I dipendenti Alitalia e possessori di azioni della stessa si sentono oggi
ingannati e imbrogliati nella molteplice veste di contribuenti, dipendenti e
azionisti.
Un gran pasticcio insomma, quello degli azionisti dipendenti ed ex
dipendenti della vecchia e nuova Compagnia aerea di Bandiera.
Sia i risparmiatori, sia i dipendenti Alitalia rischiano di vedere,
rispettivamente, investimenti e compensi trasformarsi in carta straccia.
"Sul futuro di Alitalia c'è una certezza: gli azionisti, i piccoli
risparmiatori saranno tutelati"; queste, più o meno testuali, le
dichiarazioni di qualche mese fa di Silvio Berlusconi e di Giulio Tremonti;
e queste affermazioni risultavano ancor più rassicuranti per coloro che i
titoli non li avevano acquistati ma ricevuti dall'azienda a titolo di
compenso per i sacrifici salariali e normativi.
Debbo aggiungere che a causa del vincolo sulla vendita dei titoli, del loro
successivo accorpamento numerico, del susseguente deprezzamento, in altre
parole dei diabolici meccanismi finanziari, per lo più sconosciuti ai non
investitori, i dipendenti-possessori di azioni si sentono oggi ingannati e
imbrogliati nella molteplice veste di contribuenti, dipendenti e azionisti.
Voglio ribadire che detta tipologia di azionisti va distinta dalla figura
dell'azionista tradizionale che, pur legittimamente e rispettabilmente,
investe e specula in borsa.
Oggi, 27 gen 2009, a seguito dell'uscita di Alitalia dalla Borsa e della
revoca delle relative azioni, chiedo perciò pubblicamente al Governo, al
Ministro dell'Economia, al Commissario Fantozzi ed all'A.D. della nuova
Alitalia Sabelli: che fine ha fatto la tutela, più volte espressa e
promessa, dei piccoli azionisti Alitalia, particolarmente dei
dipendenti-azionisti i quali non divennero possessori dei titoli per scelta
ma per imposizione?
Virgilio Conti