Nabil, pp. 639, € 30 - in promozione a € 10,00
Casa Editrice Baha'i
Via F. Turati, 9
00197 - Ariccia (Roma)
tel. 06 9334334
ceb@bahai.it
Il Movimento Baha'i è ora ben noto in tutto il mondo ed è giunto il momento in cui l'impareggiabile narrazione delle sue orgini nella tenebrosa Persia, scritta da Nabil, può interessare molti lettori.
La documentazione che annotò con sì devota cura è sotto molti aspetti straordinaria.
Essa contiene alcuni brani commovnti e lo splendore del tema centrale conferisce alla cornaca non solo un grande valore storico, ma anche un'alta forza morale.
Le sue luci sono forti, e questo effetto è più intenso poichè esse appaiono come uno sprazzo di sole nel cuore della notte.
E' una storia di lotta e di martirio; le scene violente, gli episodi tragici abbondano.
La corruzione, il fanatismo e la crudeltà fan lega contro la causa della riforma per distruggerla e questo volume si conclude nel momento in cui pare che un'orgia di odio abbia raggiunto lo scopo e cacciato in esilio o messo a morte ogni uomo, donna o bambino in Persia che osasse mostrare apertamente un'inclinazione verso l'insegnamento del Bab (Precursore della Fede Baha'i).
Nabil, il quale partecipò di persona ad alcune scene che racconta, impugnò la sua penna solitaria per narrare la verità su uomini e donne così pienamente perseguitati e su un movimento così gravemente calunniato.
Egli scrive con facilità e nei momenti di grande emozione il suo stile si fa vigoroso e penetrante. Non presenta in modo sistematico le asserzioni e l'insegnamento di Baha'u'llah e del Suo Precursore, ma intende semplicemente rievocare le origini della Rivelazione Baha'i e tramandare il ricordo di gesta dei suoi primi paladini.
Narra una serie di episodi, citando minuziosamente la fonte quasi per ogni argomento d'informazione. Di sonseguenza, la sua opera, anche se meno artistica e filosofica, acquista valore come racconto esatto di ciò che egli sapeva, o era riuscito a scoprire da testimoni degni di fedem sulla storia più remota della Causa.
I protagonisti del racconto (la santa eroica figura del Bab, capo mite e sereno, eppure così ardente, risoluto e dominante; la devozione dei Suoi seguaci che affrontano con coraggio indomito e spesso con estasi; la rabbia di un clero geloso, che accende per i propri scopi le passioni di una plebe assetata di sangue) parlano un linguaggio che tutti possono capire. Ma non è facile seguire la narrazione nei suoi dettagli o comprende quanto fosse enorme il compito assunto da Baha'u'llah e dal Suo Precursore, senza qualche cognizione sulle condizioni della chiesa e dello stato in Persia e sui costumi e sulla mentalità del popolo e dei suoi padroni.
Nabil dette per scontate queste nozioni.
Aveva viaggiato poco o niente fuori dai confini degl'imperi dello Scià e del Sultano e non pensò a fare paragoni tra la sua civiltà e le civiltà straniere. Egli non si rivolgeva al lettore occidentale. Benchè si rendesse conto che materiale che aveva raccolto rivestiva un'importanza più che nazionale o islamica e che in non molto tempo esso si sarebbe diffuso sia in occidente sia in oriente fino a circolare per tutto il globo, era tuttavia un orientale e scriveva in una lingua orientale per coloro che usavano quella lingua e l'impareggiabile lavoro che così accuratamente eseguì era già di per sé stesso un'impresa grande e faticosa.
Casa Editrice Baha'i
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Il Movimento Baha'i è ora ben noto in tutto il mondo ed è giunto il momento in cui l'impareggiabile narrazione delle sue orgini nella tenebrosa Persia, scritta da Nabil, può interessare molti lettori.
La documentazione che annotò con sì devota cura è sotto molti aspetti straordinaria.
Essa contiene alcuni brani commovnti e lo splendore del tema centrale conferisce alla cornaca non solo un grande valore storico, ma anche un'alta forza morale.
Le sue luci sono forti, e questo effetto è più intenso poichè esse appaiono come uno sprazzo di sole nel cuore della notte.
E' una storia di lotta e di martirio; le scene violente, gli episodi tragici abbondano.
La corruzione, il fanatismo e la crudeltà fan lega contro la causa della riforma per distruggerla e questo volume si conclude nel momento in cui pare che un'orgia di odio abbia raggiunto lo scopo e cacciato in esilio o messo a morte ogni uomo, donna o bambino in Persia che osasse mostrare apertamente un'inclinazione verso l'insegnamento del Bab (Precursore della Fede Baha'i).
Nabil, il quale partecipò di persona ad alcune scene che racconta, impugnò la sua penna solitaria per narrare la verità su uomini e donne così pienamente perseguitati e su un movimento così gravemente calunniato.
Egli scrive con facilità e nei momenti di grande emozione il suo stile si fa vigoroso e penetrante. Non presenta in modo sistematico le asserzioni e l'insegnamento di Baha'u'llah e del Suo Precursore, ma intende semplicemente rievocare le origini della Rivelazione Baha'i e tramandare il ricordo di gesta dei suoi primi paladini.
Narra una serie di episodi, citando minuziosamente la fonte quasi per ogni argomento d'informazione. Di sonseguenza, la sua opera, anche se meno artistica e filosofica, acquista valore come racconto esatto di ciò che egli sapeva, o era riuscito a scoprire da testimoni degni di fedem sulla storia più remota della Causa.
I protagonisti del racconto (la santa eroica figura del Bab, capo mite e sereno, eppure così ardente, risoluto e dominante; la devozione dei Suoi seguaci che affrontano con coraggio indomito e spesso con estasi; la rabbia di un clero geloso, che accende per i propri scopi le passioni di una plebe assetata di sangue) parlano un linguaggio che tutti possono capire. Ma non è facile seguire la narrazione nei suoi dettagli o comprende quanto fosse enorme il compito assunto da Baha'u'llah e dal Suo Precursore, senza qualche cognizione sulle condizioni della chiesa e dello stato in Persia e sui costumi e sulla mentalità del popolo e dei suoi padroni.
Nabil dette per scontate queste nozioni.
Aveva viaggiato poco o niente fuori dai confini degl'imperi dello Scià e del Sultano e non pensò a fare paragoni tra la sua civiltà e le civiltà straniere. Egli non si rivolgeva al lettore occidentale. Benchè si rendesse conto che materiale che aveva raccolto rivestiva un'importanza più che nazionale o islamica e che in non molto tempo esso si sarebbe diffuso sia in occidente sia in oriente fino a circolare per tutto il globo, era tuttavia un orientale e scriveva in una lingua orientale per coloro che usavano quella lingua e l'impareggiabile lavoro che così accuratamente eseguì era già di per sé stesso un'impresa grande e faticosa.
Shoghi Effendi