«I saggi della perpendicolarità linguistica» (Bibliopolis, pp. 212, 25,00) di Graziella Tonfoni
I saggi della perpendicolarità linguistica raccolgono alcuni momenti significativi dell'evoluzione del percorso scientifico di Graziella Tonfoni, studiosa dal profilo poliedrico e originale i cui interessi, spaziano dalla grammatica generativa, alla linguistica computazionale e all'intelligenza artificiale, dalla linguistica testuale alla teoria della traduzione e alla storia della linguistica.
L'autrice mette in evidenza i limiti delle teorie più consolidate, sottolineando la irriducibile complessità dei fatti di lingua e ipotizzando incessantemente e con audacia nuove risposte, nelle quali si fondono intuizioni originali e tentativi di conciliare approcci teorico-metodologici differenti. Molteplici sono infatti gli influssi che Graziella Tonfoni accoglie nella sua personale elaborazione teorica: classici della linguistica europea, primi di tutti, Jakobson e Hjelmslev, maestri della linguistica testuale come Petöfi e Van Dijk, a cui si aggiunge il riferimento centrale alla grammatica di matrice chomskyana. Su questa base di "linguistica classica" si innestano le fondamentali influenze di Minsky, Winston e dell'ambiente dell Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology frequentato a più riprese dall'autrice a partire dagli anni '80.
Oltre che stimoli teorici diversificati, nella sua riflessione, Graziella Tonfoni coglie l'indissolubile nesso tra i vari livelli dell'analisi linguistica e il concetto di perpendicolarità linguistica richiamato dal titolo di questa raccoltà sottolinea proprio come "due dimensioni, quella sintattica e quella semantica si taglino formando angoli retti o diedri ovvero intercapedini pragmatiche''.Il presupposto di sintatticità fondante, che fa della frase l'unità di base, lascia spazio dunque alla più adeguata definizione di entità minima testuale, sintatticamente, semanticamente e pragmaticamente completa.
L'autrice mette in evidenza i limiti delle teorie più consolidate, sottolineando la irriducibile complessità dei fatti di lingua e ipotizzando incessantemente e con audacia nuove risposte, nelle quali si fondono intuizioni originali e tentativi di conciliare approcci teorico-metodologici differenti. Molteplici sono infatti gli influssi che Graziella Tonfoni accoglie nella sua personale elaborazione teorica: classici della linguistica europea, primi di tutti, Jakobson e Hjelmslev, maestri della linguistica testuale come Petöfi e Van Dijk, a cui si aggiunge il riferimento centrale alla grammatica di matrice chomskyana. Su questa base di "linguistica classica" si innestano le fondamentali influenze di Minsky, Winston e dell'ambiente dell Artificial Intelligence Laboratory del Massachusetts Institute of Technology frequentato a più riprese dall'autrice a partire dagli anni '80.
Oltre che stimoli teorici diversificati, nella sua riflessione, Graziella Tonfoni coglie l'indissolubile nesso tra i vari livelli dell'analisi linguistica e il concetto di perpendicolarità linguistica richiamato dal titolo di questa raccoltà sottolinea proprio come "due dimensioni, quella sintattica e quella semantica si taglino formando angoli retti o diedri ovvero intercapedini pragmatiche''.Il presupposto di sintatticità fondante, che fa della frase l'unità di base, lascia spazio dunque alla più adeguata definizione di entità minima testuale, sintatticamente, semanticamente e pragmaticamente completa.