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mercoledì 3 agosto 2016

Non vale la pena vivere senza mia figlia, senza mia moglie, senza una casa, senza dignità. O riesco ad ottenere giustizia e la riconquista della mia famiglia oppure la loro assenza mi ucciderà”. Un 'intervista all'autore Andrea Brusa a proposito dei suoi due ultimi libri e del suo mal di vivere.

Andrea Brusa, 47 anni, scrittore ed interprete di successo, denuncia nei suoi libri un degrado insostenibile sotto ogni profilo: giudiziario, psico-emotivo, economico, relazionale. Il suo è un grido di dolore per un amore silente, un amore benedicente, un amore calmante, un amore vivente come scrigno prezioso in ogni creatura, da aprire dolcemente per non turbare l'anima che lo attende, un amore struggente, un amore inespresso che si mortifica e giace senza dire niente. Oh, quanto amore sciupato sull'onda di un pensiero decadente. Amore pagato da chi non sa cosa sia veramente, amore ridotto a schiavitù, mai pago di nulla, infelice... si nutre, si riposa e poi se ne va via, senza dire grazie. Oh, quanto dolore in quelle creature indifese, oh, quanta tristezza nel risveglio al mattino per poi ricominciare con una scrollata di spalle e via... L'impossibiltà di esprimersi dopo il dramma vissuto dall'autore in seguito alla perdita della sua famiglia viene esplicitata dallo scrittore nel testo a vari livelli. L'angoscia, la dis-locazione legata ad un senso di inadeguatezza e alla consapevolezza di una esistenza precaria, caotica e senza scopo, in cui il nulla e l'assurdo sono concepiti come condizione universale, porta l'autore verso una 'riqualificazione' della parola scritta.
L'idea di suicidio di cui parla lo scrittore Andrea Brusa è il frutto oscuro che si genera nell'animo di chi sente improvvisamente il peso dell'Assurdo, che nella sua illogicità spezza i meccanismi base della vita quotidiana, li frantuma. L'Assurdo nasce dal necessario rapporto tra l'uomo e il mondo, saldamente legati tra loro ma in ogni momento profondamente estranei l'uno all'altro; è il risultato tragico di un desiderio di chiarezza che si scontra violentemente col silenzio irragionevole del mondo, in una lotta senza sosta.
Dice lo scrittore: "A guardarlo con occhi distaccati potrebbe sembrare un tranquillo, banale quadretto che ritrae dei lavori in corso in un anonimo cantiere. Sono le luci delle fotoelettriche e le migliaia di spettatori a renderla una scena surreale e grottesca. Se una telecamera potesse zoomare da questo 'totale' fin dentro l'animo delle persone, svelerebbe, dietro l'apparente serenità della scena, il tumulto d'angoscia di chi sa di assistere a una corsa mortale contro il tempo. Un'angoscia che cresce di ora in ora, di minuto in minuto, in misura inversamente proporzionale alle possibilità che il protagonista, l'angelo custode di sua moglie, ha di salvarsi". Qui finisce la storia di quell'angelo che incontrò un amore più grande della sua stessa vita, di quel che è successo dopo non si sa nulla, e forse non è questa la fine di tutto... Noi glielo auguriamo di CUORE. Lo scrittore sembra proprio identificarsi nel protagonista alla perfezione tanto che sembra impossibile notare differenze di sorta. Quel che sappiamo con certezza è che tutti noi abbiamo un angelo che ci accompagna e che ci vuole bene senza farsi vedere, che ci ama così, semplicemente... da lontano. E la moglie dell'autore torinese ormai allo stremo delle sue forze, ha certamente il privilegio di averne uno al suo fianco... pur non rendendosene conto. Un diario di viaggio, come lui stesso definisce i suoi due ultimi libri INVALIDO D'AMORE e LA VIA DEI MIRACOLI, intriso di struggente malinconia, vero e proprio atto d'amore nei confronti di sua moglie.

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