Il primo è che, quando Parisi tocca una questione di merito per mostrare che la proposta è nel solco dell'Ulivo, dice una cosa non vera. Afferma "di riconoscere nella Riforma quasi alla lettera (penso per tutte alla tesi n.4 sul bicameralismo)", le principali tesi dell'Ulivo. Ma io, che insieme a Parisi, Prodi, Veltroni ed altri otto costituivo il tavolo dell'Ulivo, controbatto senza tema di smentita, avendo in mano il libretto delle Tesi di allora, che la previsione di una Camera delle Regioni era simile alla proposta attuale solo nel nome.
Tre erano le enormi differenze della Tesi n.4 dell'Ulivo. La prima è che gli esponenti delle istituzioni regionali in Senato esprimevano il punto di vista della regione di provenienza mentre nella proposta il divieto di vincolo di mandato lo rende impossibile. La seconda è che le delibere della Camera delle Regioni erano prese con la maggioranza dei votanti e con quella delle Regioni rappresentate, mentre nella proposta attuale manca sia il mandato della regione sia la loro maggioranza complessiva. La terza è che il potere legislativo doveva riferirsi, oltre alle leggi Costituzionali, alle sole leggi di interesse regionale, mentre la proposta attuale prevede quasi una diecina di diverse procedure legislative , competenze su svariate norme extra regionali e settori basilari in cui non è definita la competenza o dello Stato e delle Regioni.
Questo di Parisi è solo l'assaggio dei profondi pastrocchi giuridico politici che sarebbero causati dall'entrata in vigore della proposta di revisione costituzionale. Basti pensare che lo stesso Parisi richiama l'obiettivo di allora di fare dell'Italia una "democrazia che coinvolge direttamente i cittadini nelle scelte di governo" mentre è comprovato, testi alla mano, che la proposta di riforma attuale soffoca la capacità di scelta dei cittadini, cui attribuisce un sorta di plebiscito quinquennale sul capo.
Il secondo punto è che, mentre Parisi sostiene la proposta di riforma perché imbocca la strada della Camera delle Regioni, il sen. Cociancich attribuisce alla proposta il merito di porre la questione del rapporto tra regionalismo e debito pubblico, gonfiato dallo stesso regionalismo. Tesi che è l'esatto contrario di quella di Parisi e introduce una materia, il debito pubblico, che nonostante i proclami pubblicitari non è affrontata dalla proposta di revisione costituzionale.
Insomma, si batte la grancassa ma si scordano questioni di merito e coerenza.
Raffaello Morell - Liberali ItalianI
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E LA PROPOSTA DI REVISIONE
ACCOMPAGNATO DA VALUTAZIONI DI MERITO.
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