Pet therapy:
In contemplativo silenzio, Claudio si dedica ad accarezzare il morbido pelo di Sky. Affonda le dita nel suo soffice manto ed è come se la vedesse con le mani, quelle mani curiose da cui Sky si lascia a lungo coccolare.
Claudio, così chiameremo il nostro piccolo paziente, è affetto da tetraparesi e sindrome autistica, comunica attraverso il computer e scrive dei suoi incontri con i cani: <mi fa molto piacere giocare con i cani, solo mi sembra poco il tempo per mollare i miei pensieri. Con loro bisogna vivere un po' per essere amici. Mi piace toccare il pelo con la mano>.
Sky con Sweet, Carlotta, Max, Phoenix e Tessa sono i cani dell'Associazione Willie.it che insieme a Lillo, un coniglietto nano, da quasi 5 anni si fanno co-protagonisti dell'azione terapeutica in una relazione interattiva estremamente ricca e complessa.
L'Associazione Willie.it, prima nel sud Italia, nasce 2003 dall'idea di un gruppo di professionisti, con l'obiettivo di promuovere la diffusione della Terapia e Attività Assistita dagli Animali (pet therapy), in tutti gli ambiti sociali nei quali sia necessario risolvere problematiche psico-neuromotorie per dare valore alla relazione uomo – animale sempre nel rispetto del benessere psicofisico degli animali coinvolti.
La Pet Therapy rappresenta una terapia singolare, dalle caratteristiche e dai risultati sorprendenti, che si basa sulla relazione tra due esseri viventi con caratteristiche differenti.
Da una parte l'animale, con il suo bagaglio di silenzi, di spontaneità e la capacità di cogliere ogni sfumatura della nostra comunicazione corporea, dall'altra persone bisognose di affetto e di trovare una chiave personale per entrare nel mondo.
<L. gioca con la palla, un gioco fatto di stereotipie e di solitudine. La lancia in aria e la riprende senza sosta, senza permettere a nessuno di entrare a far parte del suo gioco, del suo mondo. Ma Carlotta, una femmina di pastore tedesco, ha la sua stessa passione: rincorrerebbe una palla per ore. Su indicazione del suo partner umano, si inserisce nel gioco di L., gli "ruba" la palla e scappa via. Poi si riavvicina, gliela lascia vicino e aspetta che il gioco ricominci. E il gioco continua, infatti, L. inizia a spostare il suo sguardo e il suo interesse dalla palla al cane, inizia a seguire l'indicazione dell'operatore prima e poi si alza gradino sul quale era seduto e inizia a seguire, divertito, il cane per farsi ridare la palla.
L. inizia così a giocare con la palla insieme ad altri, bambini e adulti. L. non gioca più da solo.>
Con un Dicreto Legislativo, nel febbaio del 2003, La Pet Therapy è stata finalmente riconosciuta ufficialmente all'interno del Servizio Sanitario Nazionale.
Questo passo non è importante solo perché dà riconoscimento al valore terapeutico dell'animale, tra l'altro conosciuto ai più da tempo, ma soprattutto perché sottolinea la necessità che, trattandosi di un vero e proprio intervento terapeutico, la relazione paziente – animale sia sempre guidata da professionisti di settore come pedagogisti, psicologi, medici dell'area riabilitativa, che garantiscano l'efficacia terapeutica dell'intervento, e da operatori di TAA che, dall'altra parte, garantiscano il benessere psicofisico degli animali coinvolti.
È un errore molto comune, infatti, promuovere o scambiare la Pet Therapy per qualsiasi occasione di incontro con gli animali, incontro lasciato alla spontaneità degli interlocutori, forse piacevole, ma sicuramente senza alcuna valenza medica.
Inoltre, gli animali adibiti alla pet therapy, prima di iniziare la loro carriera, sono soggetti ed una prima selezione, seguono lunghi corsi di educazione e addestramento e, infine, la coppia operatore – animale deve superare un esame che attesti l'affidabilità, la prevedibilità, la buona salute dell'animale e, non per ultimo, il grado di intesa della coppia, che può derivare solo da una reciproca fiducia, costruita nel tempo e fondata sulla cooperazione e sul coinvolgimento. (coppia operatore – animale certificata)
Le TAA sono dirette a soggetti con disabilità (disturbi dell'età evolutiva, comportamentali, neuropsicologici e psicopatologici quali ritardo mentale, sindrome di Down, disturbi del linguaggio, autismo, impaccio motorio e disprassia, instabilità psicomotoria), problemi legati alla sfera sociale o psicologica; questa terapia ha lo scopo di ridurre gli effetti negativi della patologia sulla salute del paziente e, soprattutto di migliorarne la qualità della vita, favorendo lo sviluppo di quelle abilità sociali, intellettive e comunicative indispensabili ad una corretta concordanza interspecifica.
Gli interventi hanno, quindi, il significato di portare il fruitore verso l'autonomia agendo direttamente sul deficit, ma soprattutto sulla percezione del deficit da parte del fruitore stesso.
Questa particolare condizione favorisce il raggiungimento non solo di una autonomia funzionale, ma soprattutto psicologica, che implementa il processo di cambiamento dell'utente, aiutandolo a migliorare l'integrazione attraverso una diversa percezione di se ed una diversa visione di se nel contesto sociale.
La relazione con l'animale, infatti, aiuta a condurre l'individualismo verso l'esterno: la presenza di un animale è spesso fulcro di attenzione e di interesse, favorisce le relazioni sociali, forza la persona nel processo comunicativo, incentiva l'individuo a relazionarsi con la realtà esterna.
<J., affetta da una rarissima forma di epilessia che le ha causato gravi danni cognitivi con instabilità e incoordinazione motoria, difficilmente ha voglia di uscire di casa; al mattino si prepara con lentezza e disinteresse. Ma poi nella vita di J. accade qualcosa: conosce i nostri cani, impara a prendersi cura di Sweet e a giocare con Carlotta. Diventa attenta. Si crea un intenso scambio emozionale all'interno del quale si vanno stabilendo le basi della relazione. Al mattino, quando deve incontrare Sweet e Carlotta, J. si alza presto, si lava e si veste da sola, con cura, fa colazione velocemente e raggiunge i suoi terapeuti a 4 zampe.>
Le AAA/TAA rappresentano, quindi, un metodo terapeutico globale in cui il ruolo di interlocutore riconosciuto all'animale pone il fruitore nella condizione di non subire passivamente l'evento terapeutico, ma di divenirne il vero protagonista, scoprendo o ritrovando la voglia di adoperarsi, di muoversi e di instaurare relazioni positive.
Gli obiettivi perseguibili sono numerosi e soprattutto strettamente soggettivi; ogni utente richiede l'elaborazione di un programma di lavoro individuale, che risponda ad esigenze specifiche ed uniche.
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