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giovedì 12 luglio 2018

RIPARTE IL FUTURO - DIRETTIVA EUROPEA WHISTLEBLOWER/ANGHELE': "L'ITALIA GIOCHI UN RUOLO IMPORTANTE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA NORMATIVA. L'ESECUTIVO DIMOSTRI DI NON ESSERE MONOTEMATICO"



DIRETTIVA EUROPEA WHISTLEBLOWER/ANGHELE':

"L'ITALIA GIOCHI UN RUOLO IMPORTANTE PER IL MIGLIORAMENTO DELLA NORMATIVA. L'ESECUTIVO DIMOSTRI DI NON ESSERE MONOTEMATICO"

 

Milano, 12 luglio 2018 - "L'Italia può giocare un ruolo molto importante per migliorare la bozza di Direttiva europea sulla protezione dei Whistleblower. E' quello che chiediamo con forza con questo appello" ricorda Federico Anghelé responsabile Relazioni Istituzionali Riparte il Futuro.

 

Domani, venerdì 13 luglio, si chiuderà il processo di raccolta delle osservazioni riguardo alla Direttiva Europea riguardante la protezione dei Whistleblower presentata lo scorso 23 aprile dalla Commissione europea.

Meno della metà dei Paesi europei si è dotata ad oggi di una legge a protezione dei whistleblower e anche la normativa italiana si presenta – in alcune parti- carente e caotica.

 

Secondo un recente studio della Commissione europea nel solo ambito pubblico la protezione dei whistleblower potrebbe garantire un recupero fino a 9,6 miliardi di euro all'anno nel settore appalti (fino a 997 milioni di euro nella sola Italia).

"Le forze politiche attualmente al Governo in Italia hanno inserito nel Contratto di Governo la volontà di migliorare la normativa italiana sul whistleblowing. Ci auguriamo che si passi presto dalle parole ai fatti. L'invito è che l'Italia faccia sentire la propria voce a Bruxelles e nelle sedi competenti per modificare in meglio la Direttiva Whistleblower", continua Anghelé.

 

Per Riparte il futuro l'approvazione della direttiva costituirebbe un importante passo avanti nella protezione dei whistleblower del nostro Paese, andando a garantire maggiori tutele ai lavoratori del settore privato rispetto a quanto stabilito dalla legge recentemente approvata dal Parlamento italiano. Inoltre permetterebbe di estendere la protezione anche a chi segnala ai media e non solo internamente o in procura, agevolando così il giornalismo investigativo europeo e la libertà di informazione.

 

Sono però diversi i punti da migliorare della Direttiva europea sulla protezione dei Whistleblower secondo l'associazione:


  • I limiti temporali: un problema pratico/operativo che mina le fondamenta della tutela

La protezione in seguito a segnalazione esterna agli organi inquirenti scatta solo se il whistleblower ha dapprima segnalato attraverso canali interni ma non ha avuto riscontro nei termini previsti di 3 o 6 mesi (art. 13 comma 2). Questa previsione è necessariamente da rivedere perché il termine di 3 o 6 mesi è molto ampio, e consente all'ente che riceve la segnalazione interna di coprire le prove dell'illecito segnalato ostacolando in tal modo le indagini degli inquirenti. Questo requisito di modalità (ovvero, la segnalazione esterna solo a seguito di mancata risposta interna) e i termini temporali (3 o 6 mesi) vanno eliminati perché minano le fondamenta della tutela.

  • Gli ambiti di applicazione

I settori di applicazione sono molti (dalla sicurezza alimentare a quella nucleare, fino alla prevenzione del riciclaggio di denaro e alla salute pubblica, alla protezione ambientale e alla sicurezza informatica e dei dati personali) ma ne mancano alcuni importanti che ricadono sempre sotto la competenza dell'UE: diritti dei lavoratori tout court, accordi di libero scambio commerciale, alcuni aspetti del settore bancario non relativi alla fiscalità, libertà di movimento, immigrazione e asilo, cooperazione giudiziaria, affari esteri, energia diversa da quella nucleare, sicurezza nazionale. Sarebbe opportuno estendere l'ambito di applicazione oggettivo della direttiva anche a questi settori.

  • Le sanzioni

Nonostante la proposta di direttiva non introduca esplicitamente il concetto giuridico di buona fede negli articoli (in realtà accenna al concetto nei Considerando), non è un buon segno che vengano previste sanzioni per le segnalazioni dolose o infondate. Infatti, poiché già esiste il reato di diffamazione con il conseguente risarcimento del danno, non è necessario ribadire la responsabilità per diffamazione in questa sede, con il rischio di dissuadere e scoraggiare i segnalanti.

 

 

  • Confidenzialità e anonimato

La tutela della confidenzialità sembrerebbe inclusa nel testo, ma poi altrove si richiama la necessità di non oltrepassare i limiti imposti dalle leggi dei singoli Stati membri. Andrebbero inoltre previsti canali interni di segnalazione che garantiscano l'anonimato, questione che la proposta di direttiva non affronta.

"Il Governo italiano dimostri di non essere monotematico e dia prova di presenza propositiva e costruttiva in Europa. E' il tempo per farlo, in particolare per una normativa urgente e necessaria come quella a tutela dei Whistleblower", conclude Anghelé.



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