franca non rispetta il principio solennemente ribadito in ogni occasione della uguaglianza fra tutti gli europei: "...constata che il principio di rispetto della eguaglianza dei diritti non puo' essere assicurato se si usa una lingua nazionale (l'inglese) come "lingua franca"."
Un altro emendamento collega la sopravvivenza delle lingue nazionali e la diversità linguistica all'uso dell'esperanto: "...propone che, conservando ed usando lingue vive, apprezzando la diversita' linguistica e stimolando l'apprendimento di diverse lingue, si studi la possibilita' e l'utilita' di introdurre una lingua comune pianificata nella Unione Europea, per esempio l'esperanto. Solo essa potrebbe facilitare la comprensione in Europa e con gli abitanti di altri continenti, perche' essa e' semplice da imparare e da usare." In effetti tutte le lingue europee, anche l'italiano, sono sotto la pressione della lingua killer , mangialingue, che tende a farle sparire. L'italiano è già scomparso a Bruxelles, dove anche per i concorsi di assunzione si usano solo l'inglese, il francese ed il tedesco, con chiara discriminazione dei cittadini italiani.
E' difficile prevedere quale sarà l'esito del dibattito. In una precedente votazione cinque anni fa in seduta plenaria i favorevoli all'esperanto, www.esperanto.it, non erano stati di molto inferiori ai contrari (140 a 160 più o meno). Il vero problema è sapere se l'Europa vuole muoversi verso una politica linguistica più democratica e senza discriminazioni oppure vuol proseguire nella situazione attuale, che a medio o breve termine ridurra tutte le lingue europee a dialetti non scritti e non usati a scuola. Per questo Ljudmila Novak insiste sul fatto che l'esperanto al contrario dell'inglese " . . .in nessun modo impedirebbe o limiterebbe l'uso
delle lingue nazionali e delle altre lingue vive usate nella Unione Europea".
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