Occorre abbattere con riforme radicali il capitalismo italiano inquinato con le sue rendite corporative e clientelari.
Nota di Michele De Lucia, tesoriere di Radicali italiani:
I referendum per abolire le modifiche apportate dalla riforma Fornero all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non sono referendum sull'articolo 18: sono un puro espediente da campagna elettorale, infarciti di demagogia e contrari agli interessi dei lavoratori.
Ma davvero nel 2012, facendo il verso al Cofferati che dodici anni fa definiva i referendum Radicali "un massacro sociale", i vari Bonelli, Di Pietro, Ferrero, Rinaldini e Vendola pensano che sia anche solo dignitoso riproporre la panzana dello "scontro di civiltà"? Quale sarebbe il "crimine" compiuto dalla riforma Fornero? Quello di aver escluso - con una misura di puro buon senso - l'obbligo di reintegro per i licenziamenti economici, lasciando al giudice la facoltà di stabilire se dietro alla motivazione ufficiale del datore di lavoro ci sia un intento discriminatorio, e quindi predisporre il ritorno alle sue funzioni del lavoratore?
Ma davvero, dopo aver impedito la riforma degli ammortizzatori sociali (quella universalistica, per cui si battono i Radicali) e ritardato di almeno vent'anni la riforma delle pensioni difendendo privilegi, rendite di posizione e di corporazione, casse integrazioni che non salvavano mezzo posto di lavoro, aiuti di stato a pioggia, spesa pubblica clientelare e quant'altro, pensano di ripetere la loro lezione da bancarottieri della politica.
In ogni caso Vendola, Di Pietro & co. hanno già certamente raggiunto un risultato: abbattere - con ampio margine sulle elezioni - la credibilità del centrosinistra nel suo complesso come forza effettivamente in grado di governare il Paese, e con un margine di tempo più che sufficiente a comprometterne anche i risultati elettorali. Il PD d'altra parte ha le sue pesanti responsabilità: ha cancellato, con la storia della sinistra liberale, la stessa nozione dell'esistenza di Marco Pannella ed Emma Bonino, e questi sono i risultati. Berlusconi dovrebbe sentirsi a questo punto in dovere di esprimere la propria gratitudine ai "nuovi eroi" referendari, aiutandoli: nonostante gli infiniti disastri compiuti negli anni dei suoi governi, potrebbe comunque ottenere da questa brillante operazione politica qualche punto percentuale in più.
Da decenni la sinistra comunista e i sindacati, primi alleati della partitocrazia e della Confindustria, hanno difeso l'esistente e le sue basi profondamente corporative e clientelari, dalle baby-pensioni alla finta cassa integrazione, al più becero, improduttivo, impoverente, truffaldino assistenzialismo di Stato. Berlusconi ha fatto esattamente la stessa cosa. Gli uni e gli altri senza mai dire una parola sulle misure che davvero andrebbero prese con urgenza nell'interesse generale, dalla liberalizzazione del mercato dei capitali, allo smantellamento dei conflitti d'interesse e del sistema delle scatole cinesi, fino alla farsa dei capitalisti all'italiana, capitalisti senza capitale. Il vero scontro è tra queste due opzioni, lasciando stare la "civiltà".
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