La risposta "ufficiale" a tale quesito è insoddisfacente in considerazione del fatto che il DSM-IV specifica che non può essere formulata diagnosi di disturbo bipolare fino a quando il paziente non ha presentato anche un episodio espansivo di tipo (ipo)maniacale o misto. Una delle conseguenze di tale approccio "conservativo" è che può risultarne una prescrizione terapeutica sbagliata: l'assunzione di un antidepressivo in monoterapia in un paziente "potenzialmente" bipolare può produrre viraggi espansivi ed una destabilizzazione dell'umore con il rischio di un peggioramento del decorso a lungo termine del disturbo bipolare.
I membri del National Depressive and Manic-Depressive Association hanno riportato che sono necessari in media 10 anni e 4 consulenze con medici differenti prima cha al paziente con un disturbo dell'umore venga formulata una diagnosi corretta e prescritta una terapia farmacologica adeguata.
Dunque, la risposta "non ufficiale" alla domanda: "Come differenziare la depressione maggiore dalla fase depressiva di un disturbo bipolare quando il paziente è al suo primo episodio affettivo?" rappresenta un elemento fondamentale per un trattamento corretto dei disturbi dell'umore. Una bipolarità "sottostante" dovrà essere sospettata nei soggetti con depressione ricorrente ad esordio precoce (25 anni o meno) oppure in quelli in cui la depressione sia associa a sintomi psicotici e/o rallentamento psicomotorio significativo oppure a sintomi neurovegetativi inversi (ipersonnia, iperfagia, alternanza diurna invertita etc.); sono da considerare "indici" di bipolarità una storia di esordio o risoluzione improvvisi (bruschi) della sintomatologia depressiva oppure, se il paziente è stato precedentemente trattato con antidepressivi, la mancata risposta ad essi o la comparsa di manifestazioni quali aumento della libido, peggioramento dell'insonnia e/o accelerazione ideativa.
Hagop Akiskal raccomanda inoltre di porre molta attenzione a quelli che sono da considerare "indicatori comportamentali" di bipolarità quali la tendenza all'eccesso oppure l'impulsività (promiscuità sessuale, problemi ricorrenti di tipo legale e/o finanziario, divorzi multipli, frequenti cambi di residenza o di attività lavorativa e così via). Una storia familiare di 1° grado positiva per disturbo bipolare o per suicidio a termine devono anch'essi far sospettare quadri depressivi riconducibili ad un disturbo dell'umore di tipo bipolare.
Approfondimenti ulteriori su questa tematica sui siti: www.psichiatria-online.it e www.psichiatria-online.it/dblog/
"pillole" sul disturbo bipolare
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