L’allotrapianto è già realtà e potrebbe, in un prossimo futuro, evolversi grazie ad uno studio condotto dal prof. John Szivek. E’ ancora in fase sperimentale ma, finora, ha dato risultati promettenti. Punta tutto sulla stampa 3D con l’ausilio di calcio e cellule staminali.
Si tratta di una ricerca notevole, finanziata dal Dipartimento della Difesa negli USA con ben 2 milioni di dollari, per i veterani di guerra con gravi lesioni, ma potrebbe dare speranza a tutti coloro che sono colpiti da tumore osseo o vittime di incidenti stradali.
Cosa si può fare, attualmente, per riparare le ossa lesionate? Cosa promette la ricerca di questo ingegnere biomedico, professore di chirurgia ortopedica presso l’Università dell’Arizona?
Che cos’è l’allotrapianto?
Circa due anni fa, la notizia del trapianto di gomito eseguito dal prof. Raffaele Russo (direttore della Sezione Ortopedia dell’ospedale Pellegrini di Napoli) ha fatto scalpore. Con questo intervento (tra i primi del genere) sono stati sostituiti con successo osso e articolazione di un gomito distrutto.
“Nel reparto di Traumatologia di Napoli, abbiamo eseguito i primi tre interventi di allotrapianto d’Europa, siamo stati tra i primi al mondo” spiega il dott. Stefano Viglione, che fa parte del team del prof. Raffaele Russo.
L’impossibile è stato reso possibile da un sistema 3D di Tac che consente al chirurgo di navigare all’interno della frattura. L’obiettivo di questa navigazione è individuare frammenti ossei che altri metodi non riuscirebbero a scovare.
Attraverso il sistema 3D di ricostruzione informatica si è giunti alla conclusione che non si possono ricomporre in modo stabile frammenti ossei fratturati. La migliore chance per i pazienti over 70 è impiantare la protesi di gomito, ma per i giovani si può richiedere alla cosiddetta Banca dell’osso il pezzo su misura da impiantare tramite intervento di allotrapianto. Cos’è? E’ una tecnica che permette di innestare tessuti ed organi (non solo porzioni ossee) tra due soggetti della stessa specie. Ad oggi, è l’unico sistema per riparare le ossa in quei casi ritenuti disperati ed impossibili da ricostruire.
La riformazione ossea ottenuta dalla stampa 3D col supporto di calcio e staminali
Quali sono stati, finora, i risultati degli interventi di allotrapianto? Ottimi sia in termini clinici che funzionali. La risposta al dolore ed alla mobilità dei pazienti, nel giro di tre mesi, è stata sconcertante.
Il più grande vantaggio di questa tecnica chirurgica consiste nella conservazione biologica dell’articolazione. Si attende il supporto della stampa 3D con la possibilità di semplificare la preparazione dell’impianto utilizzando mascherine preformate. Quello che, in sostanza, sta sperimentando il prof. John Szivek attraverso una tecnica che riforma l’osso su una struttura di plastica stampata in 3D col supporto di calcio e cellule staminali, due elementi essenziali per la ricrescita e rigenerazione ossea. Szivek ha già ottenuto ottimi risultati: una riformazione ossea completa in lesioni di notevoli dimensioni nel giro di 3 mesi.
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